Una ricerca americana scopre
che nelle classi miste si studia di meno. Così il presidente
Bush propone di dividere a scuola i maschi dalle femmine. Un
paradosso della società dell’integrazione a ogni costo.
Inapplicabile (si spera) in Italia. Anche perché chissà cosa
succederebbe nel quarto d’ora di pausa
Se
nelle scuole italiane si sta diffondendo il fenomeno del "bullismo",
con conseguenze spesso pesanti sui comportamenti negli
ambienti scolastici ed esterni, negli Usa la situazione è
tanto degenerata da compromettere la tranquilla convivenza
nelle aule. Sono in aumento, infatti, atti di violenza sempre
più gravi: omicidi, casi di maternità di studentesse minorenni
e chi più ne ha più ne metta. Anche da noi, però, non si
scherza: basti pensare a quello che succede nelle gite
scolastiche per renderci conto che è necessario ovviare al
problema in qualche modo.
Bush propone "grembiulini rosa e grembiulini
azzurri", ossia classi "monogenere", come vengono definite
oggi: Mai più maschi e femmine nello stesso banco, mai più
"libri galeotti" per dirla con Dante, quelli che ti fanno
sognare quando guardi negli occhi la compagna di banco. Basta
con le piccole complicità e gli adorabili intrighi. Clan di
scaltrissime ragazzine, perché le femmine nell’età
dell’adolescenza sono più mature e furbette dei maschi, si
affiancheranno a noiose classi di ragazzi imberbi, brufolosi
con profitti sicuramente più bassi delle femmine; nelle
statistiche più recenti, infatti, le studentesse hanno
risultati scolastici più brillanti dei maschi, sono più
competitive e più determinate nello studio. In compenso, il "merendino"
diventerà il luogo della perdizione e il cortile lo spazio del
peccato a meno che Bush non proponga anche un nuovo muro di
Berlino in ogni scuola.
Non
tutti gli studenti sono a favore delle classi miste: il
consenso aumenta con l’età. E’ del tutto indifferente per i
bambini delle elementari; alle medie si crea invece un
autentico attrito tra maschi e femmine. "Fra femmine e
maschi c’è un vero e proprio odio - dice Erika di prima
media- non vogliamo stare nel banco
assieme, ci insultiamo in continuazione, non abbiamo nessun
argomento in comune. In ricreazione ci troviamo il nostro
spazio e guai se un maschio viene a rompere. In classe mia
siamo tutti favorevoli alla separazione tra maschi e femmine".
Nei primi due anni di superiori la
situazione cambia di poco: "Le ragazze" dice Marco "guardano
solo quelli più grandi, non ci rivolgono la parola e noi siamo
spesso troppo timidi per fare il primo passo; quindi è come se
vivessimo in classi separate."
Al terzo anno scattano invece altri
meccanismi. "Lavoriamo insieme volentieri, formiamo delle
compagnie anche fuori dalla scuola" afferma Giulia, 17
anni, " alcuni flirtano in classe, ci
sono anche delle coppiette ben affiatate che nel cambio
dell’ora non fanno altro che sbaciucchiarsi".
"Classi
unisex??" ride Stefano 18 anni, "Sono pazzesche, cose
da tribunale dell’inquisizione; mi meraviglio che il
Dipartimento dell’Istruzione degli Usa possa aver proposto una
simile soluzione, anche perché la società è fatta di maschi e
femmine e la scuola deve educarti a vivere in essa". E
Andrea, 16 anni aggiunge: "E’ una
grande cavolata; Bush può andare a farsi prete, se vuole, ma
che non coinvolga tutti i maschi e non tolga loro questa
meravigliosa opportunità di entrare in contatto con il
misterioso e inesplorato universo femminile".
E i professori che ne pensano?
"Sono altre le strategie per combattere
la violenza - afferma un docente dell’ITC - Non è con i
divieti che si affrontano i problemi che si rispecchiano nella
scuola, ma non nascono né si risolvono in essa. E’ la crisi
dei valori di un sistema di capitalismo avanzato che ormai
incrina e devasta le giovani generazioni americane. Non è
certo separando i maschi dalle femmine che si educa alla
serena convivenza". Afferma invece un preside di liceo: "Ritengo
la proposta decisamente paradossale. E' un paradosso che nella
patria dell'integrazione ad ogni costo si affronti, sia pure a
livello intellettuale, una proposta di questo tipo. Lo sforzo
dei paesi che si dicono culturalmente avanzati deve essere
quello di tutelare e valorizzare le diversità.