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manca un finale
La storia del gruppo di Ivrea dal boom
con Carlo De Benedetti fino alla crisi attuale con il via vai
di manager chiamati al rilancio di un'azienda che era arrivata
ad essere la quarta impresa industriale italiana.
Ci sono i poteri forti come Cuccia e Mediobanca, ci sono amici e nemici di De Benedetti: destra e sinistra, la fantasmagorica corte di tizi e Caio (Francesco, alla guida dell'Olivetti per pochi giorni come successore di De Benedetti), gli ex manager Passera e Francesconi: Ci sono vendette da consumare, nuove alleanze da costruire. E poi i figli, il ruolo di nonno, la barca a vela, il nuovo amore, un matrimonio in vista. Non solo tutti questi ingredienti a solleticare un pubblico che va dai lettori della cronaca rosa ad Eugenio Scalfari, da Agnelli ai guru della borsa. Alla trama della più avvincente novella finanziaria degli ultimi mesi, manca un elemento fondamentale, quel finale a sorpresa che probabilmente solo l'Ingegnere, quel Carlo De Benedetti giudicato - e definito, a seconda delle occasioni - abile condottiero o imprenditore d'assalto conosce. Lui, uno degli ultimi rappresentanti delle grandi famiglie della finanza o il "corsaro" per i suoi assalti (falliti) alla Societè Generale de Belgique o alla Mondadori di Berlusconi. Dopo la caduta dal trono, scomparsi dallo scenario Caio ed altre comparse che tramavano piani poi naufragati, sta a De Benedetti la prossima mossa. Anche se in Olivetti non è più azionista di maggioranza, è ancora l'Ingegnere che può bussare in via Filodrammatici, sede di Mediobanca, ed avere udienza dal grande burattinaio Enrico Cuccia. Ma, prima di delineare scenari futuri, è meglio - come in ogni feuilleton che si rispetti - fare il riassunto delle puntate precedenti. Personaggi ed interpreti, in ordine di apparizione.
I suoi giornali gli parano sempre i colpi, non così i giudici che anche in appello confermano la condanna per il crac Ambrosiano. Ma la più brutta caduta d'immagine gli viene da un Caio qualsiasi. Corrado Passera - Fa la gavetta a Londra alla McKinsey, ma cresce in Olivetti, dentro all'azienda di Ivrea ci passa ben 11 anni. Conosce vita morte e miracoli di Cir, Mondadori, Espresso, Credito romagnolo. E il braccio destro di De Benedetti, l'erede designato al trono. Ma non sarà lui il candidato alla successione. L'Olivetti perde sempre più terreno, l'Ingegnere chiama al capezzale del malato il medico Caio. Passera sente l'aria pesante così butta qualche amo in giro. E, dalle parti di Brescia, viene su un pesciolone: l'Ambroveneto di Giovanni Bazoli gli propone lavoro come direttore generale e amministratore delegato. Accetta. Dai computer alla cassaforte. Dal mouse ad uno dei templi del credito. Passera ad inizio estate annuncia: "Quest'anno faccio le ferie lunghe". Il 23 luglio fa le valigie e se va per sempre. Stringendo la mano a tutti. Senza rancori. E quel po' di nostalgia gli passa subito quando la guerra per il ponte di comando diventa ancora più spietata.
Renzo Francesconi - Una breve ma intensa presenza. Dal 15 luglio al 4 settembre. Ma ha fatto in tempo a farsi notare. Sussultando all'insegna del motto: "Sui numeri non si discute" non firma la relazione semestrale, anzi carica sul rosso. E si dimette. Mantenendo un profilo di mediatore.
Ma alla fine De Benedetti la spunta. Anche
se ufficialmente fuori, riprende fiato. Salta fuori la divisa
di skipper che sa portare la barca anche quando il mare è
mosso. E si riparla di vendite controllate. Di quel filo mai rotto
con Mediobanca , di contatti con investitori stranieri. L'ingegnere
è uscito in mare aperto. Lo davano per disperso. Lui è
deciso più che mai a scrivere la sua versione finale di
Olivetti story. Magari sfruttando a suo vantaggio i suggerimenti
di Caio: della serie i telefonini salveranno Ivrea.
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