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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Marzo 2002

 
La film-fusion di Gabriele Salvatores

Ama le contaminazioni. Nella vita, nella musica e soprattutto nel cinema. Così il regista di Mediterraneo e Nirvana ha fatto anche nel suo ultimo film Amnésia dove ritrova Abatantuono e Rubini. Perché, dice, la società è in crisi. E bisogna trovare nuovi modi per stare insieme

Dopo Denti tratto dal romanzo di Domenico Starnone, Gabriele Salvatores torna al cinema con Amnésia, una pellicola dalla natura molto personale in cui incontra nuovamente gli amici di sempre Diego Abatantuono e Sergio Rubini con dei ruoli scritti appositamente per loro. Il film è ambientato a Ibiza dove dei quarantenni in crisi affrontano la loro vita con difficoltà e non pochi timori.

Nel cast ci sono anche Valentina Stella, Alessandra Martines e Antonia San Juan, già nota per il ruolo di Agrado nel film di Pedro Almodovar Tutto su mia madre.

Nella colonna sonora del film lei utilizza un brano di Leonard Cohen In my secret life uscito a settembre nel Cd Ten New Songs pubblicato per la Sony insieme a Sharon Robinson. Perché – in una pellicola intitolata Amnésia – inserire la canzone di un’icona della musica rock che afferma di avere dimenticato tutto quello che è accaduto prima del 1978?

Il primo motivo è proprio questo. L’altro è che volevo avere la possibilità di inserire una canzone di Cohen in un mio film sin da quando ho visto I compari di Robert Altman… La spiegazione sta tutta nelle parole della canzone che racconta di persone che hanno una vita segreta di cui non lasciano trapelare niente a coloro che gli sono vicino. Inoltre prima avevo utilizzato una canzone di Manu Chao che – stranamente – messo su quella scena sembrava caratterizzare quel momento del film più sul personaggio di Martina Stella. Il pezzo di Leonard Cohen, invece, pur rendendo più malinconica l’emozione del film, riesce a seguire e a caratterizzare tutti i personaggi.

Poi c’è Strawberry fields forever dei Beatles

E’ una delle più belle canzoni del secolo passato. Avevo già utilizzato in Nirvana l’ultimo verso Nothing is real, ovvero nulla è reale…

Nel film mancano delle figure femminili materne. Perché?

Perché altrimenti sarebbe andato in maniera molto diversa rispetto alla storia che mi ero prefissato di raccontare. Le donne hanno sempre quella capacità di cambiare le cose, smussando gli angoli e riconducendo alla ragione.

In Amnésia tutti i personaggi hanno problemi familiari. Nei suoi film, però, sembra sempre che la famiglia sia davvero in crisi…

Non solo la famiglia, ma anche i movimenti, le associazioni, i gruppi e i partiti sono in crisi. Amnésia riflette sulle bugie che si raccontano, ma offre anche l’idea che se si vuole si può riuscire a comunicare davvero. Bisogna trovare nuove forme per stare insieme.

In questi giorni si fa un gran parlare dell’attività politica di Nanni Moretti tra comizi e girotondi. Lei cosa ne pensa?

Penso che bisogna dedicare sempre una grande attenzione a tutto quello che di spontaneo viene fuori nella vita della nostra società. E’ una cosa buona e ho trovato puerili le accuse secondo cui Moretti stesse sbagliando. Dire che un intellettuale non debba fare politica è una sorta di contraddizione in termini. La politica è qualcosa di presente nelle parole di tutti noi e figuriamoci quindi se un intellettuale della caratura di Moretti non ha il diritto di esprimere il suo parere senza essere accusato di "eversione": personalmente non sono molto bravo a parlare in pubblico, ma credo che potrei esserci anche io ad una delle prossime manifestazioni.

Cosa risponde a chi ritiene che Amnésia sia stato "solo" un divertissment?

Nessuno è autorizzato a pensare qualcosa del genere. Per me il cinema rappresenta una grande fatica. Mi diverto sui set dove lavoro. Amnésia, però, non appartiene nemmeno a questo caso. Lavorare a Ibiza è stato una necessità, non la scelta di andare in un posto divertente. Non farei mai un film solo per divertirmi.

A lei piacciono le contaminazioni. Perché?

Perché le ritengo necessarie. Le cose migliori degli ultimi anni vengono fuori da delle contaminazioni. I figli delle coppie miste, la musica e la cucina fusion, l’incontro tra i generi letterari e cinematografici hanno portato a realizzare sempre le cose migliori.

Lei sfida sempre il pubblico con temi nuovi…

Avrei potuto rifare tre o quattro volte i miei vecchi film e campare di rendita, ma il mio grande rispetto per il pubblico e per me stesso me lo impediva. Preferirei smettere se dovessi fare sempre quello che so fare… preferisco cercare una scrittura narrativa mescolando dei generi. Lo faccio sin da quando lavoravo nel teatro. La contaminazione è quello che mi interessa di più.

Marco Spagnoli

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