Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
 
redarrowleft.GIF (53 byte) Sport


Dopo Suzuka un altro campionato

 Archiviato il primo quarto del Motomondiale classe MotoGP, eccoci giunti all’unico appuntamento italiano fissato per domenica 8 giugno al Circuito del Mugello. Il campionato vi approda, con alla testa il pilota che lo ha già condotto dall’inizio alla fine nelle ultime due edizioni, Valentino Rossi. Niente di nuovo sotto il sole quindi, nonostante gli avvicendamenti invernali nei team, l’avvento di nuove importanti “squadre corsa”, il brulicare di tecnologia elettronica ed il ritorno alla ribalta dei suoi vecchi “guru”: a dettar legge è sempre lui.

Il campionato 2003 ha però riservato, malgrado le apparenze, più di una sorpresa, tutte tristemente legate purtroppo all’evento luttuoso di Suzuka, alla prematura scomparsa di Daijiro Kato, giovane promessa del motociclismo giapponese e unica speranza nipponica per la conquista del più ambito titolo mondiale.

Il dolore profondo e l’incredulità nel vedere perire un collega per un incidente di gara, cosa che nel Motomondiale non avveniva da un ventennio circa, ha dato voce e vigore alle richieste dei piloti in materia di sicurezza, richieste per troppo tempo delegate a chi svolgeva il compito di mediatore tra business, spettacolo e calcolo del rischio, sicuramente un insieme difficile da coniugare.

Il dopo-Suzuka ha visto la costituzione di una Commissione Sicurezza dei Piloti, subito legittimata dal riconoscimento degli organi istituzionali del campionato, Dorna come organizzatrice e F.M.I. come responsabile legislativo e di controllo.

Valentino Rossi, Sete Gibernau, Nobuatsu Aoki e Kenny Roberts Jr. i quattro rappresentanti degli atleti per tutte e tre le categorie, hanno svolto subito un gran lavoro, indicando un punto pericoloso da modificare per la pista di Jerez e facendo cancellare il comma 1 dell’articolo 1.28 del regolamento MotoGp dove, in caso di ripartenza dopo gara sospesa per la pioggia, era prevista l’entrata in scena della Pace Car, auto della direzione corsa a cui avrebbero dovuto accodarsi causando un pericoloso raffredamento dei pneumatici ed una corsa spasmodica al cambio gomme, eventi che mal si addicono alle moto, diversamente dalla Formula 1.

Il GP del Giappone ha anche avuto un ruolo fondamentale per la carriera del compagno di squadra di Kato, quel Sete Gibernau, spagnolo simpatico e belloccio, che fino ad ora aveva vinto una sola gara, nel 2002, sfruttando una scelta di gomme azzeccata su un circuito bagnato per metà.

Gibernau come da contratto, ha dovuto accollarsi la responsabilità di “prima guida” nel Team Telefonica di Fausto Gresini dopo che, forte dello sponsor di telefonia spagnolo portato in dote proprio da lui, era rimasto vittima della dicotomia che lo vedeva finanziatore indiretto e contemporaneamente fruitore di materiale inferiore rispetto al compagno di squadra, pilota “ufficiale” con moto fornita di tutte le evoluzioni Honda Reparto Corse.

Durante il Gran Premio successivo a quello di Suzuka, e per la precisione disputato a Welkom in Sud Africa, l’iberico si è superato vincendo una gara cui ha partecipato a fatica, con ancora ben impresso nella mente i tragici momenti di qualche settimana prima e con la voglia di una vittoria particolare da dividere indicando il n° 74 ben impresso su tuta e moto, in ricordo dell’amico.

Rossi nulla ha potuto, nonostante moto “ufficiale” contro moto “clienti”, nonostante un recupero esaltante figlio del suo immenso talento, nonostante abbia abbassato più volte il record della pista: Gibernau prigioniero di un momento magico, ha resistito al ritorno del campione del mondo in carica ed ha trionfato…..”Daijiro era in moto con me…”dirà poi in lacrime durante la conferenza stampa.

Fin qui, niente di nuovo comunque, Rossi finì secondo a Welkom anche nel 2002.

Difatti a Jerez de la Frontera, due settimane dopo, riappare davanti a tutti la sagoma del giallo 46 che domina la gara in lungo e in largo, concludendo in solitario “wheeling” con variante dei piedi posti sul sellino, tanto cara ai piloti di Supermotard, con la differenza di un lungo rettilineo e circa 180 Kmh in più! Valentino non smette mai di stupire e lo fa divertendosi e divertendo.

A Le Mans tutti si aspettano un altro monologo e già si ripescano vecchi articoli sul record di vittorie in una stagione, primato da eguagliare, da superare, da stracciare.

La gara francese delinea un altro trionfo del ragazzo di Tavullia, almeno fino a metà circa del suo compimento, quando la pioggia copiosa e implacabile costringe tutti ad uno stop che per effetto del nuovo regolamento introdotto quest’anno, azzera tutti i distacchi e vede ripartire il GP come non fosse accaduto nulla.

Così con gomme “rain” Rossi, che si accingeva a vincere la terza gara su quattro, deve tornare in battaglia e riconquistare quel primo posto che deteneva a pieno merito, che ora non esiste più e mai è esistito, e Gibernau, che con moto ereditata da Kato ha un’altra occasione per vincere, lui che è maestro sul bagnato.

Gli eventi meteorologici a volte fanno la fortuna degli sport motoristici, specie dove competizioni ormai virtualmente decise e virate verso la noia, danno poi vita a duelli epici grazie a benevoli scrosci, se per benevolenza intendiamo il giudizio dal punto di vista dello spettatore.

Il prosieguo è avvincente e l’ultimo giro della gara vale da solo il prezzo del biglietto: incredibili sorpassi, mosse e contromosse, derapate, staccate e quant’altro ci possa essere nel repertorio di due campioni del MotoGP.

Gibernau e Rossi le tentano tutte per prevalere e l’ultima curva l’affrontano allo spasimo, uscendo di due metri oltre il cordolo l’italiano, causa un tentativo estremo di ritardare la frenata e di mezzo metro lo spagnolo, costretto a questo per rintuzzare l’attacco: il traguardo lo vedrà primo, per una manciata di millesimi.

Il biondo pilota del Team Gresini è di nuovo sul gradino più alto del podio ed inizia a diventare una seria minaccia per Valentino, con il quale divide equamente le vittorie; ad inizio stagione non era certo dato tra i favoriti per la vittoria finale, anzi, forse non gli si accreditava neanche la possibilità di finire tra i primi tre, ma dal primo gran premio tutto è cambiato.

Chi non è mai cambiato è invece Max Biaggi.

Nel bene, molto, e nel male il romano è sempre lì, pronto a sfruttare qualsiasi passo falso del suo acerrimo rivale Rossi, del quale quest’anno ha anche la livrea gialla della moto e la relativa colorazione sulle maglie del suo fan-club.

Max che guidi una Yamaha, che guidi una Honda, su una 500 a due tempi o su una 1000 a quattro tempi, è sempre veloce, costante ed al secondo posto nel campionato.

Meriterebbe certo un mezzo pari a quello del tavulliese, ma il contratto firmato e discusso a fine estate gli concede solo la speranza che la sua squadra, condotta dall’esperto ex pilota Sito Pons, acquisti il materiale che Honda mette in vendita.

Certo il carattere di Biaggi non è di quelli che aiutano ad ottenere un clima disteso e sereno all’interno di un team corse, portato com’è spesso a polemiche fulminee e roventi con i suoi principali interlocutori; ma questo fa parte di una strategia ormai consolidata, è il suo modo di affrontare le corse ed il suo carattere deciso non lascia certo che qualcuno dorma sonni tranquilli mentre lui cerca di vincere le gare.

D’altra parte Pons è “spagnolo caliente” dal temperamento focoso, non il personaggio più facile da trattare quindi, men che meno se preso di petto.

Grande sfida per Max quindi, nei paddock ancor prima che sulla pista; per ora i risultati ci sono nonostante tutto e Rossi non manca di indicarlo come unico avversario credibile: vedremo gli sviluppi.

In casa Ducati ferve il lavoro e si stemperano faticosamente alcune incomprensioni tra Loris Capirossi ed i vertici: l’avere spesso Bayliss davanti non fa piacere all’ottimo pilota di Borgo Rivola.

Problemi di trazione ne frenano la competitività, ma la moto cresce mostrando sprazzi di assoluto valore ed è attesa al GP italiano da una moltitudine di fans che la spingeranno con entusiasmo: una vittoria al Mugello scatenerebbe il delirio!

Marco Melandri ripresosi dal brutto infortunio di Suzuka inizia a mostrare di che pasta è fatto e, data la debàcle psicologica di cui la “prima guida” Carlos Checa sembra preda, inizia ad essere ascoltato in Yamaha, riconosciuto esordiente dal gran talento.

Ancora qualche gara di assestamento e sicuramente Marco potrà essere una delle sorprese più belle del campionato, il quarto italiano al vertice, completamento del risultato di una scuola che al momento non ha rivali.

Yamaha schiera inoltre la punta di diamante Alex Barros, vincitore l’anno scorso di due GP con l’attuale squadra e moto di Biaggi e passato ai concorrenti giapponesi per avere finalmente l’opportunità d’essere la prima guida in un team.

Il suo è per ora un buon quarto in classifica generale.

Per quanto riguarda Aprilia le prime quattro uscite hanno dato esiti altalenanti: Edwards e Haga sono certo piloti di valore, ma sembra manchi quell’indicazione supplementare per far progredire la 1000 di Noale.

Il Presidente Beggio ha messo fretta ai suoi tecnici ed ai suoi piloti e vuole risultati, buoni ed a partire dal Mugello, perché una moto competitiva lo porterebbe molto vicino ad ingaggiare qualcuno, marchigiano,  che è già stato vincente insieme a lui e con cui ha un gran rapporto di stima e amicizia… e poi un bel 46 giallo su Aprilia nera  starebbe a meraviglia.

Per Suzuki e Kawasaki una stagione da dimenticare: progetti sbagliati che sembrano regredire invece di migliorare!

In Suzuki forse qualche novità in vista e l’apporto più che buono del giovane John Hopkins conducono ad un cauto ottimismo, mentre l’ex campione del mondo Kenny Roberts Jr. appare ormai rinunciatario, l’ombra di chi vinse il campionato 2000.

Kawasaki ha investito moltissimo e si ritrova in un baratro: sovente i suoi prototipi vengono doppiati in gara, andando a riempire mestamente gli ultimi posti della classifica con una costanza incredibile.

Vie d’uscita non se ne vedono.

La Proton rimane un mistero ed è ingiudicabile dato che la squadra ha dovuto mettere in pista sempre e solo la moto a due tempi dell’anno scorso, perché il quattro tempi sarà forse pronto al Mugello: il “genio dell’elettronica” che inventò il cambio sequenziale in Formula 1, John Barnard, promette che sarà un gran prototipo quello da lui creato, e che l’attesa non sarà delusa.

Nell’ambiente si avverte qualche perplessità in merito.

Un quarto di campionato quindi e Rossi in testa, poi Biaggi, Gibernau, Barros e Bayliss, tutto è ancora da decidere è tutto è ancora possibile, sempre che Valentino Rossi lasci qualche spazio all’incertezza.

Nel frattempo godiamoci la festa del Mugello, con la speranza che sia una festa colorata di rosso…….

Maurizio Ottomano

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved