Soggetto inusualmente divertente per un libro, fresco di stampa, ad opera di una giovane studiosa e ricercatrice di storia dell’arte, è una battaglia combattuta, nel 1513, tra le truppe dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e quelle della Serenissima. L’esito dello scontro, con i suoi retroscena, tra le umane aspettative dei comandanti, e i risvolti psicologici che, a distanza di tanto tempo, ancora forniscono spunto a interessanti considerazioni, non solo sulla guerra in sé ,ma anche sulla natura dell’uomo, prende l’avvio da un fatto che appartiene alla storia. Esso, curiosamente, come nel film "Rashmon" di Akira Kurosawa, viene raccontato in modo assai diverso dalle fonti storiche delle due controparti. E si capisce il perché: per l’una parte, quella imperiale, l’episodio fu un fiore all’occhiello, tanto che Massimiliano I lo volle rappresentato in un rilievo del suo cenotafio nella Hofkirche di Innsbruck; per l’altra, vale a dire per le truppe della Serenissima, fu un tal mostruoso ed inaspettato fiasco, che gli storiografi veneti fecero di tutto perché la sua memoria divenisse il più minuscola ed irrilevante possibile. Elena Filippi, Una beffa imperiale, Neri Pozza, Vicenza, pp. 239, 1996
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