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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Settembre 2002


Hugh Grant, finalmente antipatico

Abbandonato il ruolo di eroe romantico, l’attore inglese cambia pelle nel film dei fratelli Weitz "About a boy". Per diventare lo sgradevole giovane sfaticato, creato dalla penna di Nick Hornby, che pensa solo a divertirsi e che solo un bambino riuscirà a scuotere. Un ruolo non facile dove si mescolano umorismo ed emozioni forti

Eccolo lo Hugh Grant del Duemila: un attore serio e maturo che dopo Il diario di Bridget Jones e Notting Hill centra un’altra pellicola originale e moderna tratta dal fortunato romanzo di Nick Hornby, About a boy – un ragazzo. Si tratta dell’adattamento del celebre romanzo di Nick Hornby del 1998, che ha venduto più di un milione di copie soltanto nel Regno Unito e ha conquistato il primo posto nelle classifiche inglesi dei libri più venduti, seguito all’adattamento che Stephen Frears e John Cusack hanno dato di Alta Fedeltà. Messa da parte l’ingombrante e sensuale ex fidanzata, Grant dà vita ad un nuovo personaggio sgradevole e originale, dotato di un ottimo senso dell’umorismo e alla ricerca di un puro e pieno edonismo, diretto da Paul Weitz & Chris Weitz (American Pie).

Hugh Grant è Will, un londinese alla moda di trentotto anni. Ricco, single e senza figli, passa le sue giornate a fare il figo, a evitare ogni responsabilità e a conoscere nuove ragazze. Dopo una breve relazione con una madre single, Will scopre che gli incontri dei gruppi di auto-aiuto per genitori single sono un’eccellente riserva di caccia. Fingendo di essere padre di un bambino di nome Ned, comincia a frequentare le riunioni di un centro sociale e incontra Susie. È determinato a sedurre la donna, ma il suo piano trova un imprevisto ostacolo nel piccolo Marcus, figlio di un’altra mamma single.

Marcus è uno strano ragazzino di 12 anni con problemi di adattamento a casa e a scuola. La mamma hippy, Fiona (Toni Collette), soffre di depressione. L’apparente bizzarria del piccolo Marcus lo rende vittima degli scherzi e delle prese in giro dei suoi compagni di scuola. Il giorno in cui Will incontra Marcus, Fiona tenta il suicidio e lui, che vorrebbe limitarsi a fare da spettatore, viene coinvolto suo malgrado nella vita del ragazzo che pensa di aver trovato chi può risolvere tutti i suoi problemi. Dopo essere riuscito a farsi dare il numero di telefono di Will da Susie, Marcus lo chiama per chiedergli di portare lui e Fiona a pranzo fuori. Preso com’è dal desiderio di sperimentare nuove situazioni, Will accetta. Quel giorno Marcus si rende conto che Will e Fiona non si sposeranno mai, ma riesce comunque a trascinare l’uomo a casa loro e a costringerlo a sentire la loro assurda versione di ‘Killing Me Softly’. Vorrebbe scappare, ma non può. E il gioco in cui viene coinvolto è molto superiore alle sue possibilità. Facendolo confrontare con qualcosa di più solido di quanto avesse mai pensato prima.

Hugh Grant era già stato scelto per il ruolo da protagonista prima che i Weitz entrassero nel team di produzione. L’attore aveva trovato il libro interessante e divertente e aveva preso in considerazione l’idea di acquistarne i diritti per la Simian, la società di produzione di sua proprietà. La Tribeca ha accolto con grande piacere la notizia che Hugh voleva interpretare il ruolo di Will e l’attore ha firmato un contratto sin dalla prima fase di sviluppo del progetto. In un primo tempo Hugh è rimasto sorpreso nell’apprendere che i Weitz avevano intenzione di dirigere il film. "Nessuno fa sesso con uno sformato nel nostro film…" è stata la prima reazione dell’attore che ha ricordato così la scena piu’ famosa di American Pie. Alla fine, però, anche Hugh Grant si è ricreduto subito dopo averli incontrati. Anche l’idea di lavorare con due registi lo convinceva poco: "Ho un fratello e non potrei mai dirigere un film insieme a lui. Ci uccideremmo in meno di una settimana, ma Paul e Chris… hanno un rapporto professionale incredibile". Hugh ha partecipato con entusiasmo alla stesura della sceneggiatura e i registi riconoscono che il suo contributo è stato estremamente utile.

Il personaggio di Will ha consentito all’attore di giocare con alcuni aspetti del proprio carattere – come aveva già fatto con successo in Il diario di Bridget Jones – e di discostarsi ulteriormente dalla figura di eroe romantico e tenero che lo ha reso tanto famoso. Molti gli aspetti del progetto che hanno attirato l’interesse di Hugh Grant: "Si tratta di una storia forte e nel contempo divertente e mi ha dato la possibilità di cambiare personaggio". A dispetto di alcune scene e dialoghi comici, i personaggi principali vivono comunque situazioni alquanto difficili e tutto sommato tristi. Hugh osserva: "La buona comicità ha sempre un una base drammatica; nel film abbiamo sempre cercato di compensare gli elementi di tristezza, in particolare certi aspetti della vita del ragazzo, con momenti più brillanti e leggeri".

m.s. 

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