[Politica]

Intervista a tutto campo al ministro del Lavoro

«In Europa ci andremo
anche senza lacrime e sangue»

Tiziano Treu parla di Di Pietro, stato sociale, pensioni, tasse - "Ma cosa vogliono questi industriali? Di Eurotassa pagheranno in tutto solo 3mila miliardi; ne hanno risparmiati 6mila con la diminuzione di 1 punto e mezzo del tasso di sconto, altri 6500 miliardi li prenderanno come benefici alle imprese previste dalla legge 488. Fossa? Che si pigli una camomilla. Io, capo di un partito del Nord est? E' un'ipotesi prematura, ma non si può mai dire...".

Treu il mediatore, il ministro diplomatico, abile a mitigare e sfumare le posizioni estreme, misura preciso le parole per Di Pietro, calibra la distanza da Bertinotti, non graffia nemmeno il direttore del Giornale Vittorio Feltri, che qualche settimana fa lo ha strapazzato con un articolo sulle spese elettorali. Ma quando gli si parla degli industriali il ministro del Lavoro sbotta. Sono ancora nell'aria le dichiarazioni di Fossa e di Romiti; il presidente degli industriali e il capo della Fiat non vanno tanto per il sottile, "spazzeremo via il Governo", "hanno sbagliato i conti, a primavera ci vorrà un'altra manovra aggiuntiva", "basta con i prelievi alle imprese".

E' uno scossone diretto al presidente del consiglio Prodi e ai suoi ministri, una batosta. Sia perché è la prima volta che Confindustria assume una posizione così apertamente critica, sia per l'asprezza dei toni.

"Il vittimismo delle imprese è davvero fuori luogo - dichiara il ministro Tiziano Treu - C'è molta disinformazione. I conti? Li sappiamo fare anche noi. Per quanto riguarda l'Eurotassa alle imprese è chiesto un impegno di soli 3mila miliardi. Per contro gli industriali ne hanno già risparmiati 6mila con la diminuzione di 1 punto e mezzo del tasso di sconto; altri 6500 miliardi li prenderanno come benefici alle imprese previsti dalla legge 488. Se è solo una questione di soldi, stiano zitti. E non mi si venga a dire che anche tra loro tutti condividono le prese di posizione di Romiti e Fossa".

Ministro, quindi il campanello d'allarme per l'assenza di veri segnali di ripresa dell'economia è tutta un'invenzione degli imprenditori?

"Volete che torniamo agli anni '80 quando i governi accontentavano tutte le richieste, da qualsiasi parte venissero? Ogni sì costava migliaia di miliardi, sembrava che la voragine del debito pubblico fosse il pozzo di San Patrizio.... La medicina sarà anche amara, ma va presa. Sarebbe più facile usare le armi della demagogia".

E per quanto riguarda i sostegni alle imprese, secondo lei quali settori vanno favoriti? L'auto o i frigoriferi, gli investimenti al Sud o la specializzazione di alcuni distretti già forti?

"Non siamo pregiudizialmente contrari a sostenere certi settori industriali. E' vero che Prodi ha sottolineato che non intende fornire alcun aiuto specifico al comparto automobilistico, ma ciò non significa che alcune subforniture, alcuni settori in crisi non possano avere sovvenzionamenti o facilitazioni. Si potranno pensare anche interventi per alcune aree in crisi, però bisogna anche avere il coraggio di riconvertire e riqualificare. Un esempio? Ho ricevuto proprio in questi giorni una delegazione di artigiani di Varese che, fino a qualche tempo fa basavano le loro attività sul contoterzismo nel tessile e nel calzaturiero. Hanno capito che l'alternativa a vivacchiare è quella di specializzarsi in un terreno nuovo, quello delle produzioni di qualità. Così per il commercio: la razionalizzazione del settore non è più rinviabile. Non si può pensare nemmeno di tornare indietro, quando i consumi erano drogati. Ci aspettano anni di rigore: dobbiamo entrare in Europa. Ciò comporterà qualche sacrificio. Non saranno nemmeno lacrime e sangue, non bisogna nemmeno spaventarsi".

E le oggettive difficoltà che talvolta attraversano il vostro Governo? Bertinotti è con voi o rema contro?

"Anch'io non sono d'accordo sull'emendamento sui contratti d'area - dichiara Treu - Questo è un punto su cui effettivamente il Governo ha avuto qualche problema in maggioranza. D'altra parte occorre anche guardare l'altro lato della medaglia. Il patto sul lavoro ha in cantiere circa 50 provvedimenti. Se un punto non passa o viene cambiato non si può dire per questo che non esiste più flessibilità".

Veniamo ai problemi legati al lavoro e alla disoccupazione. Ministro, cosa sta accadendo nel mercato del lavoro, cosa deve fare un giovane per trovare lavoro?

"L'occupazione è un dramma reale. L'Europa da cinque anni vive una crisi strutturale del lavoro. Come uscirne? Bisognerà progettare interventi sulle infrastrutture fondamentali (trasporti, ferrovie, reti telematiche per il telelavoro). Occorre investire in ricerca e formazione...".

Ma, concretamente, chi il lavoro non ce l'ha da che parte deve sbattere la testa?

"Quella del lavoro è una emergenza che il Governo sta affrontando con provvedimenti organici, con leggi e facilitazioni alle imprese. Si tratta di strumenti che vanno nel segno della flessibilità, c'è la rivalutazione del part-time, del lavoro interinale, la flessibilità degli orari e nell'organizzazione del lavoro, usando anche i periodi di apprendistato e i contratti di formazione che hanno minori costi per le imprese. Tutti questi provvedimenti vanno visti nel loro insieme e costituiscono il pacchetto per creare nuovi posti. Poi si tratta di favorire le politiche per portare le imprese al Sud. Non nella logica di qualche decenmnio fa, quando nascevano cattedrali nel deserto solo per calamitare i sovvenzionamenti statali. Al Sud più che in cantieri stradali bisogna investire in parchi tecnologici ed imprenditoria diffusa, ampliando e sostenendo il prestito d'onore per le iniziative riservate ai giovani. Anche al Nord c'è una domanda di lavoro che riguarda però la qualità: mancano figure qualificate. Essere autodidatti può andar bene fino ad un certo punto, lo hanno capito anche tutti quegli imprenditori che partiti da soli, dopo aver messo in piedi fior di imprese, ora avvertono la necessità di un salto di qualità per interpretare ed imporsi nei mercati sempre più difficili".

A proposito di Nord, qualche giorno fa le hanno proposto di diventare il leader del nascente partito del Nord est che vede tra gli altri protagonisti l'editorialista Giorgio Lago, l'imprenditore Mario Carraro, il sindaco -filosofo di Venezia, Massimo Cacciari. Che fa, ministro, accetta?

"Non giudico, almeno per il momento, la nascita di un nuovo soggetto politico come una necessità così impellente. Più di qualcuno ne sente la necessità? Può anche essere un alibi. Trovo sia più importante, ad esempio, mettere insieme 50 sindaci e farli lavorare nel territorio per raccoglierne le istanze e quindi far pressione, a Roma, cercando soluzioni adeguate. Certo il problema è legato alla rappresentanza, ma non credo che la risposta alle lucide analisi di Cacciari sia necessariamente un partito".

Restiamo in tema. Di Pietro alla fine fonderà un suo partito?

"Mah, Di Pietro è un'incognita. Potrebbe davvero andare a fare il pastore, come del resto ha annunciato egli stesso, potrebbe più verosimilmente fondare un movimento. Da quando si è dimesso non l'ho più sentito. A lui va la mia solidarietà sincera, mi è anche simpatico. Aderire alle sue scelte? Non decido sulle ipotesi. E poi da che parte si potrebbe collocare: a destra, al centro, a sinistra?".

Insomma lei conferma che leggere la politica italiana è più difficile che interpretare le stelle...

"Da qualche tempo tutto è sempre in movimento, non solo per quanto riguarda la politica. E poi ci si mettono anche i giornalisti... prendi un fatto, un avvenimento, lo va ai leggere su sei giornali italiani e trovi sei versioni differenti. Feltri? Un bravissimo professionista, ma talvolta piega la sua intelligenza allo spirito di parte".

Ministro, a Natale glielo regalerà il panettone al presidente degli industriali Fossa?

"Dovrebbe regalarlo lui al Governo, magari esprimendo un po' più di riconoscenza per quanto è stato fatto finora in favore delle imprese".

Mauro Carrer