[ARTE]
Il lavoro nell'arte 


Quello degli artisti nei confronti del lavoro è un intresse che ha spesso avuto una componente fondamentalmente "poetica", anche quando l'argomento sia ricco di istanze sociali forti. Infatti, non di rado, è l'aspetto più drammaticamente legato a condizioni di sofferenza che viene ad essere evidenziato nell'opera d'arte, e non soltanto perché questa è, del lavoro, l'immagine più emergente anche nella realtà, specialmente, com'è ovvio, in quello più umile e faticoso.

[foto 1]E' dalla elaborazione poetica del mondo della gente che lavora che nascono, già all'inizio del Seicento, dipinti come "La Friggitrice" [foto 2]o "L'Acquaiolo di Siviglia" di Velàzquez.

Mestieri umili, innalzati al rango di protagonisti del dipinto, che servono a dare prestigio e vanto ad un grande mestiere di pittore.


Tuttavia è necessario giungere alla completa autonomia dalla committenza, e cioè nell'Ottocento, perché l'artista, liberatosi dai dettami di chi lo paga, sia in grado di scegliersi da sé gli argomenti da rappresentare.

Solo da quel momento, con un procedimento di lettura della realtà completamente diverso e nuovo, l'artista viene spesso attratto (e come non potrebbe, lui, interprete privilegiato dell'uomo e del mondo) da un tema esistenziale così profondo e accomunante per l'uomo qual'è quello della biblica condanna del doversi guadagnare il pane col sudore della fronte.

Nascono così tele importanti, pregne di significato sociale o anche solamente belle in quanto capaci di esprimere del lavoro manuale ciò che veramente è: duro, spesso insignificante, anonimo, magari avvilente.

[foto 3] Uno tra i primi a manifestare un'idea "politica" del lavoro fu Daumier. [foto 4]I suoi, muratori che popolano le "Vie di Parigi", la mattina presto, quando qualche ritardatario della notte, in cilindro e marsina, rientra da feste e concerti, sono gli stessi che, con le loro famiglie, si ritrovano nel "Vagone di terza classe". Le sue lavandaie si affannano a salire scale di case borghesi tenendo per mano goffi pargoli che hanno già, visibile sulle faccine insignificanti, l'imprinting dello stesso destino delle madri e dei padri.



[foto 5]Siamo attorno alla metà del secolo. Pressappoco negli stessi anni in cui "Gli Spaccapietra" , dei quadri di Courbet, alzano il piccone sotto il sole rovente, suscitando notevole sconcerto di pubblico e di critica allorquando vengono esposti a Parigi nel padiglione del Realismo del 1855,. [foto 56Al contrario di questi operai, i sentimentali contadini di Millet, miti e assolutamente privi di ogni veemenza, sottomessi al loro destino, interrompono il loro lavoro solo per pregare all'"Angelus" , assecondando una versione certamente molto edulcorata del lavoro dei campi. E, infatti, i contadini di Millet godono immediatamente di un enorme successo, specialmente da parte della borghesia che si entusiasma per la loro domesticità del tutto priva di ogni rivendicazione o velleità rivoluzionaria. La loro immagine, dopo essere stata esposta nel 1867, gode di immediato successo e viene riprodotta in calendari ed almanacchi ; significativo segno di tendenza, questo, a vent'anni anni di distanza dalla pubblicazione del "Manifesto dei Comunisti" del 1848.

[foto 7] [foto 8]I motivi patetici che in Millet fanno regredire la pittura naturalistica alla condizione di un sogno romantico, scompaiono del tutto dalle immagini delle mondine, al lavoro "Per ottanta centesimi!" , di Angelo Morbelli, del 1895. Pittore legato alla tradizione verista, e pieno di ideali umanitari e socialisti, egli manifesta ciò in cui crede nella rigorosa coerenza dei temi e della tecnica, al pari dell'amico Pellizza da Volpedo, famoso autore dell'altrettanto famoso "Quarto Stato" , del 1901.

[foto 9]La strada è dunque aperta alla triste ed elegantissima [foto 10] "Stiratrice" di Picasso, del 1904, monocroma nel fisico come nella sua anima. E a tutta una serie di pittori ed incisori che, come Käte Kollwitz, esprimono, a partire dai primissimi anni del Novecento, tutta l'umana compassione e condivisione nei confronti del mondo operaio.

[foto 11][foto 12]Ugualmente, l'antefatto creato nel 1884 dalla drammatica e contenuta violenza espressiva de "Il Tessitore" di Van Gogh indica la via alle incisive immagini di "Minatori al lavoro" di Henry Moore o alla mitica rappresentazione del lavoro nella "Zolfara" di Renato Guttuso.



Giovanna Grossato