gennaio 1997

1997 - Mondo ingrato, me ne vado su Marte

Dalla Russia con timore - Sarà anche una ex potenza, ma di sicuro il futuro della Russia è una delle grandi incognite del 1997 e in qualche modo interessa tutto il mondo. Il problema comunque ha un nome: il presidente Eltsin. Il "corvo bianco" infatti sta perdendo le penne e con esse l’energia di un tempo. Il by-pass multiplo al cuore ne ha infatti dimezzato le possibilità, lasciando l’immagine di un uomo malato, con poca autonomia e non più capace, se non a sprazzi, di controllare un Paese in ebollizione come l’ex Unione Sovietica. Paese diviso, con uno Stato in bolletta, un esercito allo sfascio e forse per questo anche più pericoloso. E senza dimenticare che resta comunque la seconda forza nucleare del mondo.

La polmonite di fine anno scorso poi, che ha messo di nuovo in politicamente in "congelatore" Eltsin chissà fino a quando, ha fatto capire al mondo che non sono molti gli spiragli per Boris. Insomma anche se la vecchia Urss ci ha abituati a miracoli di longevità virtuale (come i famosi raffreddori di Breznev in realtà ridotto a un cadavere ambulante) che potrebbero prolungare non poco la vita politica di Eltsin, gli spazi sono strettissimi. Già in questi giorni, ad esempio, un gruppo di parlamentari della Duma (e non solo i più estremisti) ha chiesto che il presidente malato venga esautorato. Il problema da superare è la Costituzione, che prevede si la destituzione del leader per malattia grave ma solo attraverso un complesso sistema quasi impossibile a realizzarsi. Intanto il Paese deve uscire da una crisi economica che lo tiene in bilico tra l’Occidente e il Terzo Mondo. Quindi serve un presidente in piena forma (nel senso di non essere in condizioni di debolezza politica). Tutto bello se non che in Russia, oggi, candidati autorevoli non se ne vedono. Ne il militare Lebed né il suo rivale Cernomyrdin. E una Russia senza controllo sarebbe un guaio per l’intero pianeta. Insomma Gorbaciov ha fatto il suo tempo, ma forse alla ex potenza socialista ne servirebbe un altro.

Onu, Organizzazione delle Nullità Unite - Mai come negli anni scorsi (con il top nel ’96: milioni di profughi hutu in Zaire abbandonati a sé stessi e ai ribelli) l’Onu è caduta tanto in disgrazia. E onestamente nessuno, a parte forse qualche suo dirigente, ha voglia di difenderla. Per carità, non sarà tutta colpa dell’ex segretario Boutros Ghali poi silurato dagli Usa (che comunque da anni non pagano la loro quota di contributo). Anche i suoi predecessori, in fondo, poi tanto non sono riusciti a fare. Ma l’inutilità a volte indecente dei caschi blu durante la guerra nell’ex Jugoslavia, nella guerra in Somalia e nell’esodo disperato tra Zaire e Ruanda non poteva passare inosservata. Insomma a tutti sono rimaste negli occhi le immagini dei soldati Onu che, rispettosi dell’ordine di non intervenire o sparare se non per difendersi, guardavano immobili i rastrellamenti di civili (che fine hanno fatto?) e le povere casalinghe con la borsa della spesa in mano fulminate dai cecchini. Insomma tutto meno che una "forza" e tantomeno di "pace". Così nel ’97 il nuovo presidente, il ghanese Kofi Annan, dovrà ripulire l’immagine compromessa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. E ripulirla significa rifondarla, con altri poteri e altre prerogative. Perché, al di là dei veti e degli equilibri mondiali, i caschi blu la smettano di fare gli spettatori.

Fardelli d’Italia - Parliamo anche di casa nostra, visto che quanto a guai siamo dei primatisti. Non è certo un ’97 brillante e spensierato, quello che attende gli italiani. Decenni di allegra politica economica ci fanno una bella pernacchia e stanno a guardare come ce la caveremo adesso. Rientrati orgogliosamente nello Sme, alle prese con l’incombente Maastricht e un deficit pubblico (140 mila miliardi di lire, 247 milioni al minuto di interessi) che non starebbe dentro neanche nel deposito di Paperon de Paperoni, supertassati (allo Stato va oltre il 50 per cento di quanto si guadagna) e disoccupati (più del 12 per cento i senza lavoro, e al Sud è peggio). Così sacrifici inevitabili, anche se non è che il governo Prodi brilli per stile, tra annunci smentiti e ripensamenti improvvisi. Comunque sia, per la ex patria degli spaghetti e del mandolino (ma anche in Europa non è che si festeggi tutto il giorno...) si prepara un annetto mica da ridere. Però adesso anche il vecchio motto è rispettato: dopo l’Italia, sono "fatti" anche gli italiani. Nel senso che qualche bicchierino in più aiuterà a superare le asprezze della vita e dei conti pubblici. Intanto la confusione anche a livello mondiale non accenna a diminuire. Ad esempio il mercato asiatico, una delle scoperte dell’ultimo anno. Mentre i piccoli investitori si riversano in massa sui titoli asiatici, alcuni soggetti con più esperienza di mercato - dai gestori dei fondi ai partner di Goldman Sachs - stanno liquidando le loro partecipazioni azionarie. E allora, dove mettere i nostri soldi? Un giornale di Hong Kong consiglia di stare attenti a un anno che si annuncia capriccioso: "I tassi di interesse statunitensi potrebbero salire - scrive - Molti mercati asiatici sembrano già troppo cari, così sarà prudente diversificare gli investimenti su quelli europei, o puntare sulle azioni immobiliari".

Prossima fermata: Palestina - La zona più critica nel mondo oggi è probabilmente la Palestina. Anche perché sono spariti Patto di Varsavia, Muro di Berlino e guerra del Vietnam, per anni le principali fonti di pericolosi attriti politico-militari. Così la soluzione del problema israelo-palestinese è diventata la vera scommessa per il futuro. Sembra impossibile che su striscia di terreno così piccola si giochino gli equilibri di mezzo mondo. Ma c’è di mezzo la sopravvivenza di Israele e le potenti lobby ebraiche sparse per tutto il pianeta; i diritti dei palestinesi; le alleanze-rivalità tra paesi arabi; il petrolio. E su tutto la mina vagante del fondamentalismo islamico, una specie di ordigno a tempo innescato che nessuno sa come disarmare. Ecco perché Gaza, Giordania, Libano, Gerusalemme e kibbutz non sono cartoline da turisti. L’assassinio del premier israeliano Rabin ha fatto quasi smontare la zattera (dire barca è troppo) della pace definitiva: l’elezione di Netanyahu, uomo della destra, di poco la affonda. Poi le stragi di Hamas, i coloni pazzi, le minacce di Iran e Iraq. Mille ostacoli ma ancora si galleggia. E ogni stretta di mano tra i due leader è una mini-vittoria. Non aiutare a mettere fine al lungo odio sarebbe per l’Occidente un autogol in una finale (persa) di Coppa del Mondo.

Hong Kong, puzzle cinese - E’ vero che di problemi ce ne sono di più grossi, in giro per questo nostro piccolo pianeta. Ma il passaggio alla Cina di quella specie di grande Luna Park economico e umano chiamato Hong Kong è uno dei temi del ’97. Non tanto perché uno pensa a scene da film: intere popolazioni in fuga, capitali di miliardi di dollari esportati, yuppie in esilio forzato, negozi sbarrati e per le strade i carri armati di Pechino. No, la questione è più sottile: come gestirà il gigante cinese la grande ricchezza della mecca economica d’Oriente? Non è una domanda inutile. Perché negli ultimi anni oramai la Cina pensa di aver scoperto alcuni dei vantaggi del capitalismo, del privato, degli investimenti stranieri. E comincia a lasciare mano libera alle iniziative dei singoli, a cominciare dal modo di vestire. Così arrivano le modelle made in Cina, la Ferrari apre una concessionaria, l’atmosfera diventa meno da grande caserma. Nessuna illusione: il controllo, quello che conta, è ancora rigido. Dire o scrivere cose non gradite al governo costa sempre caro, lo Stato resta il padre padrone della vita di oltre un miliardo di persone. Internet in Cina è un esempio: costretti ad accettarlo per non restare tagliati fuori dal mondo, Deng Xiao Ping (sarà ancora vivo?) e compari hanno scelto la via in fondo così cinese del compromesso. E cioè ha reso difficili e lenti i collegamenti sulla Rete ai privati (c’è un solo provider con linee antiquate per tutta Shangai, la parola "solo" significa proprio un uomo solo) e ha censurato i siti pericolosi per il regime. Così la ricca e super liberista Hong Kong metterà alla prova il nuovo spirito della Cina post-Mao: ricchi si, ma nel nome della rivoluzione.

Catturati dalla Rete - Secondo le previsioni di Bill Gates, ex scettico dello sviluppo della Rete poi miracolosamente convertito (dal mercato), la rete Internet cambierà ancora, crescendo certamente ancora di più. Gates arriva ad ipotizzare che le aspettative nei confronti della Rete potrebbero, almeno in America, essere superiori ai cambiamenti tecnologici. «Rischieremo addirittura di finire sotto accusa dalla stampa- dice il re della Microsoft che però è convinto della crescita, almeno del 25 per cento del mercato pubblicitario - Internet diventerà più veloce, probabilmente attraverso i satelliti e più accattivante attraverso la televisione". Senza contare l’aumento dell’utilizzo della posta elettronica nelle aziende e delle teleconferenze. Ma anche la crescita dei problemi di privacy.

In ogni caso il 1997 sarà l’anno decisivo soprattutto per quanto riguarda il mercato, con una griglia tra tanti improvvisatori e le aziende serie. Questo riguarda anche altri settori vicini come la telefonia mobile e i telefoni da città, la televisione digitale, i pacchetti software legati alla multimedialità, gli stessi calcolatori: c’è chi sostiene che i computer diventeranno sempre più tascabili e sempre più economici, chi invece punta su macchine con più memoria e più veloci. Internet calamita comunque le attenzioni generali. In Italia è previsto un vero e proprio boom delle utenze: da 400 mila collegati a 2 milioni in 2 anni. L’exploit non sarà altro che l’uniformarsi a ciò che avviene in America. In generale il computer, nel 1997, entrerà sempre più nella nostra vita. Non sarà capace di sentimenti, ma alle sensazioni ci sta già arrivando...

Woityla, un cammino difficile - La Chiesa sotto i riflettori nei prossimi dodici mesi. Sia per le condizioni fisiche di papa Woityla, che già fanno interrogare su chi sarà il suo possibile successore. Sia per gli appuntamenti e le sfide che attendono il successore di Pietro. Giovanni Paolo II, salute permettendo, sarà infatti impegnato in viaggi storici ed estenuanti. Il più atteso è certamente quello a Cuba, dove la Chiesa cattolica ha raggiunto un’intesa con il regime di Fidel Castro. I preparativi per il viaggio sono a buon punto: non è difficile ipotizzare che i media enfatizzeranno molto questo appuntamento. Il disgelo di Cuba, dopo la religione, potrebbe riguardare anche il capitalismo. Con conseguente sbocco dell’embargo da parte degli Stati Uniti. Potrebbe così cadere l’ultimo muro ideologico, l’ultimo residuato della guerra fredda.

Altro dibattito importante che la Chiesa dovrà affrontare nel corso del 1997 sarà la secolarizzazione. La domanda di sacro da un lato, il discusso dogma di Pietro dall’altro, i sempre maggiori dissensi con il Vaticano dei cattolici di Europa e Usa, la difficoltà nell’interpretare ed operare cambiamenti nella struttura ecclesiale, le solitudini sempre più profonde dell’uomo contemporaneo e degli stessi uomini di chiesa, e altre mille sfumature che coinvolgono laicità e politica, giustizia e povertà, nord e sud del mondo, potrebbero divenire temi davvero scottanti. Un dibattito non solo teorico, ma sostanziato quasi dalla fase di "emergenza". In più per la Chiesa il 1997 sarà l’anno fondamentale per quanto riguarda gli aspetti organizzativi del Giubileo del 2000. L’asse Roma-Vaticano nei prossimi mesi riserverà certamente sorprese nel bene e nel male: verranno probabilmente fuori sia le polemiche su sprechi, esagerazioni, forzature, sia i grandi progetti.

Da qui all’eternità - Forse non sarà proprio l’anno buono, quello del Grande Annuncio. Ma l’impressione di un salto di qualità nella ricerca contro alcuni dei mali del secolo sono in molti ad averla. Negli ultimi mesi del ’96 si sono susseguiti gli annunci di scoperte, nuovi farmaci e trattamenti. Nemici da sconfiggere: Aids e cancro. Allora l’Aids. La peste del secolo sta diventando meno peste di quel che si credeva. Resta un’emergenza sanitaria mondiale, ma i numeri cominciano a non essere più così paurosi. In uno degli ultimi grandi meeting tra esperti è emerso che la temuta progressione quasi aritmetica del contagio da Hiv non c’è stata. Perfino in Africa le cifre sono meno apocalittiche di quanto si credeva. In più la sopravvivenza dei malati di Aids è aumentata e non di poco. Merito dell’uso di più farmaci usati in cocktail e a dosi meno pesanti. Non solo: anche grazie a questi trattamenti sono sempre più frequenti i casi di sieropositivi che non sviluppano la malattia.

Quanto al cancro, non passa settimana che non si trovi un gene coinvolto nella nascita di cellule mutate. Una mappa, quella genetica, sempre più ricca. E pronta, anche se non subito, a diventare la più efficace terapia anti-tutto mai inventata dall’uomo. I ricercatori dicono che rispetto a qualche decennio fa si muore meno di cancro. Nel senso che la malattia colpisce sempre più spesso, ma c’è più possibilità di curarla. Con alcuni grandi successi (leucemie) ma anche situazioni di stallo. Eppure i passi avanti sembrano diventati più ampi. Almeno in questo, benvenuto 1997. Quanto al resto, il ’97 non sarà proprio benvenuto: come sempre la natura si prende la sua rivincita. Così gli antibiotici diventano ogni giorno più incapaci di affrontare batteri e virus sempre più resistenti e nuovi. E sono in netto aumento malattie che sembravano in regresso, come la tubercolosi e la malaria, i killer numero 1 nel Terzo Mondo tanto pericolosi quanto ignorati. Tanto che gli esperti prevedono che più delle carestie da cibo i veri nemici dei poveri nei prossimi anni saranno le solite zanzare e i vecchi ma tenaci bacilli della Tbc.

Siamo Figli delle Stelle - I telefilm si chiamavano Spazio 1999. Noi togliamo due anni e facciamo Spazio 1997. Ovvero l’anno di Marte e dei grandi progetti spaziali che dopo un lungo periodo di stasi (a parte la solita Mir e qualche lancio di Shuttle) hanno ripreso forza. Tanti progetti, due su tutti: 1) Il Pianeta Rosso quest’anno sarà visitato da due satelliti Usa, Mars Surveyor e Mars Pathfinder. E peccato che la sonda russa Mars ’96 abbia fatto flop dopo il lancio. Comunque dal settembre prossimo tutti davanti ai monitor (gli scienziati della Nasa, almeno) per vedere cosa accidenti c’è nel cielo e tra le rocce marziani. E scoprire che almeno nel passato c’è stata qualche forma di vita anche se microscopica. 2) L’idea di una stazione orbitale permanente intorno alla Terra è sempre meno un’idea. E sempre più un progetto. Gli americani hanno la migliore tecnologia per i lanci e il trasporto, i russi sono grandi esperti di lunghe permanenze nello spazio, l’Europa vuole recuperare il terreno perduto e i Giapponesi lo stanno già recuperando. Tanto che sono oramai normali gli equipaggi misti (russi-tedeschi, russi-francesi, americani-russi, americani-italiani, ecc.). La possibilità di dividere i tanti soldi necessari e unire le risorse tecnologiche apre nuove strade all’avventura spaziale. Lasciando in cantina, si spera, gli scudi spaziali e i laser da 007.

Bernacca? E’ un microchip - Si è vendicata, alla faccia dei metereologi sprezzanti e dei letterati che odiano i luoghi comuni. Chi? La frase dell’anno: "Non ci sono più le mezze stagioni". Così la banalità diventa realtà: dagli Usa all’Europa il tempo, nel senso della meteorologia, ha fatto capire che le cose sono cambiate. In estate temporali violenti e in serie, piogge torrenziali in autunno e inverno. Tutto al superlativo. Risultato: 24 ore di brutto tempo e si finisce sotto acqua o sotto la neve. Lasciamo perdere le conseguenze, spesso legate alle responsabilità umane. Tra cemento invasore, costruzioni selvagge e prevenzione inesistente. La verità è che siamo entrati in un ciclo climatico un po’ bizzarro, e non c’è da aspettarsi niente di buono. A questo punto accettata la novità per il futuro (e si spera corretti gli errori del passato), possiamo solo fare una cosa: migliorare le previsioni del tempo. La speranza, ancora una volta, passa dalla tecnologia e dal solito onnipresente computer. Solo la rapidità di calcolo degli elaboratori infatti può permettere agli scienziati di prevedere cosa succederà in una zona limitata con sufficiente anticipo. L’ultimo arrivato (negli Usa, manco a dirlo) è il Cray T3E, con 512 processori in parallelo che lavorano senza sosta e arriva fino a 300 miliardi di operazioni al secondo. Grande vantaggio, visto che dovrebbe permettere di analizzare i dati su aree di pochi chilometri quadrati e ogni 15 minuti. Quindi terrà d’occhio anche il passaggio di temporali improvvisi e da sempre inprevedibili, per avvisare con almeno qualche ora di anticipo su cosa succederà in una zona anche ristretta. Se il metodo funziona, evviva: non cambierà il tempo, ma sapere un po’ prima che fra tre ore si annega eviterà di rovinare le scarpe di pelle appena comprate.