Proibizionismo e
antiproibizionismo
Da Adamo ed Eva
a Umberto Veronesi
Droghe, prostituzione,
sesso, alcol, fumo. Ci sono Paesi che vietano tutto, altri
dove c’è lo spinello libero e la galera per un seno nudo. E
altri ancora dove tutto è permesso. E’ un dibattito che tra
razionalisti e proibizionisti ci portiamo addosso da secoli.
Così proponiamo un mini-dossier sull’argomento. Con pareri,
posizioni e suggerimenti diversi. Per capire se nell’anno
domini 2001 non sia giunta l’ora di lasciare che gli uomini
decidano da soli come vivere la propria vita
"Il proibizionismo ha
fallito e le droghe leggere non hanno mai ucciso nessuno"
- Umberto Veronesi,
ministro della Sanità
L’autore di questo mini-dossier non era
vivo all’epoca in cui animi nobili ed evoluti quali Zola,
Hugo, Verlaine, Baudelaire e via dicendo, trovavano sollazzo
in una bevanda chiamata assenzio. L’assenzio veniva servito
tanto nei centralissimi ed eleganti caffè europei quanto
nelle bettole più modeste, ed aveva trovato un grandissima
diffusione tra tutti gli strati sociali prima che ne venisse
giustamente decretata la messa al bando per i suoi nocivi
effetti collaterali. L’autore non era ancora in vita quando
la mafia italoamericana ha prosperato col commercio
clandestino di superalcolici, né quando a Contrà Torretti,
nel cuore di Vicenza, era attiva la "Casetta dello
Zucchero", una delle tante case chiuse italiane pre-Legge
Merlin. E neppure ha assistito alla messa al bando del Clinto,
il celeberrimo "vino dei carrettieri".
Ha assistito però alla diffusione delle droghe
sintetiche e della prostituzione pubblica, dei club
di lap dance, al proliferare di "massaggiatrici"
e "cartomanti" ed alle campagne
antitabacco associate al proliferare dei distributori
automatici di sigarette 24 ore su 24. Ha assistito anche
alla nascita dei leggendari California Dream Man, che
magari presto apriranno la strada, è il caso di dirlo, a
nuove figure professionali maschili. Ha ben presente quindi di
trattare una questione annosa e spinosa, e si rende anche
conto che tutto ciò che si pensava (ma davvero qualcuno lo
pensava?) di aver spazzato fuori dalla porta, è rientrato
dalla finestra, come sospinto da un beffardo e maligno rèfolo
di vento. Il proibizionismo ha spazzato controvento, verrebbe
da dire, se non fosse che non di venticello si tratta, ma dell’impetuosa
tempesta che da sempre alberga nella natura umana. Certe cose,
diceva un vecchio adagio, "tirano" sempre. Sia che
si parli di sesso o cocaina o sigarette.
Pare che da che mondo è mondo, il
cosiddetto vizio si intrecci saldamente con la cosiddetta
virtù nei cromosomi della razza umana. Il patto sociale di
hobbesiana memoria serviva apposta a favorire una convivenza
tra gli esseri umani evitando nocivi eccessi nella
manifestazione della libertà personale di ciascun singolo,
senza scomodare ogni volta Dio in persona o l’inquisizione
antiproibizionista.
Per giungere all’era contemporanea, giova
ricordare che tra le nostre laboriose campagne venete
resistono alcune sacche di nostalgici tra i vecchi saggi nonni
(per usare un’immagine dell’iconografia classica e
buonista alla Mulino Bianco). Nostalgici di cosa? Non certo
del tradizionale fiaschetto di vino, tutt’oggi vivo vegeto e
legale, ma della canapa e dei suoi molteplici usi, non
ultimo quello voluttuario. Tutto questo prima che il cotone,
nuovo re del mercato post rivoluzione industriale, la
spazzasse via dalla luce del sole e del mercato legalizzato.
Ma non dalle menti di alcuni cari, vecchi nonni bucolici e di
alcuni loro nipoti e pronipoti industrial-epicurei, se sono
veritiere le cifre fornite dai ministeri dell’Interno di
tutto il mondo. In ottica moderna si potrebbero sollevare
dubbi, con bonaria ironia, persino sui reali contenuti della mela
di Adamo ed Eva, capostipite di tutti i frutti proibiti da
quando la razza umana ha fatto la sua comparsa sulla terra.
Vietato vietare
In questo articolo vengono riportati i
passaggi salienti degli interventi di personaggi pubblici che
apertamente affermano che le battaglie di retroguardia in
materia di libere scelte personali hanno fatto il loro tempo.
In tutto il mondo si fa sempre più netto ed articolato il
solco tra quanti sostengono che reprimere sia la medicina
migliore e chi sceglie di lasciare ai singoli, adeguatamente
informati, la scelta. Dalla prostituzione, agli alcolici,
dalle sigarette sino alle famigerate droghe
pesanti e leggere (che la medicina definisce "sostanze
psicotrope" o "droghe d’abuso" in quanto il
termine droga di per sé indica delle sostanze
chimico-farmaceutiche legalmente prodotte e somministrate), il
dibattito tra razionalisti e proibizionisti si fa sempre più
serrato e sta tra l’altro confermando come le tesi
razionaliste (o antiproibizioniste che dir si voglia) siano
tutt’altro che di minoranza.
Tutti i pareri riportati che non appaiono
tra virgolette sono frutto dello scrivente e vogliono
semplicemente offrire un personale punto di vista ed uno
stimolo ad una più serena ed approfondita riflessione su una
materia che per la sua storica e centenaria vastità e
complessità non può vedere nessun depositario della verità
assoluta. Ricorrerà spesso il richiamo alla legge della
domanda e dell’offerta, con alcun intento di trattare in
modo cinico questioni tanto serie, ma anzi con l’intento di
utilizzare un linguaggio comune e comprensibile a tutti i
lettori che senz’altro, come lo scrivente, ben conoscono i
meccanismi di una società economicamente evoluta.
Sostanze psicotrope d’uso voluttuario (o
droghe d’abuso che dir si voglia)
Spesso il linguaggio burocratico è
inconsapevolmente contraddittorio, comico quando non
addirittura tristemente ottuso. Per gli amanti dei sofismi,
quali i burocrati sono, giova sottolineare che nessun
eroinomane è mai stato ucciso da una dose mentre da una overdose
sì, tantissimi. Strano dunque che in una materia tanto
delicata e complessa come quella delle "sostanze di uso
voluttuario" non vengano operati i distinguo e le
sfumature tanto care al burocratese. Indice forse di una
preconcetta volontà di equiparare in negativo la siringa al
cosiddetto "spinello"? Tentativo forse di educare ed
ammonire i consumatori ed i potenziali consumatori? Le
procedure di prevenzione e controllo in molti casi tendono ad
avvicinarsi, in omaggio alla tesi che la marijuana costituisca
un ponte (e perché non un raccordo anulare?) verso l’eroina.
In attesa di vedere supportata con dati precisi questa tesi (e
l’attesa dura da anni) prepariamoci a sentirci dire che il
caffè corretto grappa è un trampolino sicuro verso l’alcolismo.
Questa tesi avrebbe del resto la medesima dignità scientifica
della precedente.
Sostenere che eroina e hashish siano la
stessa cosa significherebbe invitare un giovane che comunque
abbia deciso di accostarsene ad abbandonare il secondo in
favore della prima. I consumatori di queste sostanze
dovrebbero forse venire sinceramente e dettagliatamente
informati, con le debite distinzioni, e poi eventualmente
maturare una scelta più consapevole e moderata. Mettere tutto
nello stesso calderone è antiscientifico e pericoloso.
Agitare spauracchi del tipo che l’ecstasy uccide sul colpo
quando le migliaia di giovani che la usano hanno continue
conferme del contrario, significa una grossa perdita di
credibilità da parte di chi anziché informare ed informarsi
preferisce seminare il panico e la disinformazione proprio
sulla pelle di coloro che si prefigge di "salvare".
Tossicodipendenti o tossicoindipendenti che siano.
Ciccio e Poldo, due celebri "dipendent"
dei cartoon
Chi non ricorda il famoso curatolo di Nonna
Papera, Ciccio, perennemente a caccia di stratagemmi per
entrare in possesso illegalmente delle torte che la Nonna
sfornava per Qui Quo e Qua.? Un obeso torta-dipendente, che
aveva fatto dei dolci la sua unica ragione di vita. Così ha
scelto di rappresentarlo Walt Disney, col suo soave realismo,
da incomparabile ritrattista dei tipi umani qual’era. E chi
non ricorda Poldo, ineffabile compagno di Braccio di Ferro,
pronto a scendere a livelli bassissimi pur di rimpinzarsi di
panini? Archetipi, d’accordo. Ma
realistici. Basta domandare ad un diabetico o ad un obeso.
Gli eccessi sono sempre nocivi e del resto già i latini
asserivano che "in medio stat virtus". "Il
troppo stroppia" dicono i moderni, con neologistici buon
senso e moderazione.
Anche il burro o lo zucchero, il sale e la
caffeina possono risultare devastanti se presi in eccesso o
per un organismo predisposto a certe malattie. Non per questo
sono stati banditi dal desco di tutte le famiglie del mondo.
Questa banale e semplice considerazione che vale nella
culinaria non viene però adottata in materia di sostanze
psicotrope o voluttuarie che dir si voglia. In compenso è
sempre più diffuso il ricorso a farmaci antidepressivi i
quali sono legali "perché", spiegano gli stessi
ambienti medici "sono clinicamente testati". Come
dire che basterebbe sottoporre a test clinici ed a
procedimenti di controllo igienico le sostanze psicotrope
clandestine per eliminarne in massima parte gli effetti
collaterali che, come si sa, sono presenti comunque anche
nei prodotti farmaceutici che recano sempre con sé, oltre
alla posologia, anche le svariatissime controindicazioni.
Se le sostanze psicotrope o voluttuarie e
volgarmente droghe che dir si voglia sono assurte quasi al
rango di medicina alternativa lo si deve anche alle rigide
posizioni proibizioniste che traggono lucro dal mercato
farmaceutico e sparano a zero a qualsiasi altro prodotto
"alternativo". Che si tratti di oppiacei, grasso di
tigre, pranoterapia o chiropratica poco cambia, per l’albo
dei medici e farmacisti nonché per le multinazionali
farmaceutiche. Tutto quello che proviene dalla
"concorrenza" viene messo al bando senza alcun tipo
di riflessione approfondita. Recentemente il caso Di Bella
ha dimostrato l’arroganza monopolistica ed il cinismo della
medicina ufficiale ed il più recente caso (felicemente
risoltosi) dei farmaci anti aids importati in
Sudafrica ha confermato una volta di più il basic instinct
affaristico di molti di coloro che si spacciano per alfieri
della salute pubblica mondiale. Che poi il basic instinct
abbia dovuto far marcia indietro di fronte alla logica, questo
non può che essere motivo di sollievo per tutti. Magari
andasse sempre così.
La galleria dei pareri
Umberto Veronesi ,
luminare nella ricerca contro il cancro e ministro della
Sanità:
"Il proibizionismo ha fallito e le
droghe leggere non hanno mai ucciso nessuno". Così si è
espresso Veronesi nel corso della conferenza nazionale sulla
droga svoltasi a Genova: "Il proibizionismo, come è
storicamente dimostrato, non paga. Non evita i danni per i
quali è stato deciso e ne crea altri molto peggiori quali la
criminalità, il mercato nero e la prostituzione".
Per quanto riguarda le droghe leggere il
ministro, che ha confermato che in Italia si sta sperimentando
la cannabis ad uso terapeutico per i malati di tumore, le ha
definite "sostanze di uso voluttuario". Fornendo
qualche dato. Veronesi sfata anche qualche luogo comune:
"Le statistiche epidemiologiche affermano che la
mortalità per droghe leggere è pari a zero, che esse non
danno assuefazione e che non sono il tanto temuto ponte di
passaggio alle droghe pesanti, in particolare
all'eroina". Su una nuova droga come l'ecstasy il
ministro ha detto che "non è mortale e non dà
dipendenza".
Giuliano Amato,
cattolico, presidente del Consiglio dei Ministri:
"Quello che Veronesi ha detto –
sostiene il premier - è che le proibizioni non bastano e
questo non significa che lui implichi o io implichi che le
proibizioni vanno abolite. Il problema esiste e non è che
dicendo viva il proibizionismo elimino il problema. La
denuncia del ministro della Sanità sull'ampio uso da parte
dei giovani appare veritiera - ha concluso Amato – ed anche
tra gli adulti.
Sempre più pareri manifestano un aperto
favore a trattare la questione droghe senza peli sulla lingua,
con un approccio scientifico, evitando palliativi di carattere
superficialmente propagandistico o paternalistico. Per questo
motivo il governo italiano, che aveva cercato di coinvolgere
popolari cantanti a prestare il loro volto per una campagna
per la limitazione dell’uso di "sostanze di uso
voluttuario", per usare le parole del ministro Veronesi,
si è visto opporre un cortese ma netto rifiuto. Vediamo con
quali motivazioni.
Vasco Rossi,
coerente al suo essere fuori dal coro, in una intervista
rilasciata al Manifesto: "Ogni volta che un ragazzo muore
è una disgrazia vera. Però, per onestà, secondo me Jannick
Blesio (il giovane morto a Brescia a causa di una pastiglia di
ecstasy avariata-ndr) è un'altra vittima del proibizionismo. Le
droghe che si trovano in giro sono spesso sostanze avariate e
se circolano dobbiamo ringraziare il proibizionismo".
E allora, per eliminare almeno il rischio di sostanze
contaminate, Vasco propone una vendita controllata delle
droghe. "Per mio figlio – spiega - preferirei un mondo
dove anche le pastiglie ecstasy fossero vendute in farmacia,
sotto controllo medico, con sopra scritto che cosa c'è dentro
e quando scadono. Come preferirei che, se un giorno dovesse
fare la scelta di farsi di eroina, lo potesse fare in casa e
l'eroina costasse 20 mila lire". "Io dell'ecstasy
– confessa Vasco Rossi - ho sempre avuto un certo timore, e
quando l'ho presa l'ho sempre fatto con uno stato d'animo non
tranquillo, ma credo che questa emergenza sia figlia del clima
elettorale che c'è già nell'aria".
Francesco Baccini:
"Se mi chiedessero di fare da testimonial per una
campagna antidroga risponderei di no. Noi cantanti siamo i
meno indicati per fare appelli di questo tipo per due motivi.
Uno perché non ci crede nessuno. Mi pare di sentirli i
ragazzini ad un mio concerto, o ad un concerto di Vasco Rossi
o di Jovanotti: Guarda un po' questi, ci fanno la predica e
poi chissà che cosa si prendono... Un luogo comune certo, io
ad esempio sono anche astemio... Ma nell'immaginario di chi
viene ad ascoltarci noi siamo la trasgressione, il
divertimento. Ma se il divertimento oggi fa rima con le
pasticche, per cambiare non servono i nostri appelli, ma una
informazione capillare. Francamente - conclude Baccini - questo
risveglio delle istituzioni mi sembra un po' una operazione di
facciata. C'è stato il morto, e allora... Ma le pasticche
nei locali girano da 10 anni".
Antonello Venditti:
"L'ecstasy gira da anni nelle discoteche, ora che c'è
stato il dramma, la morte, ci si sveglia. Ma è tardi per
chiedere al mondo dello spettacolo di apparire per frenare il
fenomeno. Non si è fatta informazione su queste nuove droghe.
Lo Stato si deve prendere le sue responsabilità fino in fondo
e cercare di capire perché i giovani, e non solo, inondano il
mercato di richieste, richieste che vengono soddisfatte oggi
solo in modo clandestino e non controllato
scientificamente".
Come si vede il punto centrale del problema
è semmai capire perché c’è domanda, in quanto non
è necessario spiegare a nessuno che senza domanda non ci
sarebbe offerta, come in qualsiasi mercato economico.
Sigarette
La nicotina è la sostanza ad uso
voluttuario che, assieme agli alcolici ed ai superalcolici, in
virtù della sua diffusione ha da sempre (con alcune eccezioni
tipo il fallimentare proibizionismo americano degli anni
trenta) ottenuto i favori della legge che anzi da quel
commercio trae profitti. Associato a tutto ciò c’è anche
una lunga tradizione di informazione sui danni derivanti dall’abuso
"In Italia siamo 14 milioni di fumatori
- sostengono gli esponenti delle associazioni dei consumatori
- paghiamo ogni anno 17 mila miliardi allo Stato,
raccoglieremo una marea di firme contro il disegno di legge
antifumo così com’è strutturato. Diciamo no al
proibizionismo. Perché l'esasperazione può avere effetti
peggiori dei rimedi: lo dimostrano i risultati della campagna
di Clinton negli Stati Uniti che ha provocato un aumento
del consumo di sigarette del 40 per cento tra i giovani".
Esistono ricerche, da ultima quella
proveniente da ambienti accademici e scientifici dell’Università
di Padova, che dimostrano come con adeguati prodotti sul
mercato si potrebbe fumare eliminando in gran parte gli
effetti collaterali nocivi. Anche in questo caso un approccio
scientifico al problema sarebbe più realista e benefico di un
antiproibizionismo selvaggio.
Alcolici
Notizia dell’ultima ora: da questo mese
sarà possibile ubriacarsi e fare salti di carreggiata in
preda ai fumi dell’alcool solo fino alle dieci di sera. Da
quell’ora in poi infatti scatterà il divieto di
somministrare whisky, gin o vodka nelle aree di servizio lungo
le autostrade fino alle 6 del mattino, pena una multa da 5
a 10 mln a carico del punto vendita. E tra 6 mesi dovranno
anche scomparire gli spot tv di alcolici e superalcolici tra
le 16 e le 19, nella fascia oraria piu' seguita dai minori. Lo
prevede la legge quadro in materia approvata a marzo e
pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale.
Domanda: per scongiurare gli stupri e gli
episodi di violenza sessuale che, c’è poco da ridere, si
stanno moltiplicando anche nel nostro Paese, non sarebbe forse
il caso di vietare, nella stessa fascia oraria, vallette in
perizoma e tacchi a spillo? O ipotizzare per queste signorine
la messa in stato d’accusa per adescamento catodico?
Prostituzione
(ovvero la legge della domanda e dell’offerta)
E veniamo al mestiere più antico del mondo:
il cliente di prostitute. Perché non tutti forse sanno che
prima è nato il cliente e poi la meretrice per il solito
discorso della legge della domanda e dell’offerta. Cosa ci
fa in Italia un’esercito di 70.000 mila prostitute, molte
delle quali addirittura transex? D’accordo, si tratta nella
maggior parte dei casi di situazioni di odioso e aberrante
meretricio coatto. Ma come mai questi casi esistono? E come
mai in così gran numero? E se è vero, facendo un calcolo
empirico, che ogni prostituta ha in media cinque contatti con
clienti al giorno (calcolo per difetto) ne deriva che in
Italia quotidianamente esistono 350.000 clienti del mestiere
più antico del mondo (calcolo per estremo difetto) che nessun
proibizionismo è mai riuscito a eliminare. Se si moltiplica
questa cifra per i quindici stati membri della Ue si arriva ad
un totale di un milione e rotti di prostitute e 5 milioni e
rotti di clienti. Un calcolo per difetto, come si noterà.
Questo solo nella Ue che come si sa non rappresenta il mondo
intero e nemmeno l’Europa geografica nella sua interezza.
Il punto sullo sfruttamento della
prostituzione è stato fatto nel corso di un convegno
organizzato dall'Istituto San Gallicano di Roma. Dai dati
forniti si coglie un notevole cambiamento del mercato delle
"lucciole", un mercato che - come ha ricordato
Vittoria Tola, presidente della commissione contro la tratta
delle prostitute del ministero delle Pari opportunità -
"si adatta alle nuove richieste dei clienti". Il
fenomeno del momento è costituito dai trans, che sono il 30
per cento del totale. Nei loro confronti la domanda è
notevolmente aumentata: prestazioni estreme e trasgressione li
rendono particolarmente appetibili. Le stesse motivazioni sono
alla base dell'incremento di richieste di rapporti non
protetti dal profilattico.
La galleria dei pareri
In questa galleria di pareri vedremo tra l’altro
la netta contrapposizione tra Il nostro presidente della
Camera Luciano Violante ed il Tribunale per il riesame di
Perugia
"Il cliente che va con una prostituta
utilizzando la sua auto non può essere accusato di
favoreggiamento doloso della prostituzione".
Non gli si può sequestrare l'auto, non può essere messo alla
gogna pubblica. Il reato, secondo la legge attuale non solo
non c'è, ma applicando la misura restrittiva si rischia di
violare la Costituzione. La pronuncia è arrivata dal Tribunale
del riesame di Perugia al quale avevano fatto ricorso sei
indagati che si erano visti sequestrare l'auto dalla polizia
con un provvedimento poi convalidato da pubblico ministero e
giudice per le indagini preliminari.
Livia Turco,
ministro per la Solidarietà sociale e le Pari opportunità
(in un’intervista rilasciata all’edizione online di
"Repubblica"):
Lei vorrebbe perseguire i clienti delle
prostitute?
"È il problema dei problemi. La legge svedese prevede
per esempio che sia punibile anche il cliente delle
prostitute. Sono rimasta affascinata da questa soluzione, ma
poi mi son venuti molti dubbi: il proibizionismo finisce
per alimentare la clandestinità".
La riapertura delle "case chiuse"?
"Le case chiuse sono abominevoli. Pero c'è
una zona grigia di donne che scelgono di prostituirsi come
male minore. Bisogna guardare il fenomeno con realismo,
ponendosi il problema della loro vulnerabilità e della
sicurezza, delle donne e degli altri. Sento spesso il lamento
di mamme che mi dicono: è possibile che l'iniziazione
sessuale dei nostri figli nasca dalla prostituzione da strada?
In giro c'è tanta ipocrisia. Va tutelata sia la dignità
delle donne che la sicurezza dei nostri figli".
E magari anche di qualche adulto. Come si fa, ministro
Turco?
"Vedo necessaria la modifica della legge Merlin,
con l'abolizione dei reati di adescamento e favoreggiamento
della prostituzione. In questo modo, si darebbe la
possibilità alla prostituta di esercitare all'interno della
propria abitazione, magari anche favorendo la cooperativa tra
donne. Con un doppio risultato. Di meglio tutelare le donne e
di togliere la prostituzione dalla strada".
Le cooperative pagherebbero le tasse?
"Teoricamente sarebbe giusto,
ma nei fatti vorrebbe dire riconoscere alla prostituzione un
valore sociale. Non so. Questo è un punto non risolto. La mia
è una proposta di buon senso, niente di più. Ma presto
renderò pubblici i risultati di una ricerca sulla legge
Merlin e la prostituzione in Italia che ho affidato a un
gruppo di esperte".
La differenza tra le cooperative di prostitute e le vecchie
case chiuse un po' sfugge…
"Chiamiamole libere case autogestite. La casa chiusa
legittima una condizione, l'aspetto più deteriore del degrado
della donna. Nell'altro caso, c'è un elemento di
soggettività della donna e lo Stato ne è escluso. Diciamo
che se una donna decide di prostituirsi, voglio che lo possa
fare nel modo più tranquillo".
Luciano Violante,
presidente della Camera dei deputati: "Non c'è
nessuna differenza tra chi schiavizza le donne immigrate e chi
le usa sessualmente".
Riflettendoci bene, forse Violante ha
proprio ragione. E lo si può affermare a maggior ragione se
confrontiamo le due figure sfruttatrici : il magnaccia ed il
cliente.
Profilo medio di un magnaccia:
extracomunitario, armato, pregiudicato, guadagna sul lavoro
altrui, si assume il rischio di impresa.
Profilo medio di un cliente:
comunitario, disarmato, incensurato, lavoratore, spende e non
guadagna, si assume il rischio. Andare a prostitute oggi in
mezzo alla strada tra malattie, pattuglie, fregature e vizi
occulti del "prodotto/servizio", è proprio un’impresa.
L’assunzione del rischio è forse l’unico punto di
contatto tra le due figure (chi da un lato pesta a sangue la
prostituta e chi dall’altro ne anela le grazie a pagamento)
che ha fatto fare questa semplicistica e dignitosa
affermazione a Violante. Ma bisogna pur capirlo. Le questioni
di sesso, le comuni millenarie pulsioni degli esseri umani,
meschinamente imperfetti, niente hanno a che vedere con questo
personaggio integerrimo e tutto d’un pezzo. Esistono clienti
che addirittura portano regalini alle loro preferite. Ma per
Violante un coltello puntato alla gola o uno sfregio, un’ecchimosi
sono equiparabili ad una carezza, seppur a pagamento.
Ed i serial killer che uccidono prostitute
in serie? Quelli sono fuori concorso. Anzi no. Uguali ai
clienti qualsiasi. Sarebbe il caso invece di sottolineare come
la prostituzione coatta, lo sfruttamento, il sequestro di
persona e le sevizie siano crimini odiosi, da sradicare
assolutamente, magari dedicandosi ad un maggior controllo
delle frontiere e di chi le varca su pulmini o navi negriere
piuttosto che inseguire in camporella il cliente di turno.
La proposta del Consiglio regionale del
Veneto parla invece di abrogazione del divieto previsto
dalla legge Merlin di procedere a qualsiasi forma
"diretta o indiretta" di registrazione delle
prostitute, compresa quella costituita dal rilascio di una
tessera sanitaria.
L'ipotesi di legge di Borghezio (Lega Nord) propone la
tassazione dei proventi della prostituzione, che dovrebbero
essere sottoposti al "normale regime delle imposte
dirette" dopo l'iscrizione delle prostitute in un
apposito registro comunale.
Sul controllo sanitario insiste invece la proposta di Volontè
dell'Udr: le lucciole che non si adeguassero a
un sistema di schedatura sanitaria verrebbero punite con
l'arresto fino a 15 giorni e con l'ammenda fino a due milioni.
Molto complessa e articolata la proposta di legge di Scalia
dei Verdi: "Allo sfruttamento delle case
chiuse si è sostituito lo sfruttamento della malavita
organizzata e degli occasionali protettori", dice Scalia.
"Dal 1958, chi si prostituisce è senza identità e
garanzia alcuna, preda della più totale deregulation
legislativa. Prostituirsi non è vietato, ma questa attività
è egualmente perseguita e resa insicura da una serie di
confuse norme legislative, di fatto soggette a più versioni
interpretative e alla discrezionalità delle forze
dell'ordine". La sua proposta di legge si base
sostanzialmente su due concetti: la prostituzione non è
perseguibile, ed è vietata qualsiasi forma di discriminazione
nei confronti dei soggetti che la esercitano, che possono
associarsi anche in forme cooperative e sono soggetti al
versamento delle imposte calcolate in base al reddito
presunto.
Infine una "non proposta", quella
di Ersilia Salvato di Rifondazione, che non ha ancora
depositato il testo di legge "perché il clima culturale
e politico è poco favorevole a una rivisitazione in meglio
della legge Merlin". Per Salvato, l'unica riforma
possibile dovrebbe cancellare le norme che "rendono
difficile la vita a chi si prostituisce" e garantire a
queste persone "diritti umani e civili":
autoregolamentazione del mercato del sesso, quindi, e
cancellazione del reato di favoreggiamento.
Sesso a pagamento: la scelta della Germania
Rivoluzione dei costumi all'olandese nella
Germania rossoverde: la prostituzione sarà riconosciuta
dal 2002 come un lavoro normale e legalmente riconosciuto a
tutti gli effetti. Gli articoli dei codici tedeschi che
pur non vietandola ne sanzionano l'aspetto
"immorale" verranno abrogati. E le prostitute
potranno rivendicare regolari contratti di lavoro, rivolgersi
alla legge o a loro sindacati per protestare contro
irregolarità da parte del loro datore di lavoro, godere delle
estese prestazioni del welfare tedesco, della previdenza
sanitaria e sociale, e del diritto alla pensione. Ecco i punti
salienti del nuovo grande progetto di riforma del governo
rossoverde.
In Germania - dice Irmingard Schewe-Gerigk,
responsabile della condizione femminile per i Verdi - ci sono
attualmente circa 400 mila prostitute. Di queste, circa la
metà desidera avere un impiego regolare con contratto di
lavoro da dipendente. Per tutte loro vogliamo realizzare una
situazione di normale diritto al lavoro e alle prestazioni del
welfare".
In Germania la prostituzione in case chiuse
si concentra in quartieri niente affatto malfamati o
fatiscenti, anzi, Si tratta in molti casi di normalissime zone
residenziali: alcuni celebri bordelli - dall'enorme Pascha di
Colonia, il palazzone-lupanare con ogni servizio, alle strade
della Reeperbahn di Amburgo con le ragazze alla finestra come
ad Amsterdam, dal "Club 59" che a Bonn era il
preferito dall'establishment quando la piccola città era sede
del governo, al bar-albergo a ore "Pssst!" di
Berlino nella zona borghese di Wilmersdorf - le maisons de
joie sono tollerate dalla morale dominante che finge di
chiudere un occhio. Il governo Schroeder vuole ora riconoscere
appieno la realtà.
Gian Maria Maselli
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