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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Giugno-Luglio 2002

 

Greta gioca a Scacchi. Con Hollywood

Mezza inglese e mezza italiana ma vive in Australia. Ha sedotto Harrison Ford in Presunto Innocente ma ha rifiutato il ruolo in Basic Instinct prima di Sharon Stone. Perché, dice, preferisce il teatro e la sua famiglia alle luci della ribalta. Ora a 42 la conturbante Greta Scacchi ha accettato il ruolo della madre di un’adolescente molto dotata nel film Terza Generazione. E in questa intervista ci spiega cosa l’ha convinta a dire di si

Nata a Milano 42 anni fa da padre italiano e madre inglese, Greta Gracco è un’attrice che con il suo nome d’arte Greta Scacchi ha sedotto le platee di mezzo mondo grazie alle sue conturbanti interpretazioni in film come Il violino rosso, Misfatto bianco, Jefferson in Paris, Presunto innocente, Il bacio del serpente. Cresciuta tra Australia e Inghilterra, la bella Greta è protagonista del film Terza Generazione in cui ha il ruolo della madre di un’adolescente molto dotata. A distanza di tanti anni non rimpiange di avere rifiutato il ruolo poi andato in Sharon Stone per Basic Instinct anche se la sua carriera è stata piuttosto consegnata al teatro. Nessun rimpianto, però, per una donna elegante che ha fatto della sensualità la sua carta vincente.

Cosa le piaceva della storia descritta in Terza Generazione?

Il fatto che si raccontasse tre figure di donne che in epoche diverse hanno dovuto confrontarsi con gli stessi sentimenti. E non conta che man mano ognuna delle tre sia stata progressivamente più integrata nella cultura locale. Anzi. Sono donne che riflettono su loro stesse e capiscono insieme cosa significhi essere madre e figlia. Ogni epoca cambia, ma ogni donna scopre diventando madre gli accenti che appartenevano al suo passato. Quando io sto con i miei figli mi accorgo che assomiglio molto a mia madre.

Terza Generazione è ambientato tra gli italiani della comunità presente in Australia…

Fino all’arrivo degli asiatici e dei cinesi, gli italiani e i greci costituivano un terzo della popolazione di Melbourne. Gli italiani sono parte integrante dell’Australia e le parole che definiscono le verdure, ad esempio sono mutuate dall’italiano. L’Australia è una nazione cosmopolita dove tutti sanno cos’è un espresso lungo o corto, a differenza dell’Inghilterra. Fino ad una certa epoca gli italiani potevano addirittura vivere senza mai venire a contatto con la popolazione locale. Un po’ come se non avessero mai voluto lasciare casa…

A proposito di lasciare casa, perché non ha mai voluto mollare tutto per trasferirsi definitivamente a Hollywood?

Ho un po’ di pregiudizio nei confronti del cinema quando questo è solo business. Io vengo dal teatro e da sempre la mia passione di attrice, il mio scopo, non è quello di fare soldi, ma recitare. Avere successo e guadagnare sono un piacere, ma non rappresentano la mia sfida quotidiana. Adoro questo mestiere, perché quando ci sono personaggi affascinanti da scoprire sono felice. Saltello qua e là per casa. Durante le prove a teatro sono felice di potere rischiare e sbagliare. Quello è il senso della recitazione.

Di tutti i registi e i colleghi con cui ha lavorato qual è la qualità che ha apprezzato di più?

Amo la sperimentazione del teatro e la possibilità di sbagliare. Al cinema non c’è mai tempo di conoscersi bene con gli altri. Devo dire che Altman mi ha colpito con la sua serietà e la sua voglia di girare il film in ordine cronologico. Questo significa che alla fine il personaggio può crescere e non risulta frammentato da una lavorazione per cui contano solo i soldi da risparmiare sui tempi di ripresa.

Che ricordo ha della sua esperienza con Robert Altman?

Altman vuole che gli attori improvvisino molto dopo avere discusso a lungo con lui riguardo la loro parte. Il mio personaggio era una presa in giro di tutto quello che rappresenta Hollywood. A Los Angeles chi fa cinema crede di stare lavorando nella cosa più importante del mondo. Altman, tramite il mio ruolo, desiderava farsi beffa di tutto quello che Hollywood vorrebbe essere e non può…

m.s. 

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