[SCIENZE]

Elaboro, ergo sum


Il professor Aleksander ha presentato a Londra il primo computer dotato di coscienza: basato sul concetto delle reti neuronali che imitano il cervello umano, "Magnus" infatti impara, associa nomi e oggetti e sceglie. E quando ha fame si prende sempre il piatto migliore.

Chissà se avrà anche l'occhietto rosso inquietante di Hal 9000, il computer quasi umano e vanitoso di "2001 Odissea nello spazio". Certo Magnus, la creatura al silicio uscita dai laboratori dell'Imperial college di Londra sotto lo sguardo paterno del professor Igor Aleksander, di Hal potrebbe essere il progenitore. Perché è il primo elaboratore dotato di coscienza e capacità di imparare.

Aleksander ha presentato il suo "bambino" mercoledì 17 al Scienze museum di Londra. Non ha braccia, ruote o cingoli come i robot dei film. Anzi, è un banalissimo computer portatile, con lo schermo che fa da testone e le casse stereo da orecchie. Solo che il suo "cervello" è diverso, perché si basa sulle cosiddette reti neuronali. Cioè non si limita ad obbedire ad un programma come fanno gli altri computer, ma impara in base a quello con cui interagisce. Insomma opera come se fosse formato da cellule del sistema nervoso, che creano connessioni tra loro sempre più complesse a seconda degli stimoli che ricevono. Magnus quindi viene addestrato, associa nomi ed oggetti e qualcuno lo ha già definito "vivo" perché, in qualche modo, è un computer che "capisce i risultati delle sue azioni".

Ci sono voluti 6 anni di lavoro e una cifra neanche altissima: un miliardo e 200 milioni. Secondo Aleksander, Magnus ha dimostrato di saper fare delle scelte tra diverse possibilità. Forse per curiosità o per capire come funzionano i suoi processi mentali, il direttore della facoltà di ingegneria elettronica del college inglese ha anche fornito alla sua macchina lo stimolo della fame. Risultato: Magnus tende a prendersi sempre il piatto migliore, prima scintilla della nota debolezza umana chiamata "avidità". Igor Aleksander dice che la sua creatura dotata di coscienza servirà a capire meglio il funzionamento del cervello umano. Ma l'impressione è che sia piuttosto il prototipo per i robot intelligenti del futuro. Tutto bene, purchè, si spera, abbiano ben stampate nei loro circuiti le tre gloriose leggi della robotica di Isaac Asimov. Quelle che avevano dimenticato di inserire nel vecchio, orgoglioso Hal.