Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
 
redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Marzo 2002  
 

Dmitri Shostakovich, 24 Preludi e Fughe, Boris Petrushansky piano, DYNAMIC, series 2000, S 2039 / 1-3

Scomparso l’epuratore sovietico Andrej Aleksandrovic Zdanov (1948), nell’URSS di Stalin non cessa comunque il cosiddetto zdanovismo ossia la pretesa del regime comunista di esigere che l’arte, la letteratura e la musica si sottomettano alle ragioni politiche, limitandosi ad un’espressività retorico-patriottica e celebrativa. Così anche nel periodo in cui Shostakovich lavora ai suoi 24 Preludi e Fughe continua la caccia alle streghe contro i compositori "formalisti", nemici del proletariato e costantemente – come lui – fatti oggetto di reprimende e attacchi polemici sulla stampa.

Eppure paradossalmente, essendo egli oggetto di ammirazione nei Paesi oltre la Cortina di ferro, l’odiato-amato Shostakovich è inviato all’estero in vari viaggi: vedi quello a New York, nel 1949, e a Lipsia, l’anno successivo, in qualità di membro della giuria del primo Concorso Bach. Così in Germania, immerso in una stimolante atmosfera bachiana, il musicista russo inizia a fissare sullo spartito quelli che saranno i primi preludi e fughe dell’Op. 87. E meno di due anni dopo sarà proprio la vincitrice del concorso pianistico lipsiano – Tatyana Nikolayeva – a presentare in due serate, a Leningrado, la prima esecuzione del grande ciclo liberamente ispirato al Clavicembalo ben temperato di Bach.

Non è la prima volta che Shostakovich si misura con il neoclassicismo (vedi i 24 Preludi dell’Op. 34: brevi pezzi giocati tra un lirismo alquanto romantico e una disincantata ironia dissacratoria), ma con l’Op. 87 siamo ormai nella piena maturità espressiva. Manca in questo complesso lavoro in stile polifonico il parodismo irriverente che permeava i primi Preludi. E se è vero che il modello è Bach, ad onta di un certo recupero nostalgico del passato e della volontà di ribadire il principio tonale, l’assoluta modernità dei 24 Preludi e Fughe è indubbia, come la loro complessità tematica e l’elaborata polifonia.

Carattere e sviluppo del materiale musicale di tale opera – sottolinea giustamente Elena Averbakh nel libretto del CD – risultano saturi dello spirito della Russia contemporanea, giacché agevolmente sono riconoscibili "il lamento funebre (…), la ballata popolare, la canzone del soldato, la strimpellata sentimentale, le rime popolari chastushka, le danze sarcastiche, i gemiti di dolore degli ebrei, i canti ortodossi, il suono delle campane, la Marcia dei Pionieri, ed ancora le grandi masse teatrali dell’Opera Russa".

Ora pacato, ora cupo e drammatico (sebbene molto controllato) il registro stilistico di questi 24 Preludi e Fughe. Magistrale l’utilizzo del contrappunto; al limite del virtuosismo talune fughe, d’assai difficile interpretazione pianistica, che Boris Petrushansky (moscovita di prestigio internazionale ma residente da anni nel nostro Paese, dove a Imola insegna all’Accademia pianistica "Incontri col Maestro) esegue con misurata precisione grazie ad una tecnica attenta alla più minuscola sfumatura ed una sensibilità espressiva emotivamente sempre profonda e partecipe

Francesco Roat

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved