A "Orogemma" mostra di oreficeria e gioielleria la crisi dei consumi vissuta dai dettaglianti
Come ti seduco il cliente
In Italia 25 mila punti vendita
si interrogano sulle strategie per affrontare un futuro di recessione.
Parola d'ordine: puntare tutto (o quasi) sull'immagine
del negozio.
Quattro giorni tra oro, platino,
orologi da collezione. Ma soprattutto tra la speranza che Orogemma,
salone internazionale di oreficeria e gioielleria che si svolge
alla Fiera di Vicenza dal 14 al 17 settembre, porti una ventata
di speranza in un settore che difficilmente riesce a risalire
la china della crisi. E la rassegna di settembre rappresenta
un po' un banco di prova dal momento che si tratta di una
mostra rivolta soprattutto al mercato interno, quello maggiormente
penalizzato da una paralisi economica che impone delle riflessioni.
Quelle che verranno esposte all'appuntamento forse più
significativo di Orogemma: un convegno sul dettaglio orafo a cura
dell'Ente Fiera di Vicenza, PromOro, World Gold Council
e Club degli Orafi Italia. Dove si parlerà, ovviamente,
di dettaglio. Vale a dire del futuro dei 25.000 punti vendita
sparsi in giro per l'Italia. Ma anche delle esigenze di
un cliente che non è più quello di vent'anni
fa (e neanche di dieci), e che, complici anche i tempi di vacche
magre, ha modificato le sue scelte. E poi, capitolo non trascurabile,
le vetrine. Quelle che possono incantare ma anche deludere, che
riescono a trascinare il cliente dentro il negozio oppure ad allontanarlo
deluso. Sembrano dettagli, ma in realtà si scopre che l'immagine
del punto vendita è un anello chiave del business. Soprattutto
di questi tempi in cui il consumatore è prudente e l'acquisto
viene più che mai meditato. Nasce da qui, per Gian Carlo
De Paulis, che come direttore di Promoro interviene al convegno
di Orogemma, l'esigenza di «rinfrescare» il
dettaglio. A cominciare dall'accesso al negozio. Che deve
avere una sola porta che garantisca sicurezza e non, come negli
anni Settanta, due o addirittura tre accessi. E poi la vetrina
che non deve trarre in inganno ma deve rispecchiare quello che
è il reale giro d'affari del negozio. E che deve
essere «studiata» e non riempita a casaccio con la prima
oreficeria che capita sotto mano. «Questo - afferma De Paulis
- significa gestire una bottega e non un'impresa».
In realtà la vetrina deve fornire indicazioni precise
al consumatore su quello che desidera acquistare.
Negozi da gestire con lo spirito
imprenditoriale di un'azienda, dunque. Una strada che sembra
obbligata per far fronte al decremento dei consumi di oreficeria.
Che stanno già per mietere qualche vittima. In Italia sono
circa 6.000 i punti vendita che stentano a sopravvivere e che
nel giro di pochi anni sono destinati a sparire dal mercato. I
motivi? Si tratta di piccoli negozi situati in periferia, spesso
in centri con meno di 3.000 abitanti, con una gestione che non
può contare su un ricambio generazionale. Al padre che
molla le redini non subentrano cioé i figli disposti a
proseguire l'attività. Ecco perché il destino
di questi punti vendita è inevitabilmente l'autoeliminazione
da un mercato che non offre più margini di guadagno sufficienti,
come poteva essere un decennio fa. Senza contare che gli anni
ë80 hanno portato alla ribalta i centri commerciali (300
in tutto il Paese, la maggior parte dislocati al Nord) dove hanno
trovato posto anche le gioiellerie che rispondono ad un nuovo
modo di fare shopping, anche per quanto riguarda i preziosi.
Un mondo in evoluzione, dunque,
quello del dettaglio. Che cerca, anche attraverso l'appuntamento
a Orogemma, di capire la strada giusta da imboccare per far fronte
da un lato alla crisi dei consumi, dall'altro all'evolversi
del consumatore. Tema, questo, affrontato da una ricerca condotta
dal Club degli Orafi sul rapporto tra gioielli e chi li acquista.
Al World Gold Council, l'organismo che studia i mercati
orafi internazionali, tocca invece far luce su un argomento che
sta a cuore ai dettaglianti, le vetrine come spazio chiave per
il business.
Anna Madron
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