gennaio 1997

Cenerentola balla con Rossini

La stagione al teatro Filarmonico di Verona

Con una notevole produzione dell'opera "CENERENTOLA" di Gioacchino Rossini si è aperta la stagione lirica invernale 1996 - 1997 al Teatro Filarmonico di Verona.
Rossini dopo aver messo in scena a Napoli al Teatro dei Fiorentini "LA GAZZETTA" e al Teatro del Fondo "OTELLO" si trasferì a Roma avendo avuto l'incarico di aprire la stagione 1816 - 1817 del Teatro Valle con una nuova opera buffa che doveva andare in scena il 26 dicembre del 1816.
Per una serie di circostanze dovute sia al Maestro pesarese che all'impresario Cartoni, il quale gestiva il Teatro Valle, l'arrivo di Rossini a Roma avvenne solo la vigilia di Natale del 1916 con conseguente slittamento della data di rappresentazione della nuova opera.
Rossini insieme al librettista Jacopo Ferretti la sera della vigilia di Natale si trovava in casa del Cartoni dove il Maestro era ospite, e i tre iniziarono a prendere in esame tutta una serie di argomenti senza però giungere a nessuna conclusione; quando il Ferretti pronunciò il titolo "CENDRILLON" della famosa fiaba di Perrault Rossini ne fu entusiasta e Ferretti corse a casa, lavorò tutta la notte e la mattina del giorno di Natale portò al Maestro tutta la prima parte dell'opera intitolata "CENERENTOLA".
Le altre parti arrivarono con regolarità e Rossini, con la sua proverbiale velocità, scrisse l'opera in poco più di venti giorni.
Il lavoro andò in scena al Teatro Valle il 25 gennaio 1817 con un esito ancor più tempestoso di quello che accolse a suo tempo il "BARBIERE DI SIVIGLIA" e ciò a causa probabilmente di artisti non ben preparati o insufficienti; dopo la prima però "CENERENTOLA" si riscattò subito e divenne perfino più popolare del "BARBIERE DI SIVIGLIA".
Ferretti per il libretto prese come base la fiaba di Perrault ma cercò di togliere gli elementi più fantasiosi rendendola più concreta; la fata divenne Alidoro un filosofo eminentemente pratico e la famosa scarpetta persa alla festa allo scoccare della mezzanotte fu mutata in uno "smeriglio" cioè un braccialetto.
Quest'ultima sostituzione fece dire al critico del giornale "Débats" che probabilmente la prima donna aveva un bel braccio ed un brutto piede al ché la Giorgi Righetti, protagonista della prima assoluta, ribattè inviperita che lei avrebbe avuto più interesse ad adottare la scarpetta e mostrare la sua caviglia.
Il libretto del Ferretti è pieno di brio, il dialogo è frizzante e l'azione è spigliata e veloce; la caratterizzazione dei personaggi è veramente eccellente specialmente per quanto riguarda il patrigno Don Magnifico, il cameriere Dandini, le due sorellastre Clorinda e Tisbe e specialmente la protagonista stessa Cenerentola.
Rossini ha rivestito le parole con una musica piena di allegria, di grande eleganza e molta intensità nei momenti patetici e gioiosi; basti pensare all'aria iniziale di Cenerentola "una volta c'era un re" o al rondò finale veramente scoppiettante di gioia e di bontà o a quella perla che è il sestetto del secondo atto.
L'edizione veronese è stata di notevole valore artistico.
Sonia Ganassi ha impersonato Cenerentola ed ha superato la prova a pieni voti; voce perfettamente uguale in tutti i registri senza alcun cedimento, dotata di un timbro vellutato e nello stesso tempo di grande volume; il suo fraseggio è perfetto ed incisivo e la sua interpretazione è stata impeccabile sia dal punto di vista vocale che scenico.
Oggi la Ganassi si può annoverare tra le migliori mezzosoprano in campo internazionale.
Molto bene Rockwell Blake nella parte di Don Ramiro che ha cantato con estrema duttilità e con un sicuro accento anche nel temibile registro acuto e nelle agilità.
Irresistibile la presenza scenica di Alfonso Antoniozzi nella parte di Don Magnifico che ha cantato con un perfetto stile rossiniano ed un fraseggio ricco di colori e di sfumature.
Bruno Praticò ha dato vita ad un credibilissimo ed efficace Dandini.
Bruno Campanella ha diretto con uno stile perfettamente aderente alla partitura e l'Orchestra dell'Arena di Verona ha risposto in misura eccellente; bene il coro maschile diretto da Armando Tasso.
Pierluigi Pizzi ha imposto una regia piuttosto tetra inizialmente con un nero imperante ed una scena abbastanza spoglia ma che è poi stata ravvivata da elementi luminosi all'aprirsi di una serie di pannelli scorrevoli.
I costumi firmati pure da Pizzi erano ispirati agli anni venti cioè all'epoca dell'avvento del music-hall e la carrozza del principe era sostituita da una Rolls - Royce.
Successo giustamente entusiastico ed ovazioni all'indirizzo di tutti gli artefici di questo spettacolo.
Secondo lavoro andato in scena al Teatro Filarmonico di Verona per la stagione invernale 1996 - 1997 è stato uno spumeggiante "PIPISTRELLO" di Johan Strauss Junior.
In questa operetta, vero capolavoro nel genere, traspare una garbata presa in giro della Vienna mondana dell'ottocento con tutti gli intrighi le malizie e i godimenti dell'alta società.
Johan Strauss Junior, diplomatosi diciannovenne nel 1844, fondò una propria orchestra entrando così in concorrenza con quella diretta dal padre.
Una volta venuto a mancare il vecchio Johan Strauss si ebbe la fusione delle due orchestre e Johan Strauss Junior insieme al fratello Joseph compì una serie di trionfali concerti.
Solo dopo il 1870 il Maestro si dedicò all'operetta.
Il suo primo lavoro teatrale fu "INDIGO" rappresentato al Teatro An der Wien a cui seguì "KARNEVAL IN ROM" nel 1873.
Il successo trionfale avvenne però la sera del 5 aprile 1874 quando sulla scena del Teatro An der Wien apparve "DIE FLEDERMAUS" ossia "IL PIPISTRELLO".
Nel giro di due mesi si ebbero ben quarantanove repliche e la serie si interruppe per parecchio tempo perchè sulle scene del Teatro An der Wien fu rappresentata l'operetta "CAGLIOSTRO A VIENNA" sempre di Johan Strauss Junior.
L'operetta in genere era destinata ai teatri minori ma nel 1894 Gustav Mahler portò "DIE FLEDERMAUS" nel maggior teatro d'opera di Amburgo e lo diresse personalmente.
Il libretto del "PIPISTRELLO" è di Carl Haffner e di Richard Genée che lo trassero da una commedia francese "LE REVILLON" di Meilhac e Halévy i quali a loro volta trassero lo spunto da una commedia tedesca "DAS GEFAENGNIS" di Roderick Julius Benedix.
La rappresentazione veronese è stata di notevole livello merito non solo del Maestro Gyorgy Gyorivanyi Rath che ha diretto con grande entusiasmo ottenendo dall'Orchestra dell'Arena di Verona dei risultati encomiabili, ma anche di una compagnia omogenea e molto bene affiatata in cui hanno brillato Luciana Serra nel ruolo di Rosalinde, sempre impeccabile nel canto e piena di brio nella recitazione, la Adele di Gemma Bertagnolli, l'Eisenstein di Armando Ariostini che ha caratterizzato con vivacità il suo personaggio, l'Alfred di Francesco Piccoli e il principe Orlofsky di Tibor Szolnoki; da ricordare ancora Max Renè Cosotti, Federico Bragaglia e Lino Toffolo.
L'allestimento era una ripresa di quello della scorsa stagione e si è dimostrato ancora una volta bello e funzionale.
Ottima la regia di Laszlo Vamos ripresa da Andras Fehér.
Il corpo di ballo, diretto da Carla Fracci, si è disimpegnato molto bene strappando un grande applauso alla fine del secondo atto.
Il pubblico ha giustamente tributato un calorosissimo successo con numerose chiamate alla fine dello spettacolo.

Luciano Maggi