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redarrowleft.GIF (53 byte) Attualità Giugno 2001  
 
Dossier Pedofilia

MALATI O MOSTRI?

Il Fronte di liberazione dei pedofili, gli arresti eccellenti di Roma, Luigi Chiatti e il piccolo Simone, il Telefono Azzurro, Internet. La scoperta che gli "uomini neri" esistono e sono anche forti rischia fa paura. Ma rischia di scatenare linciaggi e giustizie sommarie. Dimenticando tra l’altro di distinguere fra chi abusa di un bambino perché ha problemi psichici e il mondo dove vivono gli Orchi veri

"…..nuovi bocconcini da trovare e catturare. Incredibile a dirsi, ma proprio come i lupi solitari mi accingo quotidianamente a selezionare le mie prede, individuarne le loro caratteristiche peculiari, le loro debolezze, la ricerca del loro tallone di Achille, di quel momento particolare di disattenzione e debolezza che le rende meno capaci di sottrarsi a una mia aggressione".

(Dal memoriale di Roberto Marino detto The Lone Wolf, considerato dagli inquirenti l’eminenza grigia della rete dei pedofili italiani ed ispiratore del Fronte di Liberazione dei Pedofili)

"Simone si è tolto la maglietta e i pantaloncini restando con le mutandine. L'ho fatto sedere sulla sponda del letto verso la testiera, ma prima del cuscino e l'ho invitato a togliersi anche quelle, senza fargli alcun tipo di violenza, ma aiutandolo a togliersele. A quel punto quella fame di contatto fisico è cresciuta in me tanto da non poterla dominare... Il mio gesto è durato una manciata di secondi perché Simone si è messo a piangere. Per impedire che i vicini sentissero, ho avuto l'impulso di fermarlo e non so perché l'ho fatto, mettendogli dapprima una mano sulla gola, comprimendogliela in modo tale da farlo respirare, ma abbastanza forte da non farlo piangere. In quel momento ho incominciato a riflettere su quello che stava accadendo guardando la disperazione sul volto di Simone. Avevo fatto del male a un bambino ed era la prima volta, l'avevo sequestrato e questo era un reato grave. Di lì a poco sarebbero tornati i miei genitori e non sapevo che fare. Mi è parso in quel momento che mi rimanesse un'unica strada, quella di ucciderlo e ritenevo seriamente che fosse anche la migliore soluzione per lui...". (Brano di una deposizione resa da Luigi Chiatti, il cosiddetto "Mostro di Foligno", in riferimento all’uccisione del piccolo Simone Allegretti)

"La pedofilia più che una devianza è una patologia grave che uccide la bellezza, la sanità e il valore umano del bambino". (Andrea Masini, psichiatra)

Il pedofilo come paziente

Bisogna definire mostro o malato colui che, macchiatosi di un crimine orrendo, invoca per sé la detenzione in modo da non nuocere più? Ad esempio Luigi Chiatti, soprannominato il "mostro di Foligno", che tra il 1992 ed il 1993 uccise due bambini. In primo grado venne condannato a due ergastoli e in secondo a 30 anni di reclusione. Fu lui stesso a pregare di lasciarlo in prigione per evitare di tornare a colpire.

Come altre patologie di natura psicologica accade di frequente che sia lo stesso carnefice a considerarsi vittima di sé stesso e ad invocare una liberazione dal male, per sé stesso e per la società, ben diversa dalla liberazione cui si riferisce l’ideologo pedofilo Roberto Marino.

La differenza che corre tra l’abuso di minore a fini lussuriosi e le sevizie inflitte ai minori per puro sadismo riposa sul fondo di un pozzo profondo e oscuro quanto la mente umana. Ma di sicuro c’è. E se Oscar Wilde fosse vivo, potrebbe anche darci un parere sulla differenza che corre tra le attenzioni omosessuali rivolte agli adulti e quelle rivolte ai giovanissimi od ai minori. Personalmente ci limitiamo a considerare che, in linea di massima, non esiste abuso o molestia in presenza di mutuo consenso. Ed esiste, in ogni caso, se il consenso manca o per rifiuto o per l’impossibilità di formulare un giudizio autonomo, come nel caso del vulnerabile minore. Ma forse non è il caso di addentrarsi oltre in distinguo e precisazioni, quando la stessa scienza medica non ha esattamente tutte le risposte in tasca. Paolo Crepet, psichiatra:"La pedofilia è una malattia e non un vizio. A nulla servono le liste di prescrizione né tantomeno la pena di morte: serve semmai un complesso lavoro di intelligence".

Andrea Masini, psichiatra: "La pedofilia più che una devianza è una patologia grave che uccide la bellezza, la sanità e il valore umano del bambino".

Grande scalpore ha poi suscitato la proposta del ministro della Sanità Umberto Veronesi, di somministrare dei farmaci inibenti a chi soffre di patologia pedofila. Se questi farmaci esistono ed agiscono come gli psicofarmaci, l’idea a noi pare buona. Meglio della pena di morte, della gogna pubblica o dell’ergastolo. Veronesi è stato però accusato da più parti di voler introdurre una sorta di "castrazione farmacologica". Così si è difeso ed ha precisato: "La pedofilia è una deviazione importante, che il carcere non risolve. La terapia farmacologia non va chiamata "castrazione". La terapia prevede l’utilizzo di farmaci che bloccano lo stimolo ipofisario alla produzione di ormoni androgeni dosabili secondo necessità. Quando si smette si torna nella condizione originaria e, come molti casi dimostrano, senza più essere affetti dalla malattia".

La caccia al pedofilo, un fenomeno non nuovo: il caso Girolimoni

Ecco alcuni brani della storia di Gino Girolimoni come ce la racconta il giornalista scrittore Enzo Catania: "Elisa Berni, quattro anni, scomparve dal quartiere Borgo. Venne trovata sul greto del Tevere, a due passi dal Vaticano, sotto il muraglione della Lungara. "Fuori il mostro!", invocava la gente. Un sacrestano, chiacchierato per le sue "pessime abitudini", preferì uccidersi, ma non era il "mostro"". Il mostro tornò a colpire altre volte, in Roma.

"Capo della polizia era intanto diventato Arturo Bocchini. Anch'egli venne convocato dal duce che disse: "Il rapitore delle bambine sta mettendo in difficoltà la mia politica. E' riuscito persino ad avvelenare il recente giubileo, mentre sto tentando la conciliazione con il Vaticano. Il bruto va trovato assolutamente, Non si debbono più uccidere le figlie del popolo". Bocchini, braccio teso, annuì, girò sui tacchi, si precipitò nella sua stanza e trasmise al questore Angelucci l'ordine del duce. L'urgenza di arrivare comunque a un colpevole portò così a Gino Girolimoni".

"Gino Girolimoni aveva allora trentotto anni e un guardaroba che faceva invidia ai giovanotti del quartiere Ponte. Scapolo, spendeva per le donne ciò che guadagnava. La sua spavalda e appariscente galanteria l'aveva portato a fare gli occhi dolci pure a una servetta di tredici anni, Olga Naticchiola. La servetta ne parlò ai padroni. I padroni informarono il commissariato di zona. E quando gli agenti videro Girolimoni in Peugeot abbordare la servetta, non ebbero dubbi: ecco l'adescatore di bimbe, ecco "il mostro di Roma". La mattina dell'8 maggio 1927 i giornali uscirono prima del solito. Recavano in prima pagina titoli a caratteri di scatola: "Il mostro è Girolimoni", "Arrestato il bruto di Roma" e così via. Un editorialista invocava: "Mettete al muro Girolimoni!"". Quei giornalisti fecero scuola, almeno a giudicare dal titolo apparso sui quotidiani Il Giorno, La Nazione ed il Resto del Carlino che in occasione dell’omicidio di Sarah J Cusmà Piccione, avvenuto per mano del ventitreenne Milan Nicolic, fidanzato della sorella della piccola vittima, titolarono in prima pagina a caratteri cubitali: "Pena di morte? Sì Sì Sì". Ma tornando a Girolimoni, come si concluse la sua vicenda ed il suo linciaggio?

"Ci vollero dieci mesi-scrive ancora Catania- prima che Rosario Marciano, un magistrato di coraggio e Ottavio Libotte, un grintoso avvocato alla Perry Mason, riuscissero a smantellare la macchinazione messa in piedi dal duetto Bocchini-Angelucci con l'implicita benedizione del duce e a ricostruire a favore di Girolimoni un alibi inattaccabile. Il calvario di "sor Gino, il mostro delle bambine" ha fine nel novembre del 1961. Muore solo e in povertà, ma da uomo innocente. Non gli venne mai concesso un indennizzo. Non ci fu nessuno che gli offrisse una riparazione E le sette piccole vittime rimangono senza un colpevole".

Vittorio Feltri e le liste pubblicate su "Libero":
quando non basta fare nomi e cognomi.
Il caso Lerner-Tg1: sbatti le vittime in prima pagina.
Una proposta "geniale": album di figurine con le foto dei maniaci
!

Una "scomunica" da parte dell’ordine dei Giornalisti della Lombardia con proposta di radiazione, due denunce da due ignari ed innocenti omonimi che si sono visti nome e cognome inserito nella lista pubblicata dal quotidiano da lui diretto: Vittori Feltri ha affrontato la questione pedofilia nel suo stile, di petto, ed ha commesso qualche errore. L’idea di indicare alla pubblica attenzione il pedofilo, da molti apprezzata e ripresa anche da un giudice texano (che ha fatto affiggere dei cartelli sulle case dei pedofili), si è dimostrata pericolosa se maneggiata con superficialità. Feltri ha promesso che proseguirà nel suo metodo ma che darà informazioni e riferimenti precisi. Andrebbero pubblicati non solo i nomi ma anche gli indirizzi, le circostanze dei fatti ed a questo punto anche le foto dei pedofili accertati, e cioè condannati. O forse è meglio lasciar perdere, e battere altre strade?

Non certo quella di mandare in tv le foto proibite, scelta fatta da un redattore del Tg1 e costata le dimissioni al direttore Gad Lerner. Questi episodi dimostrano come ci sia molta buona volontà da parte degli organi d’informazione nel voler sensibilizzare l’opinione pubblica attorno ad un fenomeno rimasto fino ad oggi sommerso, ma anche una certa dose di avventatezza (per non dire di scandalismo). E quando ci si mette anche la genialità, il risultato è la proposta di dare alle stampe album di figurine dove i bambini possano individuare i loro potenziali carnefici. In questo caso la stampa non c’entra, ha solo ripreso la proposta, partorita da non si sa bene quali ambienti. La notizia effettivamente c’era, il buonsenso no.

Il modus operandi ed il manuale del perfetto pedofilo.

"The Lone Wolf"

"…..nuovi bocconcini da trovare e catturare. Incredibile a dirsi, ma proprio come i lupi solitari mi accingo quotidianamente a selezionare le mie prede, individuarne le loro caratteristiche peculiari, le loro debolezze, la ricerca del loro tallone di Achille, di quel momento particolare di disattenzione e debolezza che le rende meno capaci di sottrarsi a una mia aggressione".
Territorialità, mascheramento e infiltrazione erano le tecniche su cui Roberto Marino, ex poliziotto, capo del Fronte di Liberazione dei Pedofili, detto The Lone Wolf, aveva elaborato le teorie per l'adescamento, "elementi comuni a tutti i pedo – spiega nel memoriale lo stesso Marino - che in tutti i tempi e luoghi si sono serviti dei loro ruoli sociali per mascherare la loro attrazione sessuale per i bambini". Altri raccapriccianti e più dettagliati consigli che Marino elargiva ai propri "colleghi pedo" sono stati censurati.

Morte ai nemici dei pedofili!

E’ invece dato di sapere come Marino intendeva regolarsi con i nemici del fronte pedofilo quali magistrati, carabinieri, poliziotti, sacerdoti, genitori: "Se per educare gli italiani sarò costretto a ucciderne mille, diecimila o centomila, per me va bene, ci sto, d'altra parte siete stati voi a cominciare con questa campagna continua di diffamazione, non potete ora accusare me di essermi prestato al vostro gioco". Uccidere i nemici, dunque, e come, signor Marino? " Con l’introduzione nei contenitori di zucchero dei bar di una farina di vetro, polvere e granelli di vetro che ingeriti provocano gravi lesioni allo stomaco e agli intestini, dando origine a emorragie e in conseguenza di queste il decesso". Ed insomma, più in generale, contaminazione alimentare o guerra chimica. Non solo teorie visto che nell'appartamento dove viveva l’ex poliziotto sono stati trovati materiali altamente tossici, potenziali bombe chimiche vere e proprie. Dopo l’arresto, la linea difensiva di Marino, riferita dal suo avvocato, (e che noi proponiamo per evidenti motivi di equità e di garantismo) è in sintesi questa: il manuale d’istruzioni per pedofili, foto e video con bimbi nudi non sono farina del suo sacco ma sono stati scaricati da internet. Le sostanze chimiche che gli investigatori indicano come possibili "ingredienti" di ordigni in realtà sono acidi usati per lo sviluppo e la stampa di foto. Marino inoltre ammette di essere omosessuale (la qual cosa non costituisce reato) ma nega decisamente di essere pedofilo. Tuttavia il materiale in suo possesso lo smentisce manifestamente.

Lo "schedario"

Non v’è dubbio che anche a Marino ed a quelli come lui vada concesso il beneficio del dubbio, ma se non sempre si tratta di mostri, si tratta comunque di persone bisognose di venire curate, almeno con la stessa scientificità con cui catalogano le proprie vittime, o compagni di giochi, a seconda del livello di consapevolezza (in qualche caso non è da escludersi che più che di vittime si possa parlare di soggetti a loro volta mossi da inclinazioni non esattamente "normali"): ragazzi e a volte fanciulli elencati distinguendo i "fidanzati" dagli "amanti saltuari", tutti registrati con nomi e soprannomi, con l’indicazione della "prestazione" sessuale preferita, e con la qualifica "attivo o passivo", il "report" del tempo trascorso da quando è iniziata la relazione e l'età dei ragazzi o dei fanciulli. Il più giovane ha 9 anni. Nelle schede delle prede potenziali invece, Marino, studiava ed annotava tutte le loro abitudini, i loro hobby, le loro opinioni.

Gli inquirenti ne hanno rinvenute a decine, nello schedario di Lone Wolf. A loro spetterà distinguere caso per caso, ed approfondire la natura delle varie relazioni. Sarebbe fare della giustizia sommaria ed ingiusto nei confronti delle vittime vere e proprie parificare la situazione del fanciullo di 9 anni a quella del ragazzo di 17 che magari baratta la propria disponibilità in cambio di droghe (come l’inchiesta sta facendo emergere) o magari perché spinto da confuse pulsioni omosessuali (non è un mistero che esse si manifestino talvolta già in età adolescenziale). Ed a proposito di giustizia sommaria, il caso Girolimoni basta e avanza e dovrebbe servire sempre da monito. Sta di fatto che il modus operandi del pedofilo, a quanto è dato di sapere, non è né limpido né disinteressato, si fonda sulle astuzie dell’adescamento e quasi mai sullo slancio delle affinità elettive.

Il Partito dei Pedofili

Attenzione! Lupo Solitario non è poi tanto solo. Si deve al procuratore Diego Marmo l’uso dell’espressione "Partito dei Pedofili". Da Napoli, dove cura il ramo italiano dell'inchiesta sulla pedofilia via Internet, il procuratore lancia l'allarme: "La pedofilia è molto più estesa di quanto sia uscito fuori finora da questa inchiesta. Le stesse famiglie si chiudono a riccio e non denunciano il fenomeno". Ma il fatto più pericoloso per Marmo è che in questa vicenda "entrano personaggi con un'alta collocazione sociale e con una cultura medio alta".

Don Fortunato Di Noto, fondatore di Telefono Arcobaleno, è della medesima opinione: Don Fortunato condivide le affermazioni del procuratore Alfredo Ormanni  a proposito dell'esistenza di una lobby pedofilia in Italia che ha sostegni politici: "Esiste senz’altro una lobby pedofila. Lo abbiamo denunciato due anni fa e in quattro anni abbiamo fatto 29 mila denunce. Ma è già un ostacolo tecnico è il fatto che il ministro Bianco afferma che non ci sono server pedofili in Italia e questo non è vero. Nel nostro Paese c'è una profonda sottovalutazione del problema" Ed il pubblico ministero Paola Mastroberardino conferma la tendenza dei pedofili ad associarsi ed organizzarsi. "È l'aspetto più pericoloso"-avverte- "Molte persone coinvolte nell'inchiesta aderiscono al 'Fronte pedofilo internazionale' danese, ritengono liberticida la nuova legge antipedofilia entrata in vigore l'11 agosto scorso, predicano l'ideologia del perfetto pedofilo, e cioè, il riconoscimento della sua liceità".

Azioni di contrasto attuate e proposte

Pierluigi Vigna, procuratore antimafia: "Serve una convenzione internazionale". "Per tutti i reati che hanno dimensioni transnazionali, quindi anche quelli che riguardano la pedofilia e il traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, è necessario un forte coordinamento interno delle indagini. Nell'era di Internet è inoltre difficile colpire i reati cibernetici senza una convenzione internazionale. Ne occorre una, ha detto, che individui norme e regolamenti più appropriati"

Antonio Manganelli, direttore Criminalpol : "Da internet possono giungere anche aiuti"
"La collaborazione dei cittadini nella lotta contro la pedofilia può arrivare anche attraverso Internet" sottolinea Antonio Manganelli, direttore della Criminalpol e vice capo della polizia.

Presidio delle scuole, maggiore informazione alle vittime potenziali ed istituzione di squadre speciali

Il direttore della Criminalpol ha inoltre comunicato che a partire da settembre agenti della polizia saranno maggiormente presenti nelle scuole per continuare "in maniera più sistematica e stabile" l'opera di prevenzione del fenomeno pedofilia. Verranno istituiti corsi per educare i bambini su come difendersi dagli abusi sessuali. Presto sarà distribuito un opuscolo informativo per i minori. Sarà poi importante intensificare il rapporto con i cittadini. La Polizia ha chiesto la collaborazione dei navigatori di Internet affinché segnalino ai siti istituzionali casi di pedofilia o gli indirizzi Web di siti dedicati alla pornografia infantile e allo sfruttamento sessuale dei minori. Sono in allestimento, inoltre, squadre speciali di polizia, ancor meglio addestrate a muoversi nei meandri dell’informatica e non solo. Soprattutto nei meandri dell’ambiente dei "pedo" e delle loro menti. Il lavoro che questi agenti dovranno svolgere sarà tanto importante quanto delicato e non dovrà mai sconfinare in odiose cacce alle streghe o esercizi di giustizia sommaria.

Gian Maria Maselli

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