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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Gennaio  2003 
 

Italians do it better

Due film americani d’animazione. E due colonne sonore in versione italiana che, dicono molti, sono migliori degli originali. Autori Zucchero per Spirit e Max Pezzali per Il pianeta del tesoro. Che in questa intervista a Nautilus raccontano cosa vuol dire adattare e riscrivere testi a volte troppo mielosi o senza senso. Anche se sono firmati da nomi come Bryan Adams e John Reznkixk

 

Il Natale cinematografico del 2002 sarà ricordato per una curiosa coincidenza: nella battaglia per il predominio dei botteghini del cinema d’animazione, indipendentemente da chi avrà riscosso maggiore gradimento da parte del pubblico e ottenuto risultati più alti per quanto riguarda gli incassi, ad uscire vittoriosa sarà l’Italia e il suo modo di affrontare il cinema. Già, perché al di là della qualità delle singole pellicole una cose è certa: le versioni italiane delle colonne sonore di Spirit e de Il pianeta del tesoro non sono solo “all’altezza degli originali”, ma – caso più unico che raro – sono addirittura migliori.

 

Sia l’interpretazione di Zucchero delle canzoni scritte da Bryan Adams e Hans Zimmer che quella di Max Pezzali del brano in originale cantato da John Reznkixk dei Goo Goo Dolls risultano essere più intense sia per quello che riguarda l’interpretazione che la traduzione. “Faccio questo lavoro da tanti anni: è sempre molto difficile riportare alla nostra realtà lo spirito di un film che proviene da un mondo diverso. Non si tratta solo di una barriera linguistica che ci obbliga ad utilizzare un maggior numero di parole. Questa è la riprova dell’impegno che noi italiani mettiamo nel rendere al meglio il lavoro che viene prodotto dalle nostre case madri – spiega Roberto Morville, Creative Director di Buena Vista Italia, responsabile dei doppiaggi di tutti i film d’animazione della Disney –. Alle volte, ammesso che il pubblico la pensi realmente così, possiamo riuscire a trovare una chiave interpretativa talmente “giusta”, da potere giocarsela alla pari con la versione originale. Questo è un risultato piacevole per tutti noi che lavoriamo in questa industria, che si ottiene soltanto con la dedizione e la passione richiesta da opere così importanti e interessanti come ‘Il pianeta del tesoro’ e gli altri film Disney degli ultimi anni”.

 

Va detto che anche la concorrenza tra Disney e Dreamworks ha alzato la posta di uno scontro qualitativo di cui è certamente il pubblico ad essere beneficiario in massima parte. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Nautilus ha intervistato Zucchero e Max Pezzali.

 

Zucchero e Spirit

 

Cosa le piaceva di Spirit al punto di avere accettato di interpretarne la colonna sonora?
 

Il suo spirito no global, un po’ antiamericano, antimilitarista rappresentato da uno stallone che riesce a ribellarsi e a non essere domato dal potere. Mai come in questo momento il desiderio di libertà è sembrato così importante. Mi sono identificato in questo cavallo, perché venendo da una famiglia di mezzadri sotto padrone per me è una gran fortuna fare un mestiere che mi rende libero, faccio la musica che mi piace mi dà la possibilità di essere meno controllabile e di non essere messo in un recinto.

 

E’ d’accordo sul fatto che il film nella sua versione sia più forte rispetto l’originale?
 

I testi di Bryan Adams sono, forse, un po’ troppo sdolcinati e molto romantici, mentre il film non è così. Gli americani tendono a enfatizzare il romanticismo, ottenendo un involontario effetto smielato. Ho chiesto a mia figlia che ha adattato i testi di essere più realista possibile. Se la versione italiana è piaciuta più dell’originale non posso fare altro che esserne molto contento: vedere il film unito alle mie canzoni mi ha entusiasmato!

 

La sua unica esperienza cinematografica – peraltro rimarchevole – è stata la colonna sonora del film di Tinto Brass Snack bar Budapest che era aperta dalla trascinante Something Strong. Le piacerebbe continuare a lavorare per il cinema?
 

La musica da film è un’emozione diversa perché comunque ti devi ispirare ad una storia, non la devi creare tu, non la devi inventare e attraverso questa storia puoi far venir fuori delle sensazioni che non avresti mai provato componendo un brano qualsiasi. Sting, Elton John, Phil Collins si sono dedicati alle colonne sonore, credo sia un altro tramite per scrivere canzoni, sicuramente parte da un’ispirazione diversa, quando devi fare un album parti da un foglio bianco e butti giù sensazioni, momenti di vita tutti tuoi, per un film invece hai già le ambientazioni. In Spirit ho visto delle immagini fantastiche e vederle accompagnate dalle mie canzoni è stato veramente emozionante!

 

Max Pezzali e Il pianeta del tesoro

 

Ascoltando la sua versione della title track de Il pianeta del tesoro ci si rende subito conto che è migliore – non solo delle altre versioni latine (francese e spagnola) – ma che se la batte anche con l’originale di John Reznick. Come è stato possibile?
 

Noi italiani abbiamo incominciato a sviluppare una nostra tecnica per “localizzare” le versioni dei film. Avendo una lingua come l’italiano tutt’altro che duttile nella resa dei testi delle canzoni, ci siamo rassegnati a lavorare di più sul senso di parole che sono naturalmente più vere della maggior parte di quelle che vengono prodotte nei testi del pop anglosassone. Spesso, andando a tradurre cosa dicono molte canzoni di successo in vetta alle classifiche, ci si rende conto di quanto siano assurdi e insensati la maggior parte dei testi. Nel caso specifico il testo di base era molto buono, poi, abbiamo cercato di lavorare di più sull’intensità delle emozioni. Quello che mi dici serve solo a confermare che chi scrive in Italia, molto spesso, è più capace di chi lo fa all’estero negli altri paesi europei. Qualcosa che noi dimentichiamo un po’ troppo spesso.

 

Come ha lavorato sul brano Ci sono anch’io?
 

La grande difficoltà era che – non avendo visto il film – potevo lavorare solo sulla sceneggiatura senza sapere esattamente in che punto della pellicola sarebbe stato collocato. Se fosse stata sui titoli di coda, non mi sarei fatto alcun problema, perché lo spettatore aveva avuto modo di vivere la storia. Così, invece, ero preoccupato dal dovere rendere al meglio il tono giusto del climax della pellicola.

 

Cosa le piaceva di più di questa canzone?
 

Il fatto che fosse una ballata rock molto intensa e non un pezzo melenso. E’ una canzone dura, foriera di crisi, emblema di un nuovo cinema d’animazione. E’ il segno della crisi dell’adolescenza e della ricerca di una propria identità.

 

Qual è il personaggio del film che l’ha divertita di più?
 

Morf… una spalla buffissima ed imprevedibile.

 

Le piacciono i fumetti?
 

Moltissimo: è un linguaggio che ho sempre trovato interessantissimo. Soprattutto il mondo dei supereroi mi ha sempre affascinato.

 

A proposito: qualche anno fa lei inneggiava alla morte dell’uomo ragno in una nota canzone. Oggi si può dire che Spiderman goda di un’ottima salute…

Assolutamente sì, fortunatamente. Del resto con tutti i soldi che ha incassato altro che agonia! All’epoca l’uomo ragno rappresentava quell’immaginario che il mondo degli adulti sembrava avere cancellato. Era l’epoca in cui i supereroi non trovavano più spazi e le edicole erano invase, invece, dai Manga. Per me: Hanno ucciso l’uomo ragno era un modo per invocare il ritorno della fantasia in un mondo diventato un po’ gretto. Cosa che adesso puntualmente è accaduta, anche in virtù di film come X men e dei prossimi Hulk e Daredevil.

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