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redarrowleft.GIF (53 byte) Società Novembre-Dicembre  2003


"Oltre lo sguardo", non solo Striscia

Dario Ballantini è  molto più conosciuto come il Valentino della trasmissione di Ricci che come pittore. In una nostra intervista parla della sua esperienza con la televisione e di questa attività artistica che gli sta dando molto successo con una mostra itinerante lungo l'Italia

Dario Ballantini. Dalla televisione alla sfera privata, dalle sfilate o vernissage, tra vip e mondanità, alla dimensione espressiva più intima di un artista in cerca di affermazione. Sì perchè il 39enne Ballantini ha più di un volto creativo: non è solo il celebre imitatore di personaggi cult come Valentino e Morandi, ma anche un talentuoso pittore.

Ballantini artista nasce innanzitutto come pittore. Dai banchi del liceo artistico di Livorno alle esposizioni che fanno tappa in tutta Italia da qualche anno a questa parte. Nel maggio del 2002 lo showman è a Verona per una personale alla galleria Ghelfi.

Giancarlo Vigorelli, grazie ai buoni auspici della comune amica Marta Marzotto, ne valuta le opere e ne cura, insieme al critico Giancarlo Caprile, la presentazione del catalogo. E’ ancora il 2002 quando espone a Padova, alla Galleria Borromeo, riscuotendo successo di critica e pubblico.

Sull’esperta piazza milanese, a fine 2003, altro riscontro positivo, quasi inaspettato a sentire lo stesso Ballantini.

"Oltre lo sguardo" - questo il titolo della mostra-evento, nel dicembre scorso anche a Vicenza e Bassano del Grappa, su iniziativa della Gmb arte moderna e contemporanea.

Semplicemente in maglia scura e jeans, capello ribelle stile free, bell’accento toscano, l'eclettico personaggio televisivo dal vivo è, delusione, un autentico mortale. Eh sì, con quegli occhioni e viso pulito, col suo modo di fare a tu per tu, senza troppi formalismi tipici di un uomo dello spettacolo, si stenta ad immaginarlo nei panni del più che vanitoso stilista Valentino, così come conosciuto dal grande pubblico a Striscia la notizia.

Ho visto altri personaggi del piccolo schermo, (niente da invidiare a Ballantini) disgustosamente inavvicinabili.

Mi è piaciuto subito, così non ho esitato a scambiare due parole.

Dario, hai lasciato per qualche giorno i tuoi impegni con il tubo catodico per essere qui a Vicenza, quali i prossimi impegni in questa nuova tua condizione artistica ?

Sì, Vicenza è una tappa obbligata. Dopo Verona e Padova, dove sono stato apprezzato e ho venduto diversi quadri, faccio sosta qui per una personale dal 28 novembre al 24 dicembre. Contemporaneamente miei quadri saranno esposti anche a Bassano. Ci tenevo particolarmente: a Bassano hanno inaugurato da poco la mostra di Canova, non me la potevo perdere. "Oltre lo sguardo" verrà portata poi nel resto dello stivale.

Una mostra itinerante quindi?

Sì, questa è una mostra che è costata molto in termini di fatica ed impegno; è in programma un giro d’Italia in senso orario: Milano, Vicenza, Bassano del Grappa, poi Marche, Puglia per tornare infine su Genova. Sono molte le città che hanno chiesto di poter ospitare la mostra.

Perché la scelta è caduta su Vicenza? Quali sono le tue aspettative?

Vicenza è nata perché i responsabili della GMB sono venuti a Milano in occasione dell’esposizione. Ci siamo piaciuti e da lì è nata l’idea di portare la mostra anche qui. Mi sono trovato molto bene in precedenza anche nella vicina Padova. Il Veneto mi va benissimo, come critica e come pubblico; è un terreno fertile per quanto riguarda arte e cultura.

Dario pittore. Come nasce la sua vena espressiva sulla tela e come si è evoluto nel tempo?

Inizio a dipingere da ragazzo, tra le mura di casa con mio padre che dipingeva in stile neorealista e gli zii post-macchiaioli. Ho frequentato il liceo sperimentale ad indirizzo artistico della mia città, Livorno. A farmi da maestro Giancarlo Cocchia. Conosco il pittore Maurilio Colombini e il gallerista Cesare Rotini e comincio ad esporre nella mia città natale, Livorno, e in Toscana. Inizialmente le critiche non sono state così benevole con me: gli anni ’80 non erano i tempi giusti per accogliere un nuovo espressionismo. Dagli anni ’90 pitturo solo per me, ho tenuto nascosta la mia arte, almeno fino a qualche tempo fa. "Belli sì, ma troppo all’avanguardia, futuristici…." erano i commenti sui miei quadri: dall’età di 19 anni mi sono trovato a scontrarmi con una corrente artistica locale fatta di acquemarine, paesaggi post-macchiaioli. La prima opera esposta fu un ritratto di Pier Paolo Pasolini, di stampo neorealista. Poi vennero le tele dal richiamo espressionista.

Quale invece l’occasione che ti ha portato sul piccolo schermo, alla trasmissione di successo "Striscia"?

Dopo anni di gavetta, varie ospitate e spettacoli in giro per l’Italia, la mia occasione arriva nel 1990, quando vinco "Star ‘90", un concorso televisivo per nuovi talenti. Lì il primo contatto con Antonio Ricci, presidente della giuria del concorso. Rimango anni aspettando una sua telefonata promessa. L’attesa è stata premiata. Ora a "Striscia" ho uno spazio fisso.

Cosa ti ha portato a rendere pubblico il Dario pittore?

A spronarmi le positive recensioni di Luciano Caprile e Giancarlo Vigorelli, che mi hanno portato ad affrontare una città quale Milano con una certa serenità e sicurezza in me stesso. Parte del merito va anche ad Antonio Ricci che mi ha incoraggiato in quest’avventura.

Vigorelli parla delle tue opere giudicandole "spettrali, deformi e deformanti, ma solide, aggressive e persino paurose". Qual è il tuo messaggio?

Attraverso un’opera dò voce all’emozione interna. Angosce: quelle esistenziali e quelle della mia città, Livorno, polo industriale, con ciminiere e fumo che ha del drammatico, che spesso nei miei quadri si camuffano in sigarette; case, accoglienti ma che allo stesso tempo si presentano come dimensione vuota.

Quanto tempo dedichi alla pittura e preferibilmente in che momento della giornata?

Di notte, io ho sempre dipinto di notte. Meno male che allora non ho impegni legati alla televisione: i servizi di "Striscia" sono pre-serali o serali. Posso permettermi di fare tardi e svegliarmi dopo il mattino. Fino ad ora sono riuscito a conciliare i due impegni.

C’è qualche affinità o discordanza tra la vita di spettacolo e quella di pittore? E se sì, quali?

La voglia di comunicare, di esprimere un qualcosa è indubbiamente un aspetto in comune alle due attività. In entrambe c’è poi del personale, nei quadri soprattutto. Il rapporto tra i due impegni è tormentato, è sempre quello del doppio: come c’è la doppia personalità nel momento in cui mi infilo dentro un personaggio, così c’è il doppio anche nell’arte di dipingere perché va a contrastare quella che sembra un’unilateralità dirompente. In realtà io cerco di far ridere, non è che rido molto. Questo sdoppiamento di personalità trova le sue radici a partire dalla famiglia: mio padre dipingeva, mio nonno recitava.

Se un giorno fossi costretto a scegliere tra Dario trasformista e Dario pittore, dove indirizzeresti la tua scelta?

Ho avuto più occasioni per pensarci… Rinunciare a pennello e tela sarebbe difficile; ho cominciato ragazzo e non ho mai smesso.

Eppure vestire i panni di Valentino, Vasco Rossi, Gianni Morandi o Roberto Cavalli ti ha agevolato nella tua carriera di pittore, vero?

Non lo metto in dubbio, però molti, come lo stesso critico Giancarlo Caprile, mi hanno consigliato di non mischiare gli interessi. Cerco di essere creativo, non dozzinale, insomma credibile. Se il personaggio artistico è considerato anche un creativo ben venga l’associazione tra imitatore e pittore.

Quali sono le tue prospettive per il vicino futuro?

Bè, finche c’è "Striscia" c’è speranza…! L’obiettivo è uno show personale, se n’è parlato tante volte con Antonio Ricci. Prima o poi lo faremo! Per ora i servizi di "Striscia la notizia" sono un grosso impegno. Il tg satirico mette in onda 220 puntate l’anno. Non ho mai mollato prima, figuriamoci adesso!

Benedetta Centin

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