[musica]

INAUGURAZIONE DELLA
STAGIONE LIRICA A TREVISO

Il Teatro Comunale di Treviso si è sempre distinto per la serietà e la capacità di allestire degli spettacoli di grande livello; esso fa parte di quella sana "provincia" che da una parte è palestra di giovani leve di cantanti e per altro verso porta alla conoscenza del pubblico i capolavori del melodramma con artisti di fama.

E' questo ultimo il caso dello spettacolo inaugurale della stagione lirica trevigiana con il MACBETH di Giuseppe Verdi.

Tale lavoro è nato nel periodo dei cosiddetti "anni di galera" del maestro bussetano, anni cioè in cui era costretto a scrivere in continuazione per soddisfare i numerosi impegni assunti con vari teatri.

MACBETH fu di difficile gestazione perchè Verdi usciva da un periodo di malferma salute tanto è vero che dopo aver messo in scena ATTILA alla Fenice di Venezia fu costretto ad un riposo forzato di circa sei mesi dei quali in parte trascorsi a Recoaro e sempre assistito dall'amico Maffei.

Ritornato al lavoro e dopo aver preso in esame diversi argomenti Verdi si orientò sul MACBETH di Shakespeare; fu il compositore stesso a scrivere in prosa il libretto per poi passarlo al fido Piave affinché lo mettesse in versi.

Si deve notare che nello stesso periodo ed in contemporaneità il Maestro lavorava ad un'altra opera e cioè I MASNADIERI su libretto di Maffei.

Verdi quindi dopo il forzato riposo aveva ripreso il lavoro con grande energia e volle che la preparazione dell'opera fosse la più accurata possibile; ciò appare inequivocabilmente da numerose lettere che egli scrisse all'impresario Lanari per la messa in scena dell'opera.

Da esse traspare la cura con la quale voleva che l'opera andasse in scena dando consigli per i cori, per la scelta degli artisti anche di secondo piano e dando una lezione di storia scozzese allo scenografo.

Il Lanari ricorda che Verdi si consultò con valenti studiosi sia sul periodo storico che sui costumi dell'epoca.

L'opera andò in scena il 14 marzo 1847 al Teatro della Pergola di Firenze interpreti la Barbieri - Nini, Felice Varesi, Michele Benedetti e Brunacci; la seconda versione andò invece in scena a Parigi al Theatre Lyrique il 21 aprile 1865 apportando alcune modifiche come ad esempio l'inclusione del brano "la luce langue" nel secondo atto, la soppressione del monologo finale di Macbeth e l'inserimento (obbligatorio per Parigi) del balletto all'inizio del terzo atto.

L'edizione ascoltata a Treviso è stata di notevole interesse sia sul piano musicale che su quello visivo.

Glauco Mauri ha inventato una regia di grande intelligenza e sensibilità; egli ha sapientemente giocato sulla scena fissa creata da Mauro Carosi e costituita da uno spaccato di torre a più piani con pannelli scorrevoli e sui quali faceva muovere più personaggi come ad esempio nella scena delle apparizioni.

Le streghe, onnipresenti con i loro ampi e variegati costumi simulavano cespugli o rocce.

Molto bene è stata risolta la scena della foresta di Birna con una simbolica pioggia di foglie color rosso sangue sull'ormai demente protagonista.

Mauri si è presa una licenza nel finale dell'opera facendo portare in scena il corpo esanime della Lady che viene adagiato in un ultimo abbraccio al cadavere di Macbeth.

Musicalmente lo spettacolo è stato di notevole caratura.

Macbeth era impersonato da Antonio Salvadori che ha risolto il personaggio con rara intelligenza e musicalità cogliendo perfettamente la complessità del personaggio ed adeguando il suo canto con accenti ora insinuanti ora drammatici con una tecnica ed un fraseggio di primissimo ordine.

Lady Macbeth era Francesca Patanè, voce non gradevole nel registro medio grave ma svettante in zona acuta ed ha tenuto la scena con grande personalità ed una recitazione accuratissima.

Non sempre a suo agio Franco De Grandis nella parte di Banco e discreta la presenza di Domenico Ghegghi nella parte di Macduff.

Donato Renzetti si è dimostrato un abile concertatore guidando con molta chiarezza l'Orchestra del Teatro Comunale di Treviso; ottimo il coro diretto da Giuliano Fracasso.

Grande successo per tutti gli interpreti e rimane solo il rammarico che uno spettacolo così completo ed efficiente sia destinato ad estinguersi in poche recite tra Treviso e Rovigo.


Luciano Maggi