[Attualitą]

Il vescovo Pietro Nonis, presidente della commissione cultura della CEI, interviene nel dibattito sulla secessione

Anche quando fanno da confine,
i fiumi uniscono

I  fiumi hanno a volte un'importanza decisiva [nonis]per la vita dei popoli, come i monti e le pianure: spesso anzi queste ultime si estendono e sedimentano a opera delle acque che defluendo dalle alture dispongono in superfici piane e ondulate il materiale erboso. Alcuni fiumi sono sacri alla pietà popolare, come il Gange per gli indù, com'era il Nilo per gli egizi, che anticipavano la definizione di Erodoto l'Egitto è un dono del Nilo.

Per gli ebrei, i cristiani e, in misura minore, i mussulmani è sacro il Giordano, un fiume che attraversa nella parte inferiore del suo corso una valle depressa, in rapporto al livello del mare, di centinaia di metri, andando a fluire in quel bagno chiuso che si chiama da sempre, per la sua eccezionale salinità, mar Morto, sulle sponde del quale sorgevano in antico Sodoma e Gomorra, distrutte, secondo la Bibbia, del fuoco celeste disceso per sterminare i sodomiti.

Anche quando fanno da confine, i fiumi uniscono, o possono unire. Gli scritti di Cesare sulla Gallia e di Tacito sulla Germania sono in questo senso significativi. Per quanto riguarda l'Italia, nessuno dei suoi fiumi più grandi (Po, Adige, Tevere) ha svolto nel corso dei secoli funzioni divisorie più che unificanti. Perché sui fiumi si costruiscono, fin dall'antico, i ponti, i quali sono più che un aggancio o un approdo, strade e luoghi di circolazione e scambio anche se viene da ricordare l'invettiva di Dante contro Pisa, a inondare la quale egli invoca che la Capraia e la Gorgona, isole, facciano siepe all'Arno sulla foce sì che il fiume anneghi nella città tutti gli abitanti.

Se i fiumi sono opera del Padreterno i ponti sono opera degli uomini, che l'Eterno ha fatto insieme ingegnosi, capaci di dare, bisognosi di ricevere, ma anche inclini a contrapporsi, invidiarsi, combattersi. Generalmente chi costruisce ponti per sovrapassare i fiumi e unire rive diverse si propone di dare e ricevere nelle migliori condizioni: ma c'è chi i ponti li rompe; li mina per farli saltare.

E' curioso che nel tempo in cui si vogliono unire mediante una sola le monete europee, qualcuno ne voglia due per l'Italia, una per la ricca, una per la povera. Senza entrare negli aspetti tecnico-economici, sui quali non abbiamo specifica competenza pur essendo cittadini come tutti, noi riteniamo tali proposte, e propositi, che passano sotto il nome di «secessione» profondamente contrari all'indole unificante, anzi universalizzante, del cattolicesimo o più semplicemente, dell'interesse nazionale. La religione cattolica ha fatto sostanzialmente un'Italia anche nel tempo in cui la Penisola era affettata in stati e signorie diverse, o dominata da stranieri.

Pare lecito, anzi doveroso ricordare poi che il tono gridato, anzi risentito con cui si vogliono tagliare i ponti tra la Valle del Po o, più ampiamente, tra il Nord dell'Italia e il resto del Paese, nulla giova ai bene degli Italiani: i quali esistevano come tali, fin dal tempo in cui Federico II teneva corte in Sicilia, dove si parlava il «codice si) come in Toscana.

Il15 settembre festa della Madonna addolorata, speriamo di essere sulle rive del Giordano, con I 'intenzione di passarlo, dopo aver visitato da pellegrini i luoghi sacri al popolo di Abramo, Davide e Cristo, verso la vicina terra araba. Da Abramo discendono, insieme, i semiti ebrei e i semiti arabi. Là forse capiremo meglio di sempre che il fiume depresso, tante volte insanguinato dall'una o dall'altra riva, sta finalmente ridiventando ponte, non confine. E pregheremo perché altri fiumi a partire dal Po, siano tratti di unione non di separazione.

Pietro Nonis