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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Marzo 2002

 
Cinema d’autore

E’ un famoso scrittore di libri. Fa politica con rabbia. Dai suoi racconti hanno tratto anche film. Ora il cileno Luis Sepùlveda fa il grande passo e diventa lui stesso regista di una sua sceneggiatura. Per amore, dice, del grande schermo

L’autore di libri di successo come La gabbianella e il gatto diventa regista con Nowhere, una storia che lui stesso definisce come "necessaria" da raccontare al cinema e con il linguaggio cinematografico. E per l'esordio dietro alla macchina da presa lo scrittore cileno Luis Sepùlveda ha sceneggiato un suo racconto su una lotta in difesa di confusi valori in cui un fratello assassina il suo stesso fratello.

Cosa rappresenta per lei girare un film come Nowhere?

Confrontarmi con una sceneggiatura. Una struttura originale che non può essere altro, così come ha detto il mio amico Tonino Guerra che l’ha letta e mi ha detto: "Va bene, ma ricordati che una sceneggiatura è una sceneggiatura!". A me piace parlare da spettatore di cinema e non da autore. Questo film ha rappresentato per me una sfida e sono stato molto contento di confrontarmi con il lavoro dal punto di vista operativo. Fare un film è un lavoro faticoso ed enorme. Sono molto felice e contento del risultato finale.

Qual è il suo rapporto con il cinema?

E’ sempre stato un rapporto molto passionale: prima da spettatore poi come autore di sceneggiature. Il cinema è un lavoro collettivo in tutte le sue fasi e questo mi è piaciuto subito molto. La mia sfida è stata quella di portare a compimento un vecchio sogno. E’ un rapporto nato come spettatore. A Santiago del Cile sono cresciuto in un quartiere proletario che aveva ben sei sale cinematografiche ognuna capiente migliaia di posti. Non c’era la televisione e così durante le vacanze estive per tre mesi e anche durante le vacanze di Pasqua e di Natale andavo al cinema a vedere almeno tre film diversi al giorno. Il lunedì i prezzi erano ridotti. Il mio immaginario è nato il sabato e la domenica al cinema. La mia tradizione culturale si chiama Metro Goldwyn Mayer, Twentieth Century Fox., Warner Bros, Universal, Cinecittà… Per questo la mia scrittura ha una matrice molto visiva. Quando scrivo io vedo su uno schermo immaginario.

E’ ancora così?

Per me sì. Per altri no. Quando vai al cinema a vedere pellicole come Black Hawk Down vivi solo un senso di grande estraniamento. Quando uno va al cinema, invece, dovrebbe avvertire una grande passione…

Qual è il film che la colpì di più da piccolo?

Come ha detto una volta Gabriel Garcia Marquez noi scrittori latino–americani non esisteremmo senza il Neorealismo italiano. Quando ho visto Miracolo a Milano sono rimasto scioccato. La proposta poetica di una realtà schifosa è qualcosa che mi ha colpito nel profondo.

Oggi a differenza di quando lei era giovane la televisione c’è. Qual è la funzione sociale del cinema adesso?

La televisione non è cattiva di per sé. Il problema è a chi sta in mano. Oggi è al servizio di un pensiero unico allo scopo di alienare le persone e così rischia di diventare cattiva. Il ruolo sociale del cinema è lo stesso di quello della letteratura, della musica, dell’arte ovvero consentire alla gente di migliorarsi comprendendo quali sono i grandi problemi del tempo in cui vive.

Cosa pensa dell’azione "politica" di Nanni Moretti di questi giorni?

Sottoscrivo in pieno quello che ha detto. Un uomo di cinema non può vivere in una sfera a parte rispetto alla società e deve partecipare con la sua capacità critica. La passività non ha alcun senso per un intellettuale. Tutte le espressioni artistiche hanno una componente politica. Sono molto orgoglioso della mia cultura di sinistra e chi vede Nowhere sa bene che il mio è un film politico. Personalmente anche io guardo all’Italia con grande preoccupazione. E’ elementare comprendere che la televisione in mano ad una persona sola con la negazione del pluralismo sia qualcosa di molto pericoloso. Gli italiani, però, sono convinto che recupereranno il coraggio civile. Questo non significa schierarsi solo contro il governo, ma anche contro dirigenti politici incapaci.

Cosa pensa di George Bush?

Penso che uno che si strozza con un salatino mentre sente nominare "i diritti umani", uno che confonde i termini economici, uno che ha nel suo curriculum la strenua difesa della pena di morte, uno che traccia un unico denominatore per Corea, Iran e Iraq sia solo un cretino… un cretino che per altro ha vinto un’elezione contestata e con la minoranza dei voti. E’ triste che i politici europei siano d’accordo con lui: significa che sono cretini anche loro. Marx ha scritto che il capitalismo ha dentro di sé i germi della propria distruzione. Questo stato di cose ha i germi del cretinismo che lo distruggeranno e che finalmente porterà all’umanità un nuovo futuro, decisamente migliore.

Lei dove abita?

A Gijon sulle Asturie. Mi piace stare lì non perché sia bello, ma per l’atmosfera di fiera opposizione che si respira. E’ l’unico luogo in Spagna dove le persone si salutano con il "salud" della Repubblica spagnola. Franco ha cercato di piegarli per anni senza mai riuscirci.

Cosa significa per lei essere di sinistra nel nuovo millennio?

Vivere una tensione etica.

m.s.

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