Dossier
Pedofilia
MALATI O MOSTRI?
Il Fronte di
liberazione dei pedofili, gli arresti eccellenti di Roma,
Luigi Chiatti e il piccolo Simone, il Telefono Azzurro,
Internet. La scoperta che gli "uomini neri" esistono
e sono anche forti rischia fa paura. Ma rischia di scatenare
linciaggi e giustizie sommarie. Dimenticando tra l’altro di
distinguere fra chi abusa di un bambino perché ha problemi
psichici e il mondo dove vivono gli Orchi veri
"…..nuovi
bocconcini da trovare e catturare. Incredibile a dirsi, ma
proprio come i lupi solitari mi accingo quotidianamente a
selezionare le mie prede, individuarne le loro caratteristiche
peculiari, le loro debolezze, la ricerca del loro tallone di
Achille, di quel momento particolare di disattenzione e
debolezza che le rende meno capaci di sottrarsi a una mia
aggressione".
(Dal memoriale di Roberto
Marino detto The Lone Wolf, considerato dagli inquirenti l’eminenza
grigia della rete dei pedofili italiani ed ispiratore del
Fronte di Liberazione dei Pedofili)
"Simone si è tolto la
maglietta e i pantaloncini restando con le mutandine. L'ho
fatto sedere sulla sponda del letto verso la testiera, ma
prima del cuscino e l'ho invitato a togliersi anche quelle,
senza fargli alcun tipo di violenza, ma aiutandolo a
togliersele. A quel punto quella fame di contatto fisico è
cresciuta in me tanto da non poterla dominare... Il mio gesto
è durato una manciata di secondi perché Simone si è messo a
piangere. Per impedire che i vicini sentissero, ho avuto
l'impulso di fermarlo e non so perché l'ho fatto, mettendogli
dapprima una mano sulla gola, comprimendogliela in modo tale
da farlo respirare, ma abbastanza forte da non farlo piangere.
In quel momento ho incominciato a riflettere su quello che
stava accadendo guardando la disperazione sul volto di Simone.
Avevo fatto del male a un bambino ed era la prima volta,
l'avevo sequestrato e questo era un reato grave. Di lì a poco
sarebbero tornati i miei genitori e non sapevo che fare. Mi è
parso in quel momento che mi rimanesse un'unica strada, quella
di ucciderlo e ritenevo seriamente che fosse anche la migliore
soluzione per lui...". (Brano
di una deposizione resa da Luigi Chiatti, il cosiddetto
"Mostro di Foligno", in riferimento all’uccisione
del piccolo Simone Allegretti)
"La pedofilia più che una
devianza è una patologia grave che uccide la bellezza, la
sanità e il valore umano del bambino". (Andrea
Masini, psichiatra)
Il pedofilo come paziente
Bisogna
definire mostro o malato colui che, macchiatosi di un crimine
orrendo, invoca per sé la detenzione in modo da non nuocere
più? Ad esempio Luigi Chiatti, soprannominato il "mostro
di Foligno", che tra il 1992 ed il 1993 uccise due
bambini. In primo grado venne condannato a due ergastoli e in
secondo a 30 anni di reclusione. Fu lui stesso a pregare di
lasciarlo in prigione per evitare di tornare a colpire.
Come altre patologie di natura
psicologica accade di frequente che sia lo stesso carnefice a
considerarsi vittima di sé stesso e ad invocare una
liberazione dal male, per sé stesso e per la società, ben
diversa dalla liberazione cui si riferisce l’ideologo
pedofilo Roberto Marino.
La differenza che corre tra l’abuso
di minore a fini lussuriosi e le sevizie inflitte ai minori
per puro sadismo riposa sul fondo di un pozzo profondo e
oscuro quanto la mente umana. Ma di sicuro c’è. E se Oscar
Wilde fosse vivo, potrebbe anche darci un parere sulla
differenza che corre tra le attenzioni omosessuali rivolte
agli adulti e quelle rivolte ai giovanissimi od ai minori.
Personalmente ci limitiamo a considerare che, in linea di
massima, non esiste abuso o molestia in presenza di mutuo
consenso. Ed esiste, in ogni caso, se il consenso manca o per
rifiuto o per l’impossibilità di formulare un giudizio
autonomo, come nel caso del vulnerabile minore. Ma forse non
è il caso di addentrarsi oltre in distinguo e precisazioni,
quando la stessa scienza medica non ha esattamente tutte le
risposte in tasca. Paolo Crepet, psichiatra:"La pedofilia
è una malattia e non un vizio. A nulla servono le liste di
prescrizione né tantomeno la pena di morte: serve semmai un
complesso lavoro di intelligence".
Andrea Masini, psichiatra:
"La pedofilia più che una devianza è una patologia
grave che uccide la bellezza, la sanità e il valore umano del
bambino".
Grande scalpore ha poi
suscitato la proposta del ministro della Sanità Umberto
Veronesi, di somministrare dei farmaci inibenti a chi soffre
di patologia pedofila. Se questi farmaci esistono ed agiscono
come gli psicofarmaci, l’idea a noi pare buona. Meglio della
pena di morte, della gogna pubblica o dell’ergastolo.
Veronesi è stato però accusato da più parti di voler
introdurre una sorta di "castrazione farmacologica".
Così si è difeso ed ha precisato: "La pedofilia è una
deviazione importante, che il carcere non risolve. La terapia
farmacologia non va chiamata "castrazione". La
terapia prevede l’utilizzo di farmaci che bloccano lo
stimolo ipofisario alla produzione di ormoni androgeni
dosabili secondo necessità. Quando si smette si torna nella
condizione originaria e, come molti casi dimostrano, senza
più essere affetti dalla malattia".
La caccia al pedofilo, un
fenomeno non nuovo: il caso Girolimoni.
Ecco
alcuni brani della storia di Gino Girolimoni come ce la
racconta il giornalista scrittore Enzo Catania: "Elisa
Berni, quattro anni, scomparve dal quartiere Borgo. Venne
trovata sul greto del Tevere, a due passi dal Vaticano, sotto
il muraglione della Lungara. "Fuori il mostro!",
invocava la gente. Un sacrestano, chiacchierato per le sue
"pessime abitudini", preferì uccidersi, ma non era
il "mostro"". Il mostro tornò a colpire
altre volte, in Roma.
"Capo della polizia era
intanto diventato Arturo Bocchini. Anch'egli venne convocato
dal duce che disse: "Il rapitore delle bambine sta
mettendo in difficoltà la mia politica. E' riuscito persino
ad avvelenare il recente giubileo, mentre sto tentando la
conciliazione con il Vaticano. Il bruto va trovato
assolutamente, Non si debbono più uccidere le figlie del
popolo". Bocchini, braccio teso, annuì, girò sui
tacchi, si precipitò nella sua stanza e trasmise al questore
Angelucci l'ordine del duce. L'urgenza di arrivare comunque a
un colpevole portò così a Gino Girolimoni".
"Gino Girolimoni aveva
allora trentotto anni e un guardaroba che faceva invidia ai
giovanotti del quartiere Ponte. Scapolo, spendeva per le donne
ciò che guadagnava. La sua spavalda e appariscente galanteria
l'aveva portato a fare gli occhi dolci pure a una servetta di
tredici anni, Olga Naticchiola. La servetta ne parlò ai
padroni. I padroni informarono il commissariato di zona. E
quando gli agenti videro Girolimoni in Peugeot abbordare la
servetta, non ebbero dubbi: ecco l'adescatore di bimbe, ecco
"il mostro di Roma". La mattina dell'8 maggio 1927 i
giornali uscirono prima del solito. Recavano in prima pagina
titoli a caratteri di scatola: "Il mostro è Girolimoni",
"Arrestato il bruto di Roma" e così via. Un
editorialista invocava: "Mettete al muro Girolimoni!"".
Quei giornalisti fecero scuola, almeno a giudicare dal titolo
apparso sui quotidiani Il Giorno, La Nazione ed il Resto del
Carlino che in occasione dell’omicidio di Sarah J Cusmà
Piccione, avvenuto per mano del ventitreenne Milan Nicolic,
fidanzato della sorella della piccola vittima, titolarono in
prima pagina a caratteri cubitali: "Pena di morte? Sì
Sì Sì". Ma tornando a Girolimoni, come si concluse la
sua vicenda ed il suo linciaggio?
"Ci vollero dieci mesi-scrive
ancora Catania- prima che Rosario Marciano, un magistrato
di coraggio e Ottavio Libotte, un grintoso avvocato alla Perry
Mason, riuscissero a smantellare la macchinazione messa in
piedi dal duetto Bocchini-Angelucci con l'implicita
benedizione del duce e a ricostruire a favore di Girolimoni un
alibi inattaccabile. Il calvario di
"sor Gino, il mostro delle bambine" ha fine nel
novembre del 1961. Muore solo e in povertà, ma da uomo
innocente. Non
gli venne mai concesso un indennizzo. Non ci fu nessuno che
gli offrisse una riparazione
E le sette piccole vittime rimangono senza un colpevole".
Vittorio Feltri e le liste
pubblicate su "Libero":
quando non basta fare nomi e cognomi.
Il caso Lerner-Tg1: sbatti le vittime in prima pagina.
Una proposta "geniale": album di figurine con le
foto dei maniaci!
Una "scomunica" da
parte dell’ordine dei Giornalisti della Lombardia con
proposta di radiazione, due denunce da due ignari ed innocenti
omonimi che si sono visti nome e cognome inserito nella lista
pubblicata dal quotidiano da lui diretto: Vittori Feltri ha
affrontato la questione pedofilia nel suo stile, di petto, ed
ha commesso qualche errore. L’idea di indicare alla pubblica
attenzione il pedofilo, da molti apprezzata e ripresa anche da
un giudice texano (che ha fatto affiggere dei cartelli sulle
case dei pedofili), si è dimostrata pericolosa se maneggiata
con superficialità. Feltri ha promesso che proseguirà nel
suo metodo ma che darà informazioni e riferimenti precisi.
Andrebbero pubblicati non solo i nomi ma anche gli indirizzi,
le circostanze dei fatti ed a questo punto anche le foto dei
pedofili accertati, e cioè condannati. O forse è meglio
lasciar perdere, e battere altre strade?
Non certo quella di mandare in
tv le foto proibite, scelta fatta da un redattore del Tg1 e
costata le dimissioni al direttore Gad Lerner. Questi episodi
dimostrano come ci sia molta buona volontà da parte degli
organi d’informazione nel voler sensibilizzare l’opinione
pubblica attorno ad un fenomeno rimasto fino ad oggi sommerso,
ma anche una certa dose di avventatezza (per non dire di
scandalismo). E quando ci si mette anche la genialità, il
risultato è la proposta di dare alle stampe album di figurine
dove i bambini possano individuare i loro potenziali
carnefici. In questo caso la stampa non c’entra, ha solo
ripreso la proposta, partorita da non si sa bene quali
ambienti. La notizia effettivamente c’era, il buonsenso no.
Il modus operandi ed il manuale
del perfetto pedofilo.
"The Lone Wolf"
"…..nuovi
bocconcini da trovare e catturare. Incredibile a dirsi, ma
proprio come i lupi solitari mi accingo quotidianamente a
selezionare le mie prede, individuarne le loro caratteristiche
peculiari, le loro debolezze, la ricerca del loro tallone di
Achille, di quel momento particolare di disattenzione e
debolezza che le rende meno capaci di sottrarsi a una mia
aggressione".
Territorialità, mascheramento e infiltrazione erano le
tecniche su cui Roberto Marino, ex poliziotto, capo del Fronte
di Liberazione dei Pedofili, detto The Lone Wolf, aveva
elaborato le teorie per l'adescamento, "elementi comuni a
tutti i pedo – spiega nel memoriale lo stesso Marino - che
in tutti i tempi e luoghi si sono serviti dei loro ruoli
sociali per mascherare la loro attrazione sessuale per i
bambini". Altri raccapriccianti e più dettagliati
consigli che Marino elargiva ai propri "colleghi
pedo" sono stati censurati.
Morte ai nemici dei pedofili!
E’ invece dato di sapere come
Marino intendeva regolarsi con i nemici del fronte pedofilo
quali magistrati, carabinieri, poliziotti, sacerdoti,
genitori: "Se per educare gli italiani sarò costretto a
ucciderne mille, diecimila o centomila, per me va bene, ci
sto, d'altra parte siete stati voi a cominciare con questa
campagna continua di diffamazione, non potete ora accusare me
di essermi prestato al vostro gioco". Uccidere i nemici,
dunque, e come, signor Marino? " Con l’introduzione nei
contenitori di zucchero dei bar di una farina di vetro,
polvere e granelli di vetro che ingeriti provocano gravi
lesioni allo stomaco e agli intestini, dando origine a
emorragie e in conseguenza di queste il decesso". Ed
insomma, più in generale, contaminazione alimentare o guerra
chimica. Non solo teorie visto che nell'appartamento dove
viveva l’ex poliziotto sono stati trovati materiali
altamente tossici, potenziali bombe chimiche vere e proprie.
Dopo l’arresto, la linea difensiva di Marino, riferita dal
suo avvocato, (e che noi proponiamo per evidenti motivi di
equità e di garantismo) è in sintesi questa: il manuale d’istruzioni
per pedofili, foto e video con bimbi nudi non sono farina del
suo sacco ma sono stati scaricati da internet. Le sostanze
chimiche che gli investigatori indicano come possibili
"ingredienti" di ordigni in realtà sono acidi usati
per lo sviluppo e la stampa di foto. Marino inoltre ammette di
essere omosessuale (la qual cosa non costituisce reato) ma
nega decisamente di essere pedofilo. Tuttavia il materiale in
suo possesso lo smentisce manifestamente.
Lo "schedario"
Non v’è dubbio che anche a
Marino ed a quelli come lui vada concesso il beneficio del
dubbio, ma se non sempre si tratta di mostri, si tratta
comunque di persone bisognose di venire curate, almeno con la
stessa scientificità con cui catalogano le proprie vittime, o
compagni di giochi, a seconda del livello di consapevolezza
(in qualche caso non è da escludersi che più che di vittime
si possa parlare di soggetti a loro volta mossi da
inclinazioni non esattamente "normali"): ragazzi e a
volte fanciulli elencati distinguendo i "fidanzati"
dagli "amanti saltuari", tutti registrati con nomi e
soprannomi, con l’indicazione della "prestazione"
sessuale preferita, e con la qualifica "attivo o
passivo", il "report" del tempo trascorso da
quando è iniziata la relazione e l'età dei ragazzi o dei
fanciulli. Il più giovane ha 9 anni. Nelle schede delle prede
potenziali invece, Marino, studiava ed annotava tutte le loro
abitudini, i loro hobby, le loro opinioni.
Gli inquirenti ne hanno
rinvenute a decine, nello schedario di Lone Wolf. A loro
spetterà distinguere caso per caso, ed approfondire la natura
delle varie relazioni. Sarebbe fare della giustizia sommaria
ed ingiusto nei confronti delle vittime vere e proprie
parificare la situazione del fanciullo di 9 anni a quella del
ragazzo di 17 che magari baratta la propria disponibilità in
cambio di droghe (come l’inchiesta sta facendo emergere) o
magari perché spinto da confuse pulsioni omosessuali (non è
un mistero che esse si manifestino talvolta già in età
adolescenziale). Ed a proposito di giustizia sommaria, il caso
Girolimoni basta e avanza e dovrebbe servire sempre da monito.
Sta di fatto che il modus operandi del pedofilo, a quanto è
dato di sapere, non è né limpido né disinteressato, si
fonda sulle astuzie dell’adescamento e quasi mai sullo
slancio delle affinità elettive.
Il Partito dei Pedofili
Attenzione! Lupo Solitario non
è poi tanto solo. Si deve al procuratore Diego Marmo l’uso
dell’espressione "Partito dei Pedofili". Da
Napoli, dove cura il ramo italiano dell'inchiesta sulla
pedofilia via Internet, il procuratore lancia l'allarme:
"La pedofilia è molto più estesa di quanto sia uscito
fuori finora da questa inchiesta. Le stesse famiglie si
chiudono a riccio e non denunciano il fenomeno". Ma il
fatto più pericoloso per Marmo è che in questa vicenda
"entrano personaggi con un'alta collocazione sociale e
con una cultura medio alta".
Don
Fortunato Di Noto, fondatore di Telefono Arcobaleno, è della
medesima opinione: Don Fortunato condivide le affermazioni del
procuratore Alfredo Ormanni a proposito
dell'esistenza di una lobby pedofilia in Italia che ha
sostegni politici: "Esiste senz’altro una lobby
pedofila. Lo abbiamo denunciato due anni fa e in quattro anni
abbiamo fatto 29 mila denunce. Ma è già un ostacolo tecnico
è il fatto che il ministro Bianco afferma che non ci sono
server pedofili in Italia e questo non è vero. Nel nostro
Paese c'è una profonda sottovalutazione del problema" Ed
il pubblico ministero Paola Mastroberardino conferma la
tendenza dei pedofili ad associarsi ed organizzarsi. "È
l'aspetto più pericoloso"-avverte- "Molte persone
coinvolte nell'inchiesta aderiscono al 'Fronte pedofilo
internazionale' danese, ritengono liberticida la nuova legge
antipedofilia entrata in vigore l'11 agosto scorso, predicano
l'ideologia del perfetto pedofilo, e cioè, il riconoscimento
della sua liceità".
Azioni di contrasto attuate e
proposte
Pierluigi Vigna, procuratore
antimafia: "Serve una convenzione internazionale".
"Per tutti i reati che hanno dimensioni transnazionali,
quindi anche quelli che riguardano la pedofilia e il traffico
di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, è
necessario un forte coordinamento interno delle indagini.
Nell'era di Internet è inoltre difficile colpire i reati
cibernetici senza una convenzione internazionale. Ne occorre
una, ha detto, che individui norme e regolamenti più
appropriati"
Antonio
Manganelli, direttore Criminalpol : "Da internet possono
giungere anche aiuti"
"La collaborazione dei cittadini nella lotta contro la
pedofilia può arrivare anche attraverso Internet"
sottolinea Antonio Manganelli, direttore della Criminalpol e
vice capo della polizia.
Presidio delle scuole, maggiore
informazione alle vittime potenziali ed istituzione di squadre
speciali
Il direttore della Criminalpol
ha inoltre comunicato che a partire da settembre agenti della
polizia saranno maggiormente presenti nelle scuole per
continuare "in maniera più sistematica e stabile"
l'opera di prevenzione del fenomeno pedofilia. Verranno
istituiti corsi per educare i bambini su come difendersi dagli
abusi sessuali. Presto sarà distribuito un opuscolo
informativo per i minori. Sarà poi importante intensificare
il rapporto con i cittadini. La Polizia ha chiesto la
collaborazione dei navigatori di Internet affinché segnalino
ai siti istituzionali casi di pedofilia o gli indirizzi Web di
siti dedicati alla pornografia infantile e allo sfruttamento
sessuale dei minori. Sono in allestimento, inoltre, squadre
speciali di polizia, ancor meglio addestrate a muoversi nei
meandri dell’informatica e non solo. Soprattutto nei meandri
dell’ambiente dei "pedo" e delle loro menti. Il
lavoro che questi agenti dovranno svolgere sarà tanto
importante quanto delicato e non dovrà mai sconfinare in
odiose cacce alle streghe o esercizi di giustizia sommaria.
Gian Maria Maselli
|