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Che fortuna,
ha il cuore di un serpente


Un'equipe di cardiochirurghi di Pisa sta sperimentando una via alternativa al by-pass nei casi di angina e ischemie: un sottile raggio laser che buca 50 volte il cuore per creare dei micro-vasi sanguigni. Basta mezz'ora e un piccolo taglio. Una tecnica che si è ispirata alla struttura cardiaca dei rettili

"Ho il cuore ridotto a un colabrodo". Un guaio? No, per alcuni una fortuna. Sempre che a fare quei microfori nel muscolo cardiaco destinati a imitare le coronarie malate sia un sottilissimo raggio laser guidato dalla mano di un chirurgo. Una metodica già in uso (anche se ancora "sotto osservazione") e ispirata, come al solito, dalla fantasia di madre natura. Visto che è lo stesso tipo di cuore che batte nel "petto" dei serpenti. Che non sarà proprio un animaletto simpatico, ma qualche volta va anche ringraziato. Una tecnica, comunque, che forse sarebbe servita anche per il presidente della Russia.

"Eltsin? Chissà, forse poteva essere operato così anche lui...". Uberto Bortolotti sorride, ma non sta poi esagerando troppo. Primario della divisione di cardiochirurgia dell'ospedale Cisanello di Pisa, assieme al dottor Aldo Milano vengono dalla scuola padovana di Gallucci, il pioniere dei trapianti di cuore in Italia morto qualche anno fa. E hanno deciso di dedicarsi a quell'intervento sperimentale applicato per la prima volta all'uomo negli Usa. E praticato solo in pochi altri Paesi come Belgio e Spagna.

Vediamo di spiegare. "L'intervento classico nei casi di angina e ischemia coronarica è il by-pass (il "ponte" con un vaso sano che salta il tratto di arteria occluso: ndr) - dice Bortolotti - Ma ci sono delle situazioni particolari dove può servire una via alternativa. Come condizioni anatomiche anomale dei vasi cardiaci, il calibro troppo sottile, l'eccesso di ostruzioni. O pazienti già operati una volta, troppo anziani e non in grado di sopportare un'intervento lungo, o giovani ma con altre patologie". E, appunto, alla Eltsin, con fegato e metabolismo non proprio in gran forma. Lui il 5 novembre scorso ha risolto con 5 by-pass, ma per molti altri casi quel laser può essere la risposta.

Continua Bortolotti: "Il concetto è quello di migliorare la circolazione del cuore intervenendo sul muscolo cardiaco e non sui vasi. Cioè si riproduce una situazione già presente nel cuore dei rettili, dove ci sono comunicazioni dirette tra cavità ventricolare e muscolo". Insomma l'idea è di creare dei microcanalicoli attraverso il muscolo, in modo che le contrazioni del cuore li riempiano di sangue ossigenando così i tessuti. "Da due anni è in corso la sperimentazione clinica negli stati Uniti con buoni risultati. Soprattutto nella riduzione della sintomatologia. Certo bisogna fare una selezione dei pazienti: niente by-pass precedenti, devono avere una sintomatologia importante e zone di muscolo cardiaco ben vitali. La durata dell'intervento? Mezz'ora effettiva, due ore in tutto dall'anestesia alla conclusione".

Quando era iniziata la sperimentazione sugli animali, una decina d'anni fa, per fare i buchi i chirurghi usavano degli aghi sottili. Il problema però era che poco tempo dopo i fori cicatrizzavano e si chiudevano. Poi è arrivato il laser ad anidride carbonica, e l'ostacolo è stato superato: il raggio, diretto dall'esterno del cuore verso l'interno, provoca la morte delle cellule lungo la parete del canale. Così basta richiudere il foro esterno, mentre il passaggio fino al ventricolo resta pervio. "Non è una vera e propria coronaria - spiega il primario del Cisanello - ma il tipo di tessuto cicatriziale che si forma permette al canale di restare aperto e magari di venire a contatto con altri vasi o capillari". E il muscolo cardiaco, ritrovata parte del nutrimento perduto per le occlusioni o i restringimenti delle coronarie, non si fa più sentire con i dolori dell'angina o dell'ischemia.

"I vantaggi di questo intervento? Non si deve ricorrere alla circolazione extra-corporea, si opera a cuore battente, non si deve aprire lo sterno ma basta una piccola incisione". Una volta arrivato alla superficie del cuore, il chirurgo apre il pericardio (la sottile membrana che avvolge l'organo) e all'altezza del ventricolo sinistro punta il laser e pratica dalle 40 alle 50 microperforazioni attraverso il muscolo del diametro di un millimetro circa l'una. Mezz'ora ed è fatta. "Qui a Pisa siamo stati i primi in Italia, nel novembre scorso, ad utilizzare un laser non a Co2 ma con una fonte solida - precisa Bortolotti - Anzi, quasi i primi nel mondo. Cosa significa? Che se prima l'apparecchiatura era ingombrante e complessa, ora con l'uso delle fibre ottiche si è molto ridotta. La sonda è più sottile e maneggevole, tanto da poter operare in toracoscopia, insomma in videoscopia. L'incisione nel torace è minima e la degenza è più rapida. Finora abbiamo operato 15 persone, tutti con buoni risultati. Comunque l'efficacia definitiva dell'intervento è ancora sotto valutazione: per tirare i primi bilanci ci vorrà almeno un anno". Insomma prima o poi sarebbe successo: dire a qualcuno "hai il cuore di un serpente", oggi, potrebbe essere un augurio.

Alessandro Mognon