Febbraio 1997
Cresce l'epidemia di Aids tra le donne

Per L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) c'è un rapporto diretto tra lo sviluppo del virus e stato di sottomissione della donna. Nei paesi dove la donna è mantenuta in stato di inferiorità il virus si sviluppa più rapidamente tra gli eterosessuali

L’AIDS nell’immaginario comune continua ad essere "un problema per tossici e finocchi", in ogni caso una questione che riguarda "chi se lo va a cercare".

Le cifre e i fatti, che hanno una voce meno squillante dei luoghi comuni, indicano una realtà diversa. Il virus HIV oggi minaccia soprattutto le donne, e principalmente quelle che non hanno nemmeno la possibilità di cercare la vita sessuale che preferiscono.

Nel mondo, il numero di donne vittime dell’AIDS è cresciuto vertiginosamente dal 1990 al 1995: dal 25 al 45%. Ma nei paesi africani il numero di donne sieropositive ha già superato la controparte maschile: 6 donne su 5 uomini.

In Italia la propagazione del virus tra eterosessuali e donne è in forte evoluzione. La crescita dell’epidemia tra omosessuali e più lenta, tra i tossicodipendenti invece la diffusione del virus ha subito una battuta d’arresto (scambiarsi le siringhe è passato di moda).

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha affermato non è un caso se i paesi in cui le donne vengono mantenute in uno stato di inferiorità il virus si sviluppa più rapidamente tra gli eterosessuali.

Per qualcuno in Italia l’emancipazione femminile è addirittura una questione chiusa. Tuttavia il numero dei casi denunciati di AIDS sale, gradatamente ma ostinatamente.

Certo, le donne italiane godono di una situazione privilegiata rispetto ad altre. Ma al di là delle belle parole, le italiane reali sono in gran numero disoccupate, e se lavorano si fanno carico anche delle incombenze domestiche. Spesso si scrive che oggi la libertà e l’intraprendenza femminile spaventa gli uomini. Eppure chiedere o imporre l’uso di precauzioni al maschio non è un comportamento frequente. In caso di AIDS, le conseguenze di queste timidezze possono essere mortali.

Il sesso libero e l’adulterio vanno di moda. Fare il test per la sieropositività invece è decisamente "out", soprattutto fra chi è sposato. Meglio non sapere, non pensare, non dire. Al di là delle belle parole, è così piacevole il silenzio. Anche se sapere permetterebbe di agire in tempo. In condizioni di semplice sieropositività è possibile intervenire. Quando scoppia la malattia, è ormai tardi. Cure risolutive ancora non ce ne sono.

Quante donne sanno di essere fisiologicamente più esposte dell’uomo all’infezione del virus HIV?

In primo luogo è colpa della natura. Nel corpo femminile la quantità di tessuto esposta all’infezione è superiore, e di conseguenza i rischi aumentano. Ma non basta, anche la maggiore frequenza di lesioni dovute a malattie trasmesse sessualmente contribuisce a favorire il contagio.

Anche la cultura svolge un ruolo fondamentale nel facilitare la vita al virus. Infatti, in molti paesi le donne vengono rese più vulnerabili anche dall’infibulazione e da altre mutilazioni sessuali, che già prima dell’AIDS causavano infezioni e morti.

L’AIDS come punizione divina? Questa ipotesi, verificata alla luce dei fatti, appare ridicola, oltre che spietata. Gli studi sull’Africa hanno rivelato infatti che circa 1500 mogli vengono infettate dal legittimo consorte, ogni giorno. Inoltre, il 60-80% di donne vittime dell’AIDS sono state fedeli al loro partner per tutta la vita. Non ci troviamo di fronte a Sodoma e Gomorra, piuttosto ad una strage di innocenti.

Povertà, ignoranza, credenze e usanze religiose crudeli tolgono a molte donne perfino la possibilità di essere padrone del proprio corpo. Non hanno i mezzi per condurre una vita dignitosa, e nemmeno per difendersi da un’infezione mortale.

Oltre ad essere più povere e meno istruite, le africane sono in genere molto più giovani del coniuge, e si ammalano in media 10 anni prima degli uomini. Se il ruolo assegnato alla donna è la sottomissione assoluta al marito, come chiedere l’uso di precauzioni durante il rapporto sessuale, o negarsi alle sue richieste? La castità è una virtù che queste donne non possono permettersi.

La povertà costringe e induce alla prostituzione giovani donne e anche bambine. Il fenomeno della schiavitù sessuale non è raro.

Non si tratta di un problema limitato ai paesi "in via di sviluppo". In Italia la tratta di donne e minorenni provenienti da luoghi meno fortunati è una realtà, che si materializza in forme molto concrete ai bordi delle strade. Non credo che sia un azzardo ipotizzare situazioni di schiavitù, dietro questa sfacciata esposizione di carne giovane. Chi di loro è in grado di imporre il preservativo al cliente?

Un orrore quotidiano, che quasi non fa notizia, che non agghiaccia e non provoca roventi polemiche. Dunque, un orrore invisibile.

Per chi vuole informarsi su AIDS e prevenzione:

AIDS on Line!

Servizio gratuito di informazione e consulenza sull'AIDS e sulle altre malattie sessualmente trasmesse:

http://www.mclink.it/assoc/aids/

centro Poiesis:

http://www.exodus.it/poiesis/

Donne AIDS Informazione:

http://services.csi.it/~dai/

Cos'è l'AIDS:

http://services.csit.it/~eanac/cos-aids.asp

Inibitori della Proteasi

Cosa Sono, Come Funzionano, Quando Usarli:

http://www.iapac.org/consumer/proinbkital.html

LILA Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS:

http://www.ecn.org/lila

Ministero della Sanità

Sistema Informativo Sanitario

Dipartimento della Prevenzione (*)

Nucleo Operativo Centrale (**):

http://156.54.199.10/malinf/

COORDINAMENTO LIGURE PERSONE SIEROPOSITIVE

http://wwwms.village.it/asso/aids/sesso.asp

Centre Européen pour la Surveillance Epidémiologique du SIDA

http://www.b3e.jussieu.fr/ceses/index.html

Antonella di Martino