gennaio 1997
Le
canzoni che ho amato
GIANCARLO CARDINI
"Le canzoni che ho amato. Omaggio a Umberto
Bindi" HARMONIA "Events Line" (Materiali
Sonori)
Per dirla con
Hitchcock (il regista, ma potrebbe anche essere il
cantautore psichico ), "occorre stupire ma senza
tradire le aspettative del pubblico." Pur nel solco
di una tradizione che si è ormai consolidata in oltre
vent'anni passati a produrre e promuovere varie musiche
"di frontiera", la Materiali Sonori continua
senza sosta a sviluppare progetti felicemente e
sorprendentemente innovativi. E' questo il caso di due
delle uscite più recenti della casa di San Giovanni
Valdarno. La prima è una rilettura pianistica delle
canzoni più celebri del cantautore genovese Umberto
Bindi da parte del pianista e compositore fiorentino
Giancarlo Cardini (che già conoscevamo da altri dischi
MaSo). Confessando nelle note di copertina un amore di
lunga data per il repertorio di Bindi (uno dei grandi
autori della canzone italiana, purtroppo precocemente
dimenticato dal mercato discografico) Cardini ne
rielabora quindici pagine con misura e sapienza,
intrecciando alle delicate melodie di Bindi frammenti di
pianismo tardoromantico e virtuosismi jazzistici. Il
risultato è un'ora di musica che piacerà anche a chi è
troppo giovane per conoscere piccoli gioielli come
"Arrivederci", "Una nuvola per due" o
"Se ci sei". Registrato dal vivo a Firenze nel
corso del Festival Fabbrica Europa, "Le canzoni che
ho amato..." è un'efficace dimostrazione della
capacità della buona musica di trascendere le barriere
di genere. La seconda sorpresa è il quinto cd del trio
Harmonia (Alessandra Garosi al piano, alle tastiere e
alla voce, Damiano Puliti al violoncello e Orio Odori al
clarinetto). Rispetto alle prove precedenti (le riletture
delle partiture di Zappa e Nino Rota, le collaborazioni
con Roger Eno) la principale novità è l'innesto, sul
corpo delle loro abituali atmosfere da camera, di
campionamenti e vagheggiamenti elettronici. Opera
complessa e ambiziosa, "Events Line" è una
sonda che percorre il pianeta in uno dei suoi periodi
più bui, cogliendo lamenti umani e animali, spari dalla
guerra nella ex-Jugoslavia, i pianti per la morte di
Rabin e l'incendio del Teatro della Fenice. Una sorta di
"My Life in the Bush of Ghosts" in chiave
pessimistica, in cui voci e suoni raccolti fanno da
ideale contraltare agli intrecci, ora più melodici, ora
più rabbiosi, del trio. L'ensemble Harmonia dimostra con
questo album di aver raggiunto una piena maturità
stilistica che gli consente di spaziare tra sonorità
diverse, dialogare con musicisti e stimoli esterni (oltre
a Giampiero Bigazzi nel consueto ruolo produttore e
'architetto sonoro' ci sono tra gli altri Marina Rossi ai
flauti, Arlo Bigazzi al basso, Donato De Sena alla
tromba), sviluppare un discorso coerente attraverso 16
tracce spesso volutamente discordi e frammentarie. Un
disco non facile ma assolutamente prezioso e ricco di
idee.
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