Il record spetta alla Germania con 6 milioni di utenti, seguita a ruota da paesi come Belgio e Olanda. In un'Europa che sembra credere nel futuro della tv satellitare, l'Italia appare un po' come il fanalino di coda, con i suoi 800 mila abbonati. Eppure, a fronte di questo dato esile, si scopre che proprio l'Italia è il primo paese in Europa che si sta tuffando a pesce nella tv digitale. Aspetti contrastanti, questi, di un fenomeno, quello della tv via satellite, che comunque si sta allargando a macchia d'olio e che oggi è protagonista di Comisat Expo '96, l'unica Fiera italiana (dal 17 al 20 ottobre a Vicenza) dedicata alle telecomunicazioni via satellite. Un settore che sta esplodendo e che ha cominciato a muovere i primi passi nei primissimi anni '80 quando Astra (un consorzio privato in cui hanno partecipazioni anche alcuni istituti bancari) lanciò in orbita il primo satellite in grado di fornire canali tv soprattutto all'Europa centrale. Non è un caso infatti che proprio la Germania sia oggi un paese particolarmente sensibile alla tv satellitare.
La tappa successiva si verifica con Eutelsat,
consorzio satellitare che originariamente fornisce servizi di
telefonia ai Ministeri delle Poste e telecomunicazioni dei Governi
europei. E che, siamo sempre nei primi anni '80, inizia
ad occuparsi di tv adottando una strategia vincente, vale a dire
il coposizionamento di più satelliti nella stessa posizione
orbitale, operazione che consente di offrire all'utenza
un bouquet sostanzioso di canali. I satelliti che vengono lanciati
sono l'egida di Eutelsat nel giro di pochi anni raggiungono
quota otto, a cominciare da «Eutelsat 1 F1» a cui si
affiancheranno gli altri battezzati «Hot Bird» e posizionati
a 13° Est. Mentre Astra riesce a coprire soprattutto il
centro Europa, Eutelsat è in grado di servire un'utenza
che spazia dalla Scozia al Medio Oriente, dall'ex Russia
al Portogallo grazie anche alla potenza del fascio di emissione
del satellite. E sotto il segno della potenza nasce anche, e comincerà
ad essere operativo nel novembre di quest'anno, il satellite
Hot Bird 2 che verrà lanciato da Cape Canaveral e che prevede
una ventina di ripetitori utilizzabili simultaneamente con una
durata operativa di circa 15 anni. Di questi venti dieci sono
già acquistati da broadcaster italiani: due dalla Rai,
due da Mediaset, uno dalla Stream (gruppo Stet), uno da Telespazio
e quattro da Telepiù (diventata DSTV vale a dire tv digitale
satellite) e che ha già iniziato a trasmettere le partite
di calcio di serie A attraverso il digitale.
Un sistema, questo,
che consente di immettere più canali sullo stesso ripetitore
(la trasmissione analogica, invece, prevede un solo canale per
ripetitore) offrendo in questo modo all'utente una scelta
molto più ampia. Non solo: oltre alla qualità migliore
rispetto alla trasmissione televisiva analogica, il digitale ha
il pregio di abbattere non poco i costi. Non per l'utente,
però, che deve sobbarcarsi una spesa di circa un milione
e mezzo se desidera acquistare un ricevitore di questo tipo. Una
cifra ben più alta delle 3-400 mila lire, a cui vanno
aggiunte circa 150 mila lire di installazione, se opta per antenna
e ricevitore con sistema analogico. Cifre che, comunque, non
sembrano rappresentare un grosso deterrente a giudicare dagli
esiti di un sondaggio commissionato da Eutelsat e condotto a livello
europeo. Sono infatti 60 milioni le abitazioni dotate di antenne
Dth, sistemi via cavo o condominiali in grado di ricevere i canali
trasmessi dalla posizione a 13° Est. E seguendo una classifica
geografica scopriamo che in testa si posizionano i Paesi dell'Europa
Nord Occidentale (42 milioni di famiglie), seguiti dall'Est
europeo (10,8 milioni di utenti) e da quelli del bacino del Mediterraneo
(5,4 milioni di abbonati) . Un altro dato che in qualche modo
conferma il balzo in avanti della tv satellitare è quello
sugli installatori. In Italia dall'89 ad oggi se ne sono
«diplomati» 1700. Ma torniamo all'utente che
si è convertito al satellite: ceto medio alto, età
media 40 anni, aperto alle nuove tecnologie, appassionato di sport,
musica, cinema, informazione. E fin qui la cultura. Perché
poi, fetta non trascurabile nel grande business satellitare, va
contata tutta quella fascia di utenti che la parabolica l'acquistano
per godersi in santa pace (magari alle tre del mattino mentre
la moglie dorme) film e programmi hard. Questa la carta d'identità di chi si è già accostato alla tv satellitare. Che comunque rischia di rivoluzionare il sistema televisivo. «La tv del futuro accontenterà tutti - dichiara Giuliano Berretta, direttore commerciale di Eutelsat - sarà divisa per temi, specializzata e consentirà di scegliere quello che più ci piace».
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