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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema ottobre 2001
 
Felafel all’australiana
 
Un produttore italiano, un regista ebreo, un attore cattolico inglese, un piatto tipicamente mediorientale diventato cibo nazionale del Continente Australe. E’ il mix che ha dato vita a “E morì con un felafel in mano”. Con qualche omaggio alla comicità di Woody Allen

Chiunque cammini per le strade di Gerusalemme, Haifa e Tel Aviv non può non essere immediatamente attratto dai felafel, piatto tipico della cucina mediterranea che in Israele sono diventati praticamente un’istituzione e un’usanza esportarla all’estero. Fino ad arrivare – insperabilmente – addirittura agli Antipodi, in Australia insieme alla comunità di ebrei arrivati in quel paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. E come spesso accade, in quel continente i felafel hanno raggiunto una tale diffusione da diventare un piatto di larghissimo consumo quanto la pizza. Adesso viene loro dedicato – addirittura - un film che ne celebra non solo la popolarità, ma anche la fascinazione esercitata sull’immaginario collettivo: Morì con un felafel in mano è la storia percorso esistenziale di un trentenne nella Sidney di oggi. Prodotto dall’italiano Domenico Procacci, il film è diretto dall’ebreo Richard Lowenstein e ha come protagonista Noah Taylor, noto al grande pubblico per le sue interpretazioni di Shine, Simon Magus e dell’imminente Tomb Raider.

Mr.Lowenstein, perché proprio i felafel sono al centro di questo film?

L’immagine dei felafel è molto prepotente. Aprono e chiudono il film come punto chiave di una storia molto moderna e scollegata dalle radici mediterranee di questo piatto.

La parola stessa "felafel" del titolo è molto fascinosa, al di là dell’ovvio contrasto ironico. Addirittura per promuovere il film avete lanciato un sito Internet con l’indirizzo www.felafel.com. Da dove nasce tale fascinazione?

In Australia i felafel rappresentano un modo di vita così come i burritos e gli hamburgers in America e la pizza qui in Italia. Sono un cibo rapido ed economico che rappresenta la base nutrizionale di qualsiasi studente squattrinato australiano e neozelandese. Soprattutto perché grazie ai vegetariani, i felafel sono diventati uno dei piatti più ambiti. Mangiare felafel equivale ad avere una filosofia e uno stile di vita molto particolari. E’ un piatto decisamente intrigante che mi ha spinto a raccontare questa storia proprio per i diversi piani di significato.

E la matrice ebraico - mediterranea di questo piatto, quanto conta?

Molto. I felafel sono un piatto di per sé multiculturale Così per un film del genere abbiamo scelto un cast multinazionale per dare senso al melting pot.

Protagonista del film è Noah Taylor, ebreo in Shine e Simon Magus, che lavora con lei ebreo per la seconda volta su un film incentrato su un piatto israeliano. Possiamo davvero dire di avere una pista ebraica…

E’ una serie di coincidenze…(ride). Noah non è ebreo, ma il suo umorismo visionario è marcatamente ebraico. Tutti noi siamo cresciuti nel segno del cinema e dello humour ebraico al punto da permetterci più volte delle citazioni da Woody Allen durante il corso del film.

Mr.Taylor, lei ha spesso ruoli da ebreo. Solo una coincidenza?

Io sono cattolico, anche se sono inglese. E come inglese non protestante appartengo ad una minoranza. Il che mi consente un approccio molto più chiaro con l’ebraismo.

Detto questo ritengo che esista una grande comunanza tra gli ebrei e i cattolici. Entrambi condividiamo una grande passione per il senso di colpa e per lo Humour. Elementi entrambi assenti nella cultura protestante, ad esempio.

Quindi come le capitano questi ruoli?

Beh, devo dire che mi piacciono molto, ma non fanno parte di un piano prestabilito.

Qual è l’elemento che convince i registi a sceglierla per ruoli da ebreo. La sua capacità mimetica, forse?

Mi piace vedere cambiare le cose, anche se credo di non farlo di più o meglio di tanti miei colleghi. Penso che i personaggi debbano riflettere al meglio la loro descrizione nella sceneggiatura, quindi mi sembra anche giusto e doveroso modificare me stesso per renderli al loro massimo. Forse, essere un amante dello spirito e della cultura ebraica rende tutto più facile, alla fine…

Morì con un felafel in mano ha una qualche chiave di lettura ebraica?

Sicuramente, a partire dal titolo. Del resto in Australia dove il film è stato girato gli ebrei hanno una forte presenza, soprattutto a Melbourne, città in cui la comunità ebraica è molto florida e grande.

M. Spa.

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