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redarrowleft.GIF (53 byte) Lettura Febbraio 2003  
 

Il poema risorto

 E’ stato dimenticato per oltre vent’anni. Anche se ha vissuto in Italia. Ora l'Enciclopedia Treccani gli dedica un volume. E almeno in parte rende l’onore che spettava a Juan Rodolfo Wilcock. Il più grande poeta “straniero” del Novecento che l’Italia abbia mai avuto

Dopo lungo silenzio raggiunge il mercato, per i tipi dell'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, la prima opera libraria al mondo dedicata al poeta Rodolfo Wilcock. Indipendentemente dalle conseguenze che il volume, intitolato appunto "Segnali sul nulla. Studi e testimonianze per Juan Rodolfo Wilcock", con la sua uscita potrà provocare negli ambienti letterari e tra il grande pubblico, di fatto la sua messa in commercio rappresenta un evento di portata epocale. Viene squarciata la cortina di omertosa indifferenza che ha tenuto sepolto e dimenticato per oltre vent'anni dalla sua morte - datata 16 marzo 1978 - e per quasi altrettanti precedentemente, il più grande poeta non italiano del Novecento che l'Italia abbia avuto. Nel secolo scorso era invalsa infatti la consuetudine, e tuttora perdura, di considerare i poeti alla stregua di un qualunque essere umano e di assegnare loro una nazionalità, in ragione perlopiù del luogo dove nascevano, quando invece è palese a tutti che appartengono piuttosto ad una lingua,  quella che prevalentemente usano per scrivere.

Nel 1975, Wilcock, di padre inglese e madre di origini ticinesi, argentino per nascita, chiese in effetti la cittadinanza italiana. Con decreto del Presidente Sandro Pertini gli venne concessa post mortem solo il 4 aprile 1979. Non fu semplicemente per questo motivo che Wilcock non può annoverarsi come il più grande poeta italiano del Novecento. Ma chi era Wilcock? Ci basti ricordare che nacque a Buenos Aires nel 1919 e che a ventun anni fu salutato e premiato da personalità del calibro di Borges, Casàres e Ocampo quale alfiere di una nuova generazione di poeti argentini. Insofferente al regime peronista come ad ogni altro regime politico e culturale se ne andò dall'Argentina e finì con lo stabilirsi in Italia verso la fine degli anni cinquanta. Qui cominciò a scrivere in italiano collaborando a periodici quali l'Espresso e il Mondo, a quotidiani quali l'Osservatore Romano e la Voce Repubblicana e ad altri, alcuni diretti da lui stesso. Produsse raccolte di poesie ed opere teatrali, racconti del fantastico e del grottesco, romanzi e saggi.

Tradusse Borges, Joyce, Marlowe, Shakespeare, Beckett, Eliot, Genet, Virginia Woolf e altri. Conobbe e fu amico di Pasolini, Flaiano, Debenedetti, Moravia, Morante, Zolla, Cristina Campo e altri. Preoccupato per le sorti della fragile democrazia italiana, morì il giorno stesso in cui fu rapito Aldo Moro. Anche questa coincidenza pare sia stata di conforto all'operazione di rimozione della sua figura dalla letteratura italiana. Oggi "Segnali sul nulla", viene a riproporre la figura di Wilcock nella sua completezza di narratore, poeta, drammaturgo e testimone del suo tempo. L'opera, curata da Roberto Deidier, raccoglie i lavori della giornata di studi dedicata al poeta nel ventennale della sua scomparsa, tenutasi nel 1998 presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Li integra inoltre con due saggi sul periodo argentino e con un'imponente ricostruzione bibliografica, preziosissima base di conoscenza. Ne risulta un invito alla lettura delle opere di Wilcock, pur sapendo che sugli scaffali delle librerie italiane si può ormai reperire la sola sua raccolta "Poesie". A questo nemmeno troppo implicito invito val la pena di associarsi segnalando il sito www.wilcock.it, curato dagli eredi. Per quanto riguarda gli altri suoi lavori sappiamo suggerire la ricerca nelle librerie che commercializzano le cosiddette seconde scelte di Adelphi. A Milano un buon assortimento si può ancora reperire alla Fiera del Libro (tel.02 733592)

Pierpaolo Chieregato

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