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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Aprile 2002


Indovina chi viene a cena (dopo avere vinto l’Oscar...)

E’ la prima volta nella storia del cinema che tre attori neri possono esibire tutti insieme la statuetta che costituisce il più ambito riconoscimento del mondo del cinema. Sidney Poitier, Halle Berry e Denzel Washington sono state le uniche "buone" notizie di un’edizione scialba, complessivamente nervosa dove nessun bel film si è davvero imposto sugli altri. A parte, ovviamente, A beautiful mind di Ron Howard che fatti salvi gli spettatori di un altro premio all’odioso Russell Crowe ha conquistato i riconoscimenti in tutte le categorie davvero meritate. (Film, sceneggiatura non originale, regia, miglior attrice non protagonista). Ci poteva essere quello per la colonna sonora, ma è stato evidentemente destinato a Il signore degli anelli a parziale ricompensa per tredici candidature vanificate in poche ore. Anche se il protagonista de Il gladiatore alla sua terza nomination, avrebbe potuto aspirare al premio, la sua lacerazione tra il grande artista e l’uomo borioso e meschino, che lo rende così antipatico non fa gridare allo scandalo per il suo mancato riconoscimento.

Fa, invece, gioire doppiamente per il premio andato a Washington che, forse, lo merita più alla carriera che per il discutibile Training Day. Un risarcimento in solido di quello non vinto per Hurricane nell’anno dell’affermazione di American Beauty e di Kevin Spacey. In questa annata tanto debole, l’Academy ha comunque reso giustizia dell’incomprensibile sovraesposizione di film non meritori di tanta attenzione come Il signore degli anelli, Gosford Park e In the bedroom. Se da un lato può dispiacere che Moulin Rouge sia stato tanto trascurato, colpisce il mancato riconoscimento alle due sceneggiature più originali come I Tenebaum di Wes Anderson e Memento di Christopher Nolan. Il premio a Gosford Park non fa felice nessuno. Da notare che nella nuova categoria del film d’animazione Shrek ha avuto la meglio su Monsters & Co. una lotta all’ultimo voto che lascia comunque soddisfatti.

Così come fa piacere vedere Jim Broadbent, ottenere la statuetta come migliore attore non protagonista, lui interprete di ben tre film in odore di premio come Iris, Moulin Rouge e Il diario di Bridget Jones. Non ce l’ha fatta nemmeno Ridley Scott di arrivare al premio alla regia con il suo Black Hawk Down, ma – almeno - il nostro Pietro Scalia ha conquistato il suo quarto Oscar. Chi, forse, esce eccessivamente ridimensionato è Il favoloso mondo di Amelie cui è stato preferito No man’s land di Danis Tanovic. Già la mancata candidatura in categorie diverse oltre quella di miglior film straniero poteva essere interpretato come un segnale significativo.

Non ci resta adesso che aspettare il prossimo anno, in attesa di una stagione di film di qualità più elevata, però.

Marco Spagnoli

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