Interi siti Internet con le
planimetrie di centrali nucleari, impianti chimici, reti di
gasdotti con indicati i punti deboli. E perfino dislocazione e
dettagli dei bunker segreti del presidente Bush e del suo
vice. Gli Usa in guerra con i terroristi dicono che il web
può essere una manna per i terroristi. Per questo molti
stanno chiudendo o proteggendo i siti a rischio . Ma non tutti
sono d’accordo: che ne sarà, si domandano, dei diritti dei
cittadini ad essere informati?
Se
è vero che questa è una guerra senza tv e giornalisti
(peggio ancora che nel Desert Storm), resta sempre Internet a
darci qualche idea su cosa succede in Usa e Afghanistan. Anzi
di idee ne dà tante che negli Stati uniti stanno cercando
disperatamente di chiudere pagine web e blindare siti
governativi e non. Da quando hanno scoperto che on line da
qualsiasi parte del mondo è possibile accedere a informazioni
anche vitali, segrete e "classified" su aree
militari, nascondigli del presidente, impianti nucleari e
acquedotti metropolitani. La gioia dei terroristi, insomma.
Ad accorgersi che su Internet c’erano, ad
esempio, i particolari chiave sui bunker segreti usati dal
presidente Bush e dal vice presidente Cheney in caso di
emergenza, è stata la rete tv Abcnews. Le posizioni e la
disposizione dei centri di comando presidenziale e militare
— così come le informazioni sulla dislocazione delle loro
riserve idriche — sono insomma accessibili a tutti gli
utenti della Rete. Per gli esperti di cose militari alcune di
queste informazioni dovrebbero essere assolutamente segrete.
Invece eccole lì, basta digitare qualche indirizzo Internet
per sapere da quale cisterna viene presa l’acqua che serve
il bunker del presidente. Altro che antrace via posta: un
bidone di qualche schifezza chimica nella cisterna e ammazzi
qualche decina di generali a stelle e striscie. Una sorpresa
(il che è tutto dire) perfino per l' ex direttore James
Woolsey della CIA, che ha detto di non aver mai saputo che
tali particolari erano disponibili sul Internet. "Non
avevo proprio idea idea che fossero sul Web mappe e piani di
certe strutture – ha commentato incredulo Woolsey - E’ una
roba pazzesca…".
La cosa buffa è che i siti Internet
"pericolosi" non sono stati creati da chissà quali
nemici dell'America: sono stati progettati dai gruppi no
profit, da appassionati della Guerra Fredda e perfino dal
governo Usa stesso. E’ vero che dall’11 settembre alcune
delle pagine di Web più a rischio sono state rimosse, ma
molte altre sono rimaste al loro posto. Pronte per l’uso.
La Federazione degli scienziati americani (Fas),
un’associazione che critica l’eccesso di segretezza da
parte del governo di Washington e che per questo pubblica
centinaia di foto e documenti "riservati", ha già
eliminato dal suo sito circa 200 pagine con contenuti
"sensibili" sulla Casa Bianca e su altre strutture.
"Per
quanto orrendo sia l’abuso che l’autorità governativa fa
delle procedure di segretezza, è niente al confronto delle
migliaia di americani morti negli attentati" ha spiegato
Steven Aftergood, uno dei responsabili del Fas. Così hanno
deciso di cancellare le informazioni a rischio "almeno
fino a guerra conclusa". Stessa cosa hanno fatto gli enti
governativi: le pagine pericolose per la sicurezza sono state
o rimosse o protette da firewall (un sistema di protezione
dati dalle intrusioni via computer).
Esempi: l’Ente per il controllo dell’energia
nucleare ha chiuso al pubblico il suo sito web, visto che all’interno
c’erano dati e planimetrie degli impianti nucleari. Il sito
dell'Agenzia per la protenzione dell'ambiente non fornisce
più le informazioni sui programmi della gestione degli
impianti chimici a rischio. Il Time magazine ha riportato
qualche giorno fa che Mohamed Atta, il leader dei kamikaze
dell’11 settembre, ha sorvolato la primavera scorsa alcuni
impianti chimici nel Tennessee ed ha fatto ad un pilota locale
"domande pazzesche" (come questi le ha definite)
circa le attrezzature.
L’Ufficio di sicurezza di gasdotti e
oleodotti dei trasporti ha recentemente limitato l'accesso
alla Mappa nazionale delle condutture, che mostra le posizioni
delle condutture del gas naturale e di altri dati, comprese le
informazioni su dove eventuali perdite delle condutture
potrebbero mettere l'acqua potabile a rischio. Altro regalo
per potenziali terroristi?
Scrivono i responsabili del sito
Globalsecurity.org (gruppo simile al Fas, pubblica sul web
analisi militari e immagini via satellite): "Il sito di
un corpo di genieri dell’esercito Usa che conteneva
informazioni su un centro di comando militare sotterraneo
vicino a Washington è stato spostato dietro un firewall dopo
l’11 settembre. E per accedere ai dati ora serve la
password".
Non tutto però è così semplice. Non senza
ragione infatti alcune associazioni di diritti civili, come la
stessa Globalsecurity, hanno espresso la preoccupazione circa
l'eliminazione di questi siti: le informazioni, dicono, sono
poco utili ai terroristi ma hanno una grande importanza per i
cittadini preoccupati della sicurezza delle attività
industriali nelle loro comunità. "Così facendo ora gli
americani sono meno informati su come vengono spesi i loro
soldi, sui rischi ambientali, E i terroristi così vincono
rendendo meno disponibili queste informazioni". La stessa
Globalsecurity ha rifiutato di eliminare dal suo sito alcune
pagine che trattavano di strutture militari, richiesta che le
era stata fatta da alcuni funzionari dell’esercito Usa.
"Abbiamo controllato quelle informazioni – hanno
spiegato – E non c’era nulla che potesse aiutare un
terrorista deciso a progettare un attacco".
Google,
uno di più grandi motori di ricerca del Internet, ha fatto
sapere di aver iniziato a rimuovere le sue copie dei siti che
potrebbero minacciare la sicurezza nazionale. Anche perché su
Google sono disponibili anche quelle copie di pagine web già
dismesse o cancellate da tempo ma rimaste in archivio. Un
servizio importante per i surfers del Web, ma un'altra
sorgente potenziale di informazioni per i terroristi. Come
dire che è inutile chiudere un sito se le pagine sono state
prelevate da qualcuno precedentemente o immesse nei motori di
ricerca che le hanno magari archiviate.
Per gli esperti di sicurezza e intelligence
insomma solo un’ulteriore conferma di quanto dicono da
tempo: una volta che qualche cosa (segreti compresi) finisce
sul web è molto difficile tornare indietro per nasconderla.
Forse è ancora in giro, da qualche parte, nascosta nei
cluster di un remoto hard disk.
Alessandro Mognon