[Editoriale]


Internet made in Europa

Poche righe per qualche breve pensiero. Siamo al sesto numero di Nautilus. Questa uscita rappresenta la continuità di un'esperienza che, e mi sembra impossibile, è iniziata più di sei mesi fa.

Mezzo anno su internet è molto e questi sei mesi ci hanno portato a creare una struttura che, se non grande, per lo meno sta divenendo efficiente e che sviluppa idee per realizzare strumenti sempre più attenti a ciò che succede sulla rete e che, sempre più, ci contraddistinguono nella nostra esperienza.

Ci siamo accorti della necessità di approfondire la notizia ma anche di fornire un servizio di news, informazione breve ma ricca, succosa, che illustri in poche battute ma con un titolo ed un sommario un fatto od una serie di fatti che ci hanno colpito o che consideriamo importanti.

Abbiamo attivato una banca del lavoro, la "Job Bank", in cui ci si scambia lavoro offerto e lavoro da offrire e si è cercato di dar voce ad associazioni che si occupano di ricerca fondamentale, l'Associazione Mauro Baschirotto per esempio, e a fatti e problemi dimenticati o rimossi, il caso di Milena Bianchi per esempio.

Oggi ogni numero è letto da un gran numero di naviganti e stiamo facendo il possibile perché divengano ancora di più.

Ci stiamo rendendo conto di aver segnato una traccia, un piccolo sentiero, più ordinato o, almeno, con una sua identità nella grande autostrada dove molte cose si incontrano ma anche dove l'incertezza regna sovrana.

Dove la mancanza della fonte o la assenza di "certificazione di verità ed originalità" risultano, purtroppo, meno importanti della "netiquette", dove un po' di insicurezza, sulla "verità" di ciò che trovi scritto, è d'obbligo.

Abbiamo ricevuto dei riconoscimenti, ne siamo stati fieri e particolarmente grati a chi ce li ha corrisposti.

Quello che mi ha fatto più piacere è stato quello che, "per l'interfaccia conviviale, la navigazione, il contenuto e l'aggiornamento" ci è pervenuto da "Europe on line".

Siamo stati inseriti, bontà loro, tra i "Best in Europe". Quello che conta di più, a mio parere, non è di aver ricevuto questo riconoscimento. L'importante è che si stia formando una coscienza europea all'interno della stessa rete.

La globalizzazione cultural-informatica ci sta (stava) americanizzando e, anche se questo di per sé non è un male, è utile pensare quanto questo "rischio" sia presente: i motori di ricerca sono, almeno i più grossi, statunitensi, i principali software per sfogliare le pagine WWW provengono dagli USA e anche le più grandi novità provengono da oltre oceano.

Penso sia importante fornire alla rete stessa un contributo europeo, ed essere stati in qualche modo scelti per contribuire a formare un "Gateway Internet per l'Europa" ci è sembrata una cosa importante.

Non voglio cadere nel luogo comune della cultura europea che si paragona alla "grezzezza" del mondo statunitense ma non è neppure mio desiderio che tutto ci arrivi senza filtraggio e senza che si possa elaborarlo con un po' di spirito critico.

E' certo passato il tempo delle caravelle o di quando dalla City di Londra si filtrava e comandava il mercato mondiale. La vecchia Europa ha ancora delle risorse e nel cassetto ci sono delle sorprese ed è molto positivo contribuire su Internet a diffonderle nel mondo.

Matteo Salin