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Una dettagliata analisi della Banca d’Italia mette a fuoco
consistenza e futuro sull’economia delle sette città venete

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Nord est, quel Paperon de’ Paperoni che ha quasi 2300 sportelli bancari «custodi»
di 84 mila miliardi e rotti


Le vere cifre del Giappone d’Italia i cui depositi sono quasi uguali alle esportazioni di tutto il settore metalmeccanico e tessile del Paese. Ma secondo Bankitalia per sopravvivere alla concorrenza e alla fine delle esportazioni facilitate dalla lira debole, la «locomotiva» deve puntare tutto sulla flessibilità. Sia degli industriali che dei lavoratori. Nemmeno il sistema bancario è premiato in pieno dall’istituto di vigilanza che però ammette ulteriori margini d’interesse...


Bankitalia giudica il Nord-est. Un termometro che non è influenzato dai reportage giornalistici o dalle dichiarazioni di industriali e politici. Un’analisi basata sulle fredde cifre che descrivono la reale consistenza della cassaforte finanziaria del Nord est. Che raggiunge cifre da capogiro.

[fazio]Basti pensare che nei 2262 sportelli delle sette province venete i depositi al 31 dicembre ‘95 raggiungevano la modica cifra di 84 mila 271 miliardi. L’anno prima i depositi superavano i 78 mila 600 miliardi.

Solo due cifre per dare un termine di paragone: in tutta Italia la meccanica e il tessile, settori di punta delle esportazioni hanno, rispettivamente, quasi 54 mila miliardi e intorno ai 39 miliardi di attivo (rapporto Istat).

Per quanto riguarda gli impieghi, sempre nel 1995, il dato complessivo supera gli 81 mila 460 miliardi di lire. Una ricerca inedita, destinata ad uso interno e per questo ancor più slegata dalle celebrazioni, oltre le sintesi che individuano fattori di competitività e problemi di sviluppo.

Bankitalia, con il suo tradizionale distacco quasi snobistico, preferisce non aggiungere il suo autorevole parere al cicaleccio che accompagna il processo di beatificazione del Nord est.

Anche perché le opinioni di Bankitalia sono corredate da dati e tabelle al di sopra di ogni sospetto: indicatori sugli sportelli in attività nella regione al centro del miracolo, impieghi e depositi per tipologia di banca, rischiosità, sofferenze, crediti. Insomma una sorta di «carta nautica» che avvisa sulle correnti calde e fredde di denaro.

«L’analisi dell’economia veneta del ‘95 - recitano le note sull’andamento dell’economia veneta nell’analisi della Banca d’Italia - disegna una regione dalla fisionomia complessa ove si alternano elementi positivi a fattori contraddittori. La congiuntura attuale si configura come una fase di transito da una di intenso sviluppo economico del biennio ‘94-95 ad una più incerta".

Crescere e affrontare la competizione attraverso l’innovazione oppure sarà crisi. Ma le previsioni di Bankitalia s’ispirano all’ottimismo nonostante il vantaggio derivante dalla svalutazione della lira sia ormai esaurito, nonostante la contrazione degli investimenti, l’aumento del costo dei materiali, la flessione della domanda sul mercato interno, i probabili aggiustamenti salariali.

L’ipotesi virtuosa sarà favorita dall’economia di scala, dalle auspicabili sinergie imprenditoriali, dalla circolazione delle informazioni da un lato e, d’altro canto, dalla flessibilità e da una sostanziale stabilizzazione del livello di occupazione.

La ricetta per cavalcare l’onda lunga dei successi si chiama dunque mentalità elastica. Sia per gli industriali chiamati a mettere da parte quello che è stato definto «il sano egoismo veneto» in virtù di un più sviluppata capacità nel creare davvero sinergie e sistema.

Sul fronte sindacale una crescita senza occupazione, una occupazione che si flette ora ai contratti a termine e alle assunzioni stagionali garantirà - per Bankitalia - l’annuale pozione dell’elisir di gerovital che serve al Nord est per non invecchiare precocemente come mito economico.

Altro che fair play da convegnistica, altro che affondi di fioretto da salotti giornalistici o intellettuali. La freddezza dei numeri desta glaciali considerazioni che non hanno indulgenza nemmeno per il sistema bancario del Nord est al quale l’istituto di vigilanza suggerisce maggiore equilibrio tra depositi e operazioni di conti pronto termine, diffusione di raccolta innovative (quali certificati di deposito indicizzati e conti corrente di liquidità).

Le previsioni dicono comunque che c’é spazio per nuovi sportelli a patto di non esagerare con i dipendenti. In ogni caso una nota di Bankitalia dice: «prescindendo da considerazioni relative al futuro andamento del differenziale tra tassi attivi e passivi, la dinamica più equilibrata degli aggregati creditizi per il ‘96 dovrebbe provocare - testualmente - un moderato aumento del margine d’interesse delle maggiori aziende di credito regionali».

Per la gioia dei banchieri e dei soci dei più solidi istituti di credito.

Giovanni Vespa