Nordest, quel benessere adesso fa paura
Fisco, stato sociale e finanziaria hanno
fatto esplodere le differenze di classe anche nelle province ricche
del Triveneto. E adesso la gente non crede più neanche
nelle organizzazioni economiche di categoria che in queste aree
facevano da "mediatore" sociale. Così nell'ultimo
sondaggio del sociologo Ilvo Diamanti si scopre che prevale l'insicurezza
e la paura di perdere il benessere. Fino a invocare l'avvento
dell' "uomo forte" alla guida del Paese
Un anno fa si erano aggrappati a quelle che,
secondo loro, erano le uniche istituzioni solide rimaste: le associazioni
degli artigiani, dei commercianti e degli industriali, considerate
dal 70 per cento dei vicentini intervistati come le uniche degne
di fiducia. Adesso, novembre 1996, quella fiducia si è
dimezzata: dal 30 al 40 per cento di consensi. Perché la
placida e ben nutrita società del Nordest sta scoprendo
che dietro al motto comune "tutti uniti per il lavoro",
ognuno fa i suoi interessi e basta. Almeno è così
che il sociologo Ilvo Diamanti interpreta i dati dell'ultima
ricerca che ha condotto per conto dell'Associazione industriali
di Vicenza sugli "Orientamenti e aspettative della società
locale".
Insomma il Nordest ricco e benestante ora ha
paura: di perdere il benessere conquistato, delle divisioni sociali
interne, di uno sviluppo oramai esaurito, della criminalità.
Del futuro, insomma. Tanto che il 60 per cento arriva a chiedere
(sorpresa...) "un uomo forte" alla guida del paese.
Non perché un popolo di moderati per tradizione sia improvvisamente
diventato fascista. O perché sono cambiati i dati: la ricchezza
è uguale, furti e rapine non sono cresciuti, la solidità
dei punti di riferimento classici come famiglia-lavoro-amici-religione
è costante. E' il modo di vedere le cose, dice Diamanti,
che è cambiato. Con il risultato di creare paure e insicurezze.
Questa dell'istituto di sondaggi "Poster"
è la seconda parte dell'indagine avviata nel '95, aggiornata
dopo 12 mesi e condotta su un campione di 750 persone. E quella
che ne risulta potrebbe anche chiamarsi "sindrome da tradimento":
i traditi sono i cittadini ricchi e soddisfatti del loro benessere
(cittadini di Vicenza, perché lì è stato
fatto il sondaggio; del Nordest perché secondo Diamanti
la tendenza è uguale in tutta l'area; del Nord perché
gli stessi sintomi stanno comparendo anche in Lombardia e Piemonte).
I traditori? Il sistema politico e le istituzioni pubbliche già
in crisi da tempo, adesso anche le organizzazioni economiche di
rappresentanza e organismi prima credibili come la magistratura.
Tutte queste figure "hanno smesso di fare da mediatori e
stabilizzatori delle divisioni tra classi sociali ma, anzi, in
questi ultimi 12 mesi le hanno amplificate", spiega il ricercatore.
Come le proteste contro il fisco e lo stato sociale (ceti benestanti)
e la loro difesa (fasce deboli). Ognuno chiuso in difesa dei suoi
interessi. Provocando così una caduta nella "solidarietà"
fra gruppi che, nel nome del lavoro, a Vicenza e nel Nordest esisteva
da tempo e creando invece paure e risentimenti sociali. Conclusione: nonostante non sia cambiato quasi nulla nella qualità della vita e nelle scelte di fondo delle persone, è aumentato il pessimismo. Perché, dice Diamanti "l'amplificazione delle rivendicazioni di settore da parte di quelle stesse istituzioni di categoria su cui prima si riponeva tanta fiducia, ha rotto l'equilibrio. E adesso è diventata esplicita la differenza di interessi sociali fra le parti". Insomma l'operaio ha scoperto che la sua tuta blu non era un doppiopetto e l'imprenditore che lui, il doppiopetto, non se lo vuole proprio togliere.
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