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MotoGp, italians do it better

Per il titolo 2003 non ce n’è per nessuno. Lo si è visto già dalle prove di Sepang. Con la sfida Rossi-Biaggi a colpi di centesimi di secondo che ha lasciato agli altri piloti solo le briciole. Così sul podio del Motomondiale difficilmente si sentirà un inno nazionale diverso da quello tricolore

“Meno male, quest’anno non sono così avanti…” devono aver pensato i responsabili tecnici delle avversarie Honda nel Motomondiale classe MotoGp quando, a circa 10 minuti dalla fine delle prove di Sepang (Malesia) i tempi fatti registrare dai favoriti al titolo, in sella alle moto imbattibili del 2002, non erano poi così lontani da ciò che era facilmente prevedibile.

Durante i primi tre giorni “che contano”, nel tepore del clima malese, la casa di Hamamatsu si è presentata al completo, con poche novità tecniche visibili (sicuramente qualcuna in più sotto la carena) e con l’esordio vero e proprio di Max Biaggi, svincolato finalmente il 31 dicembre scorso dal contratto con la Yamaha.

In realtà l’unico altro motivo d’interesse a Sepang era costituito dalla Ducati e da un riscontro oggettivo delle reali possibilità della casa italiana di inserirsi nella lotta per il campionato, unica pretendente presente sul circuito che sembrava in grado di contrastare, almeno in parte, il dominio della Rc211V. Suzuki e Kawasaki alla luce di quei test paiono moto d’altra categoria tanta è l’inferiorità palesata, mentre l’ambizioso progetto Proton (un motore 5 cilindri a V e molta elettronica top-secret) verrà messo in pista solo intorno al 23 febbraio prossimo e per ora è limitato a prove “al banco” ed in galleria del vento.

Yamaha dal canto suo ha evitato riscontri diretti con le avversarie restando in Europa per test privati sulla ventosa pista spagnola di Jerez de la Frontera, nei quali ha comunque presentato evoluzioni interessanti rispetto alla vecchia M1, evidenziando un gran lavoro per non ripetere gli errori della passata stagione.

Così, Valentino Rossi, Hayden, Ukawa e Kato, i piloti ufficiali supportati direttamente dal reparto corse della Honda e Max Biaggi, Gibernau e Tamada, i “clienti” cui vengono fornite le stesse moto, in versione che potremmo definire “2002 evoluta”, hanno monopolizzato gran parte delle prove compiendo decine di giri ogni giorno che, secondo gli esperti, possono essere definiti “il 60% del mondiale” talmente grande è l’importanza delle indicazioni cronometriche a distanza di due mesi dall’inizio della competizione, con poche possibilità di miglioramento.

Tutto come da programma, fino al termine o quasi: Rossi il più veloce sui 2.03.2 costanti, Ukawa e Kato distanziati di poco, rispettivamente di 2 e 5 decimi di secondo, Capirossi in gran spolvero con una Desmosedici nuova ma già ottimamente sul passo dei 2.03.9 e 2.04 con l’altro pilota di talento Bayliss, Biaggi alla ricerca del feeling con la moto e quindi impegnato in giri tranquilli mai sotto i 2.04., molto staccati gli altri.

Gli appassionati di motociclismo sono piuttosto preparati rispetto alle conoscenze tecniche e per questo esigenti verso il loro sport preferito; oltretutto sono sicuramente abituati ai “coups de théâtre” prerogativa di corse che si svolgono su mezzi ad “assetto costantemente variabile”, dei quali il limite è costantemente cercato e volutamente superato talvolta. A Sepang nessuno però avrebbe mai potuto prevedere dieci minuti di grandissima tensione agonistica, gli ultimi dieci minuti, quando la maggior parte dei piloti e dei tecnici aveva concluso il proprio turno e si stava disinteressando di quello che accadeva in pista dopo 72 ore di fatica, spesa bene visto il minimo divario tra i contendenti.

Accade che Max Biaggi rientri ai box, scenda dalla moto ma anziché avviarsi nel retro chieda la gomma posteriore più morbida, quella “da tempo” per intenderci, che dura integra per un paio di giri e non di più, ma che garantisce prestazioni migliori, sempre si abbia il fegato di dare tutto in quello che i piloti amano definire il giro “ a vita persa”, appellativo che regala l’esatta immagine di ciò che il centauro rischia durante il suo tentativo.

Biaggi cambia gomma e riparte tra l’indifferenza generale, anche perché pochi hanno notato la manovra tecnica; un giro, due ed un brusio si alza nel paddock: sembra che il romano abbia girato in 2.02.8, stratosferico riscontro cronometrico, impensabile risultato che colpisce come una mazzata quanti erano ormai sicuri di un livellamento generale, di un gap forse colmabile tra qualche mese.

Tra stupore e richieste di conferma, la classe del campione ed un’ottima gomma Michelin aprono un baratro tra la sua prestazione e quella degli altri mentre il suo diretto rivale, a meno di cinque minuti dalla bandiera a scacchi è ancora in pista ignaro dell’accaduto. Con un colpo da maestro Max tenta di aggiudicarsi il primato tra i piloti all’interno della Honda e relativo enorme eco mediatico: il suo essere più veloce di tutti gli avversari a parità di moto, metterebbe in seria difficoltà Rossi per la prima volta alle prese con l’acerrimo rivale nelle stesse condizioni tecniche (lamentela ricorrente del romano nelle passate stagioni),e lo avvantaggerebbe nell’eventuale richiesta di una moto ufficiale.

Manca veramente poco alla chiusura quando un Valentino Rossi stanco e sorridente rientra presso i suoi meccanici, soddisfatto e già con il pensiero rivolto alla meritata doccia. Un sorriso ed un pensiero che svaniscono subito alla notizia del tempo fatto registrare da Biaggi e che si trasformano in furore agonistico: in un attimo la gomma posteriore è cambiata ed infilatosi il casco il campione del mondo in carica esce allo sbaraglio.

Il risultato ha l’effetto del pugno da KO non appena il cronometro si ferma sul 2.02.6: non ce n’è per nessuno e nessuno è mai stato così veloce, neanche si è avvicinato all’esserlo.

Valentino si è reso conto del valore della sua prestazione e dei rischi presi, così qualche giorno fa, durante una conferenza stampa, ha fatto sapere a Max che con sfide premature a questo ritmo si arriva difficilmente integri all’inizio del campionato, ma ha anche dichiarato di essersi in fondo divertito, specie per l’inaspettato epilogo a suo favore.

Max dal canto suo ha minimizzato ovviamente la prestazione dell’avversario ed ha risposto che al posto di Rossi non sarebbe mai rientrato in pista, accontentandosi del risultato, cosa che in verità poco si attaglia all’indole battagliera del pilota romano, ma che ben si confà alla sua capacità nelle pubbliche relazioni.

Dopo questo primo scontro quindi, c’è già gran fermento: la stampa gongola, i tifosi fremono nell’attesa e le altre case motociclistiche mestamente devono prendere atto che difficilmente il titolo 2003 farà risuonare dal podio un inno nazionale diverso da quello italiano, piccola speranza accarezzata per tre giorni e schiantata in un attimo dai due grandissimi fuoriclasse.

Datasi poi la spiccata attitudine del Motomondiale ai colpi di scena, non si deve dimenticare la prestazione di Loris Capirossi, anch’egli grandissimo campione, più lento di circa un secondo rispetto a Rossi e Biaggi.

La novità sul tempo ottenuto, secondo indiscrezioni raccolte in Ducati, indica una prestazione ottima in condizioni di gomme usurate e serbatoio quasi pieno,  questo per avere più rilievi utili specificamente sull’assetto da gara e per nascondere forse le proprie reali possibilità.

Fatte le debite proporzioni, non è difficile desumere che il buon Loris sarebbe stato sugli stessi livelli dei primi due a parità di gomma e peso e con una moto che ha ancora qualche problema di gioventù!

Inutile ricordare come finisce quel luogo comune, quello del terzo tra i due litiganti……

Maurizio Ottomano

 

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