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redarrowleft.GIF (53 byte) Tecnologia Marzo 2002  
 

Ciao cara, volo al lavoro

Da 50 anni scienza e fantascienza annunciano auto volanti, robot, case intelligenti, teletrasporti. Invece viaggiamo ancora con il motore a scoppio, pieni di smog e intasati nel traffico. Ma stavolta forse le cose stanno cambiando. Anche perché la società occidentale è arrivata al punto critico. E gli esperti promettono che entro 10 anni nelle città ci muoveremo diversamente. Sfrecciando nel cielo

Diciamoci la verità: di tutto quello che ci avevano promesso scienza e fantascienza dagli anni ’50 ad oggi non abbiamo visto quasi niente. Niente macchine volanti, robot tuttofare, cinture antigravità, scooter spaziali, case intelligenti, teletrasporti, cucine che-premi-un-bottone-e-preparo-quello-che-vuoi. Siamo ancora gli stessi, anzi in qualche caso peggio: sempre al volante delle stesse auto puzzolenti, con lo stesso motore a scoppio inventato nel 1800, con la differenza che le auto sono aumentate a dismisura. Niente robot casalinghi in stile Asimov, solo qualche elettrodomestico e per giunta stupido. Insomma qualcuno ci ha bidonato.

Però qualcosa, in questi ultimi anni, sembra essere cambiato. Almeno nelle speranze future. Questione di necessità, forse: le città intasate e gassificate hanno raggiunto il limite. Un’indagine negli Usa ha scoperto che negli anni ’90 il tempo medio di spostamento nelle città americane è aumentato costantemente. Forse la prima volta da quando è comparsa l’auto sulle strade. Insomma la curva scende di nuovo: a New York il tempo medio di spostamento di un pendolare è di 39 minuti. Da qui, anche in Europa e in Italia, la tortura diventata quasi quotidiana, utile o meno che sia: le targhe alterne, la benzina verde, l’euro 3-4-5 delle marmitte catalitiche con le macchine nuove che scadono ogni due anni e sono da buttare. E poi i nuovi combustibili, l’idrogeno, il biodiesel, i motori ibridi, le auto ad aria compressa. Tutto questo significa che siamo (almeno) in una fase critica: oltre in queste condizioni non ci possiamo più andare e la tecnologia cerca di correre ai ripari. A tentativi, magari, ma ci prova.

Per questo chi dice che già tra una decina d’anni si vedranno grandi differenze, stavolta potrebbe avere più ragione di una volta. Perché a cambiare le cose in maniera drammatica è stata la rivoluzione digitale. I microchip sempre più piccoli e potenti: loro fanno la differenza, perché nello spazio di un unghia riescono a gestire migliaia di dati e funzioni in tempo reale. E’ vero, la meccanica non ha fatto passi così grandi. Ma la gestione dei sistemi sì. E non è poco.

E’ questo che ha permesso all’inventore miliardario americano Dan Kamen di presentare qualche mese fa il suo "Ginger", quella specie di monopattino elettrico che sta sempre in piedi. Non è la scoperta del secolo, ma non va sottovalutato. E’ pulito, ha autonomia, facile da usare, costo abbordabile (almeno in Occidente). E’ un primo segno. Ma ce ne sono altri. Chi ha letto Nautilus in questi anni ricorda quando si parlava della skycar, la macchina volante. O di quella specie di "skycopter", un mini rotore sulla testa per volare che si comanda con due joystick. Idee curiose di scienziati bizzarri? No, perché sono tutte e due arrivate ai test, sotto la supervisione della Nasa, l’ente spaziale statunitense. Che in quei progetti ci crede, visto che ha voluto investirci qualche milione di dollari.

Un esperto di trasporto e di viaggi Usa, Alan Pisarski, non ha dubbi: "La società futura, sempre più ricca, chiederà con insistenza sistemi di trasporto sempre più veloci, sicuri e affidabili". Se ai primi del ‘900 quando ci si muoveva a piedi e con i carri la distanza media percorsa da una persona in un giorno era di 8 km, con l’auto si è arrivati a 80 km. Ora le ultime innovazioni tecnologiche promettono di spostare questa distanza fino a 800 km. Non fra 50 anni, ma entro 10 anni.

Ginger, skycar, minielicotteri, treni magnetici, navi che volano a 500 km l’ora (non è uno scherzo, si chiama Aquaglide e l’hanno costruita i russi: le versioni più semplici navigano e volano a 200 km l’ora, una compagnia italiana ne proverà una sull’Adriatico quest’estate), bus-navette personali (anche queste le stanno già sperimentando in alcune città del Nord Europa: esci da casa dentro a una di queste macchinette, ti inserisci dentro un "binario" comune e arrivi a destinazione). E perfino enormi dirigibili a elio grandi come un campo di calcio (si, quelli di cento anni fa ma in versione tecnologica e non infiammabile: sono quasi operativi e paradossalmente potrebbero diventare il sistema di trasporto merci dei prossimi anni).

Molto dovrà viaggiare in cielo, come nelle città pazze di Blade Runner o de Il quinto elemento. E’ là l’unico spazio rimasto, anche per il trasporto privato. Sempre alla Nasa hanno già in mente di progettare piccoli aeroporti per piccoli aerei facilissimi da guidare in "autostrade elettroniche" del cielo. Tutto automatico, non occorre nemmeno essere piloti. E’ come Internet, dicono alla General Aviation Program Office dell’ente spaziale americano: una Rete invisibile che guida i mini-aerei in zone libere dal grande traffico aereo. Quando? "Entro 30 anni" è la speranza.

Ci beccheranno questa volta gli esperti? O sono le solite favole da fantascienza e fra 10 anni saremo ancora alle prese con gas di scarico, motori a scoppio e città intasate? Come la mettono loro, con le case faccio-tutto-io e lo scooter volante, probabilmente no. Ma è vero che il cambiamento è nell’aria. E succederà magari tutto in un momento. Quando il vostro vicino di casa vi supererà la mattina mentre andate al lavoro passandovi sopra la testa su una strana macchina a forma di uovo. Per sparire, sorridente, fra le nuvole.

Alessandro Mognon

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