Apertura della stagione lirica a Catania
Il 31 Ottobre si è aperta la stagione
lirica del Teatro Massimo Bellini di Catania con l'opera "DIE
TOTE STADT" (la città morta) di Erich Wolfgang Korngold
in prima esecuzione in Italia.
Korngold nacque a Brno nel 1897 e morì
a Hollywood nel 1957; ili padre Julius Leopold era critico musicale
della Neue Press di Vienna ed impartì al figlio i primi
insegnamenti musicali.
Egli proseguì gli studi a Vienna con
Fuchs, von Zemlinski e Graedner ed una volta diplomatosi, tra
il 1927 ed il 1934, fu professore di direzione d'orchestra e di
teoria presso il Conservatorio di Vienna. Di fronte all'affermarsi
del nazismo si trasferì ad Hollywood dove si dedicò
principalmente a scrivere musiche per film ed a dirigere operette
di Strauss e di Offenbach con la New York Opera Company. Morì
ad Hollywood nel 1957.
Korngold è un esponente del tardo romanticismo
tedesco post-wagneriano ed insieme a Krenek, Schrecker ed altri
rappresenta la cosiddetta "musica degenerata" in quanto
rifiutata dal regime nazista. Per il teatro scrisse cinque lavori
di cui i primi due sono opere in un atto e furono dirette da Bruno
Walter.
Die Tote Stadt è la terza opera prodotta
dal Maestro e si avvale di un libretto che Paul Schott aveva ricavato
dal breve romanzo "Bruges la Morte" di Georges Rodenbach
e scritto nel 1892.
Si venne però in seguito a scoprire
che sotto lo pseudonimo di Paul Schott, ricavato dal nome del
protagonista dell'opera e dal cognome di una celebre casa editrice
musicale di Magonza, si celavano i nomi di Korngold padre e figlio
che collaborarono alla stesura del libretto.
Si sono anche chiarite le cause originali del
lavoro nato da un fortuito colloquio tra Korngold padre e Siegfrid
Trebitsch celebre traduttore di Bernard Shaw.
Trebitsch in occasione del colloquio con Korngold
parlò all'amico della sua ultima traduzione relativa a
"Le Mirage" dramma in tre atti che lo stesso Rodenbach
aveva tratto dal precedente romanzo "Bruges la Morte"
dandogli veste teatrale.
L'azione, che si svolge nella malinconica e
tetra Bruges, narra il culto di Paul per le riliquie di Marie,
la moglie morta di cui conserva un quadro, delle fotografie ed
una treccia di capelli.
Ciò fino a quando entra nella sua vita
Marietta una ballerina che lo seduce come seduce il suo amico
Frank.
Alla fine Paul ucciderà Marietta strangolandola
con la treccia di capelli di Marie e si allonttanerà insieme
con Frank dalla città di Bruges; tutto si svolge in una
dimensione onirica.
Musicalmente si sente l'influsso di Strauss,
dell'impressionismo di Debussy e vi sono dei momenti melodici
di grande interesse, ma tutto con una indiscutibile originalità
e personalità.
Molte sono le pagine da ricordare, dalla canzone
di Marietta accompagnata al liuto alla canzone di Pierrot nel
secondo atto che è quasi un lied ed ai lunghi difficilissimi
monologhi di Paul.
Orchestralmente è impressionante e di
grande bellezza l'interludio del secondo atto che descrive le
nebbie che avvolgono Bruges e nello stesso tempo evocano i sentimenti
che vengono suggeriti a Paul da questa città morta.
Il suono insistente delle campane, "confessori
di bronzo" come le chiama Paul, dà una tetra immagine
del luogo.
Per l'inaugurazione della stagione il Teatro
Bellini di Catania è riuscito a mettere insieme una compagnia
di notevole levatura.
Jyrki Niskanen era Paul ed ha sostenuto la
difficilissima tessitura con una perfetta vocalità ed una
appropriata recitazione.
Cynthia Makris interpretava Marietta; forse
la sua voce non aveva il peso necessario per questa parte ma ha
cantato con partecipazione ed ha recitato da grande attrice imponendosi
con la sua bella figura alta e snella.
Wolfgang Schoene era Frank, l'amico di Paul,
e si è disimpegnato in modo onorevole sia vocalmente che
scenicamente.
Sono ancora da ricordare Tiziana Tramonti come
Brigitta, Hermine May (Lucienne), Lino Privitera (Gaston) e Jason
Alexander (Victorin).
Ralf Weikert ha diretto con vigore l'Orchestra
del Teatro Massimo Bellini ottenendo una fusione di suoni in tutte
le sezioni ed una buona precisione ritmica.
Molto bella e interessante la regia di Giancarlo
Cobelli che ha colto in tutta la sua essenza la natura del dramma.
La scena era immersa in un grigiore incombente
che bene si adattava allo stato d'animo del protagonista, illuminandosi
poi nel secondo atto quando la compagnia di cui faceva parte Marietta
provava il balletto da "Robert le Diable".
Stupendo poi il finale con un fondale bianco
illuminatissimo e sul quale si stagliavano le figure di Paul e
di Frank che abbandonavano Bruges.
Belle e funzionali le scene di Paolo Tommasi
che ha realizzato anche i costumi.
Successo pieno anche se purtroppo in teatro
si vedevano diversi posti vuoti.
Luciano Maggi
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