[ECONOMIA]


Domestic Currency Swaps


Per neutralizzare il rischio di cambio, un numero crescente di imprese ricorre allo strumento DCS (Domestic Currency Swaps) che viene definito come un contratto, stipulato fra controparti residenti in Italia che hanno in essere posizioni in valuta di segno contrario e che dopo aver fissato una scadenza, un cambio convenzionale e il capitale, si impegnano a scambiarsi l'eventuale differenza fra l'importo in lire equivalente al capitale di riferimento calcolato al cambio concordato e l'importo in lire pari al capitale di riferimento calcolato al cambio vigente alla scadenza.

In pratica, alla scadenza del contratto, si avrà un flusso di denaro, pari alla differenza originata dalla contrapposizione dell'importo in lire determinato sulla base del cambio a termine concordato e l'importo, sempre in lire, determinato sulla base del cambio effettivo in vigore il giorno della scadenza. Come sempre, un esempio chiarirà quanto detto.

L'impresa A, essendo impresa esportatrice, vanta un credito da un suo cliente estero di 100.000 marchi che verrà saldato fra tre mesi; la società B invece, essendo impresa importatrice, ha un debito, nella stessa valuta, per il medesimo importo e scadenza. Entrambe le società sono pertanto esposte al rischio di oscillazione del cambio. Stipulano perciò un DCS tramite una banca che fa da intermediario. La banca, in base al cambio del momento e in base al differenziale tra tassi di interesse esistenti tra lira e marco, determina in 1030 lire il valore del marco a termine alla scadenza del contratto.

Fra tre mesi, in base al valore effettivo del cambio tra lira e marco, le imprese si scambieranno il differenziale esistente tra i due cambi. In pratica, se il marco quoterà 1040 lire, l'esportatore cederà all'importatore il differenziale tra i due cambi (1040-1030). Nel caso che il marco quoti alla scadenza 1015 lire, sarà l'importatore a versare la differenza all'esportatore (1030-1015).

In concreto sono le banche a trovare le imprese interessate e a stipulare una serie di contratti separati nei quali figurano come controparti imprese che tra loro non si conoscono facendo così collimare le opposte esigenze di difesa dal rischio cambio.

La prossima puntata sarà dedicata alle opzioni cosiddette esotiche, ovvero non tradizionali.