L'ultimo dei
Lib-Lab
Il nuovo anno ha
portato con sè una brutta novità, la morte
di Norberto Bobbio. Uno dei pochi italiani
della cultura, quella con la C maiuscola,
veramente conosciuti e apprezzati anche
fuori confine. Un autore di saggi di
successo, tradotti, venduti e studiati in
tutto il mondo. Ancora oggi, infatti, in
molti corsi universitari di filosofia del
diritto, storia del pensiero politico e
materie affini, i suoi saggi vengono
utilizzati come apprezzati libri di testo.
Bobbio aveva il
dono della chiarezza, qualità rara in un
filosofo, e la capacità di suscitare intensi
dibattiti, anche fuori dal mondo
accademico, e di provocare convinte
adesioni, ma anche critiche, fuori e dentro
del mondo politico. Era un uomo di sinistra,
ma certamente, appartenendo anagraficamente
ad un’altra epoca, di una sinistra ben
diversa da quella di oggi, cara a Prodi e a
Fassino. Aveva sognato, in epoche di
rivoluzioni palingenetiche, di costruire una
moderna sintesi fra libertà e uguaglianza,
contribuendo alla nascita del Partito
d’Azione, ma evidentemente, come si dice in
gergo, i tempi non erano maturi. Respinte
con dignità le accuse di filo-fascismo per
una lettera inviata, dal carcere, a
Mussolini, con cui aveva richiesto allo
stesso dittatore la grazia, Bobbio ritornerá
alla politica attiva solo negli anni
settanta, dopo due decenni ininterrotti di
studio e insegnamento, a Padova prima e poi
nella sua Torino. Una città, quest’ultima,
che il filosofo amerà anche e soprattutto
per il suo ruolo simbolico, quasi si
trattasse di una sorta di Parigi ‘giacobina
e comunarda’ all’italiana. Torino era nel
suo immaginario l’unica ‘ville lumière’ in
cui si era realizzato, seppur parzialmente e
solo momentaneamente, il sogno di
riunificare Gramsci e Gobetti in un’unica
grande chiesa, per dirla alla Jovanotti.
Per un certo
momento, specie a cavallo fra gli anni
settanta e ottanta, il nostro credette di
avere trovato una casa accogliente nelle
fila di quello che fu il partito di Nenni e
Turati, ma
i contrasti con
Craxi, ‘la grande occasione mancata’ dalla
sinistra italiana, e l’accusa al leader
maximo di aver dato vita ad una democrazia
dell’applauso lo allontanarono anche dal
PSI. Nel 1994, scrivendo ‘Destra e
sinistra’, un pamphlet leggibile anche per
il grande pubblico, ottenne il record di
vendite. Ma il Bobbio migliore resta a
nostro avviso quello di ‘Quale socialismo’ e
‘Né con Marx, né contro Marx’. Perchè si
tratta del Bobbio utopico, che sogna di
relizzare la grande, forse irrealizzabile,
sintesi. Alla faccia di Blair e di tutti i
‘parvenu’ della politica contemporanea. Nel
pantheon della cultura liberalsocialista,
accanto ai fratelli Rosselli, Calamandrei,
Capitini e Gobetti, da oggi ci sarà
sicuramente uno spazio anche per Norberto
Bobbio.
Giuliano Tardivo
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