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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Novembre- Dicembre 2003 (a cura di Giovanna Grossato)


APPUNTAMENTI D’ARTE

Vicenza - Girolamo dalla Guarda. Ritratti - Galleria Hotel Castello  “Ritratti”,  schegge di una realtà impossibile.

Dalla Guarda espone alla Galleria Hotel Castello una serie di ritratti caratterizzati da quella scrittura pittorica che è divenuta negli ultimi anni una caratteristica specifica del suo linguaggio, particolarmente concentrato sul segno colorato: filamenti policromi si dipanano sulla superficie del dipinto, ciascuno con un suo ruolo specializzato nella costruzione di un elemento visivo globale, collaborando tutti alla definizione formale della figura. Una sorta di divisionismo in cui ogni linea determina, in virtù della propria funzionalità con altri elementi affini, il valore olistico dell’insieme e ne fornisce contestualmente anche il significato.

Questo affinamento particolare del valore semantico del segno costituisce l’approfondimento tecnico dell’ultimo decennio di attività di Dalla Guarda e aveva avuto origine, quasi casualmente, nei primi anni Novanta durante il soggiorno inglese del pittore, con l’utilizzo dei carboncini (veri e propri tizzoni spenti di legno scovati tra la cenere del caminetto), strisciate di vino rosso, di tè, di coca-cola o di quant’altro di colorato e utilizzabile al tratto si trovasse sui resti di un pasto o di una serata trascorsa a bere e a chiacchierare attorno al fuoco.

In realtà, malgrado il titolo, la mostra presenta oltre ai visi anche  una serie di situazioni altrettanto funzionali alla rappresentazione della realtà.

Il valore del soggetto appare del tutto relativo: un bacio, una rissa, il poltrire sulla soglia della casa o sul letto, ogni brandello casuale di quotidianità è buono per esprimere, in una sorta di graffiante rappresentazione tipicizzata, la vita dell’uomo moderno ostaggio del proprio tempo, avviluppata  in un reticolo di linee che ne imprigionano l’essenza fondamentale, ne impediscono la capacità esistenziale a procedere verso una destinazione precisa.

Al pari dei protagonisti dei dipinti di Munch, anche questi esseri silenziosi di Dalla Guarda lanciano a labbra chiuse il loro grido, soli anche sulla soglia di casa, soli mentre fanno l’amore o si pongono l’uno di fronte all’altro con gli occhi serrati; soli nella reciprocità senza legami di una realtà che dissipa valori e affetti.

Apparentemente inerti, colte in un fare irrilevante, le sue figure paiono rappresentare anche la crisi del rapporto tra arte e società, già annunciata dal pittore nelle opere degli anni Ottanta e Novanta, dopo le prime focose esperienze dell’informale del decennio 1970. Ora però l’esplosione tranquilla di quel disagio sembra pregno della consapevolezza della perdita di centralità dell’uomo e dell’ingovernabile significato del suo operare e del suo essere nel mondo. Così la ricerca dell’artista è tutta concentrata sul linguaggio, terreno neutro del sentire ma pieno dei significati moderni; la figuratività delle sue opere di questi ultimissimi anni esprime la ricerca di un rapporto nuovo tra l’artista, i materiali con cui lavora e il gesto creativo.

La continuità del contorno serve ad affermare e ribadire il fatto che la figura e lo spazio sono entità separate e l’utilizzo semplificato del materiale non riconduce solo formalmente ma anche storicamente a quel “poverismo” che caratterizzò i linguaggi della metà degli anni Sessanta e che  denunciava e prefigurava la decultura e la frantumazione della realtà (e dell’arte) che è ora segno della contemporaneità.

La mostra rimane aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 22.00 fino al 31 gennaio

Giovanna Grossato

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