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redarrowleft.GIF (53 byte) Attualità Maggio 2001  
 

Proibizionismo e antiproibizionismo

Da Adamo ed Eva a Umberto Veronesi

Droghe, prostituzione, sesso, alcol, fumo. Ci sono Paesi che vietano tutto, altri dove c’è lo spinello libero e la galera per un seno nudo. E altri ancora dove tutto è permesso. E’ un dibattito che tra razionalisti e proibizionisti ci portiamo addosso da secoli. Così proponiamo un mini-dossier sull’argomento. Con pareri, posizioni e suggerimenti diversi. Per capire se nell’anno domini 2001 non sia giunta l’ora di lasciare che gli uomini decidano da soli come vivere la propria vita

"Il proibizionismo ha fallito e le droghe leggere non hanno mai ucciso nessuno" - Umberto Veronesi, ministro della Sanità

L’autore di questo mini-dossier non era vivo all’epoca in cui animi nobili ed evoluti quali Zola, Hugo, Verlaine, Baudelaire e via dicendo, trovavano sollazzo in una bevanda chiamata assenzio. L’assenzio veniva servito tanto nei centralissimi ed eleganti caffè europei quanto nelle bettole più modeste, ed aveva trovato un grandissima diffusione tra tutti gli strati sociali prima che ne venisse giustamente decretata la messa al bando per i suoi nocivi effetti collaterali. L’autore non era ancora in vita quando la mafia italoamericana ha prosperato col commercio clandestino di superalcolici, né quando a Contrà Torretti, nel cuore di Vicenza, era attiva la "Casetta dello Zucchero", una delle tante case chiuse italiane pre-Legge Merlin. E neppure ha assistito alla messa al bando del Clinto, il celeberrimo "vino dei carrettieri".

Ha assistito però alla diffusione delle droghe sintetiche e della prostituzione pubblica, dei club di lap dance, al proliferare di "massaggiatrici" e "cartomanti" ed alle campagne antitabacco associate al proliferare dei distributori automatici di sigarette 24 ore su 24. Ha assistito anche alla nascita dei leggendari California Dream Man, che magari presto apriranno la strada, è il caso di dirlo, a nuove figure professionali maschili. Ha ben presente quindi di trattare una questione annosa e spinosa, e si rende anche conto che tutto ciò che si pensava (ma davvero qualcuno lo pensava?) di aver spazzato fuori dalla porta, è rientrato dalla finestra, come sospinto da un beffardo e maligno rèfolo di vento. Il proibizionismo ha spazzato controvento, verrebbe da dire, se non fosse che non di venticello si tratta, ma dell’impetuosa tempesta che da sempre alberga nella natura umana. Certe cose, diceva un vecchio adagio, "tirano" sempre. Sia che si parli di sesso o cocaina o sigarette.

Pare che da che mondo è mondo, il cosiddetto vizio si intrecci saldamente con la cosiddetta virtù nei cromosomi della razza umana. Il patto sociale di hobbesiana memoria serviva apposta a favorire una convivenza tra gli esseri umani evitando nocivi eccessi nella manifestazione della libertà personale di ciascun singolo, senza scomodare ogni volta Dio in persona o l’inquisizione antiproibizionista.

Per giungere all’era contemporanea, giova ricordare che tra le nostre laboriose campagne venete resistono alcune sacche di nostalgici tra i vecchi saggi nonni (per usare un’immagine dell’iconografia classica e buonista alla Mulino Bianco). Nostalgici di cosa? Non certo del tradizionale fiaschetto di vino, tutt’oggi vivo vegeto e legale, ma della canapa e dei suoi molteplici usi, non ultimo quello voluttuario. Tutto questo prima che il cotone, nuovo re del mercato post rivoluzione industriale, la spazzasse via dalla luce del sole e del mercato legalizzato. Ma non dalle menti di alcuni cari, vecchi nonni bucolici e di alcuni loro nipoti e pronipoti industrial-epicurei, se sono veritiere le cifre fornite dai ministeri dell’Interno di tutto il mondo. In ottica moderna si potrebbero sollevare dubbi, con bonaria ironia, persino sui reali contenuti della mela di Adamo ed Eva, capostipite di tutti i frutti proibiti da quando la razza umana ha fatto la sua comparsa sulla terra.

Vietato vietare

In questo articolo vengono riportati i passaggi salienti degli interventi di personaggi pubblici che apertamente affermano che le battaglie di retroguardia in materia di libere scelte personali hanno fatto il loro tempo. In tutto il mondo si fa sempre più netto ed articolato il solco tra quanti sostengono che reprimere sia la medicina migliore e chi sceglie di lasciare ai singoli, adeguatamente informati, la scelta. Dalla prostituzione, agli alcolici, dalle sigarette sino alle famigerate droghe pesanti e leggere (che la medicina definisce "sostanze psicotrope" o "droghe d’abuso" in quanto il termine droga di per sé indica delle sostanze chimico-farmaceutiche legalmente prodotte e somministrate), il dibattito tra razionalisti e proibizionisti si fa sempre più serrato e sta tra l’altro confermando come le tesi razionaliste (o antiproibizioniste che dir si voglia) siano tutt’altro che di minoranza.

Tutti i pareri riportati che non appaiono tra virgolette sono frutto dello scrivente e vogliono semplicemente offrire un personale punto di vista ed uno stimolo ad una più serena ed approfondita riflessione su una materia che per la sua storica e centenaria vastità e complessità non può vedere nessun depositario della verità assoluta. Ricorrerà spesso il richiamo alla legge della domanda e dell’offerta, con alcun intento di trattare in modo cinico questioni tanto serie, ma anzi con l’intento di utilizzare un linguaggio comune e comprensibile a tutti i lettori che senz’altro, come lo scrivente, ben conoscono i meccanismi di una società economicamente evoluta.

Sostanze psicotrope d’uso voluttuario (o droghe d’abuso che dir si voglia)

Spesso il linguaggio burocratico è inconsapevolmente contraddittorio, comico quando non addirittura tristemente ottuso. Per gli amanti dei sofismi, quali i burocrati sono, giova sottolineare che nessun eroinomane è mai stato ucciso da una dose mentre da una overdose sì, tantissimi. Strano dunque che in una materia tanto delicata e complessa come quella delle "sostanze di uso voluttuario" non vengano operati i distinguo e le sfumature tanto care al burocratese. Indice forse di una preconcetta volontà di equiparare in negativo la siringa al cosiddetto "spinello"? Tentativo forse di educare ed ammonire i consumatori ed i potenziali consumatori? Le procedure di prevenzione e controllo in molti casi tendono ad avvicinarsi, in omaggio alla tesi che la marijuana costituisca un ponte (e perché non un raccordo anulare?) verso l’eroina. In attesa di vedere supportata con dati precisi questa tesi (e l’attesa dura da anni) prepariamoci a sentirci dire che il caffè corretto grappa è un trampolino sicuro verso l’alcolismo. Questa tesi avrebbe del resto la medesima dignità scientifica della precedente.

Sostenere che eroina e hashish siano la stessa cosa significherebbe invitare un giovane che comunque abbia deciso di accostarsene ad abbandonare il secondo in favore della prima. I consumatori di queste sostanze dovrebbero forse venire sinceramente e dettagliatamente informati, con le debite distinzioni, e poi eventualmente maturare una scelta più consapevole e moderata. Mettere tutto nello stesso calderone è antiscientifico e pericoloso. Agitare spauracchi del tipo che l’ecstasy uccide sul colpo quando le migliaia di giovani che la usano hanno continue conferme del contrario, significa una grossa perdita di credibilità da parte di chi anziché informare ed informarsi preferisce seminare il panico e la disinformazione proprio sulla pelle di coloro che si prefigge di "salvare". Tossicodipendenti o tossicoindipendenti che siano.

Ciccio e Poldo, due celebri "dipendent" dei cartoon

Chi non ricorda il famoso curatolo di Nonna Papera, Ciccio, perennemente a caccia di stratagemmi per entrare in possesso illegalmente delle torte che la Nonna sfornava per Qui Quo e Qua.? Un obeso torta-dipendente, che aveva fatto dei dolci la sua unica ragione di vita. Così ha scelto di rappresentarlo Walt Disney, col suo soave realismo, da incomparabile ritrattista dei tipi umani qual’era. E chi non ricorda Poldo, ineffabile compagno di Braccio di Ferro, pronto a scendere a livelli bassissimi pur di rimpinzarsi di

panini? Archetipi, d’accordo. Ma realistici. Basta domandare ad un diabetico o ad un obeso. Gli eccessi sono sempre nocivi e del resto già i latini asserivano che "in medio stat virtus". "Il troppo stroppia" dicono i moderni, con neologistici buon senso e moderazione.

Anche il burro o lo zucchero, il sale e la caffeina possono risultare devastanti se presi in eccesso o per un organismo predisposto a certe malattie. Non per questo sono stati banditi dal desco di tutte le famiglie del mondo. Questa banale e semplice considerazione che vale nella culinaria non viene però adottata in materia di sostanze psicotrope o voluttuarie che dir si voglia. In compenso è sempre più diffuso il ricorso a farmaci antidepressivi i quali sono legali "perché", spiegano gli stessi ambienti medici "sono clinicamente testati". Come dire che basterebbe sottoporre a test clinici ed a procedimenti di controllo igienico le sostanze psicotrope clandestine per eliminarne in massima parte gli effetti collaterali che, come si sa, sono presenti comunque anche nei prodotti farmaceutici che recano sempre con sé, oltre alla posologia, anche le svariatissime controindicazioni.

Se le sostanze psicotrope o voluttuarie e volgarmente droghe che dir si voglia sono assurte quasi al rango di medicina alternativa lo si deve anche alle rigide posizioni proibizioniste che traggono lucro dal mercato farmaceutico e sparano a zero a qualsiasi altro prodotto "alternativo". Che si tratti di oppiacei, grasso di tigre, pranoterapia o chiropratica poco cambia, per l’albo dei medici e farmacisti nonché per le multinazionali farmaceutiche. Tutto quello che proviene dalla "concorrenza" viene messo al bando senza alcun tipo di riflessione approfondita. Recentemente il caso Di Bella ha dimostrato l’arroganza monopolistica ed il cinismo della medicina ufficiale ed il più recente caso (felicemente risoltosi) dei farmaci anti aids importati in Sudafrica ha confermato una volta di più il basic instinct affaristico di molti di coloro che si spacciano per alfieri della salute pubblica mondiale. Che poi il basic instinct abbia dovuto far marcia indietro di fronte alla logica, questo non può che essere motivo di sollievo per tutti. Magari andasse sempre così.

La galleria dei pareri

Umberto Veronesi , luminare nella ricerca contro il cancro e ministro della Sanità:

"Il proibizionismo ha fallito e le droghe leggere non hanno mai ucciso nessuno". Così si è espresso Veronesi nel corso della conferenza nazionale sulla droga svoltasi a Genova: "Il proibizionismo, come è storicamente dimostrato, non paga. Non evita i danni per i quali è stato deciso e ne crea altri molto peggiori quali la criminalità, il mercato nero e la prostituzione".

Per quanto riguarda le droghe leggere il ministro, che ha confermato che in Italia si sta sperimentando la cannabis ad uso terapeutico per i malati di tumore, le ha definite "sostanze di uso voluttuario". Fornendo qualche dato. Veronesi sfata anche qualche luogo comune: "Le statistiche epidemiologiche affermano che la mortalità per droghe leggere è pari a zero, che esse non danno assuefazione e che non sono il tanto temuto ponte di passaggio alle droghe pesanti, in particolare all'eroina". Su una nuova droga come l'ecstasy il ministro ha detto che "non è mortale e non dà dipendenza".

Giuliano Amato, cattolico, presidente del Consiglio dei Ministri:

"Quello che Veronesi ha detto – sostiene il premier - è che le proibizioni non bastano e questo non significa che lui implichi o io implichi che le proibizioni vanno abolite. Il problema esiste e non è che dicendo viva il proibizionismo elimino il problema. La denuncia del ministro della Sanità sull'ampio uso da parte dei giovani appare veritiera - ha concluso Amato – ed anche tra gli adulti.

Sempre più pareri manifestano un aperto favore a trattare la questione droghe senza peli sulla lingua, con un approccio scientifico, evitando palliativi di carattere superficialmente propagandistico o paternalistico. Per questo motivo il governo italiano, che aveva cercato di coinvolgere popolari cantanti a prestare il loro volto per una campagna per la limitazione dell’uso di "sostanze di uso voluttuario", per usare le parole del ministro Veronesi, si è visto opporre un cortese ma netto rifiuto. Vediamo con quali motivazioni.

Vasco Rossi, coerente al suo essere fuori dal coro, in una intervista rilasciata al Manifesto: "Ogni volta che un ragazzo muore è una disgrazia vera. Però, per onestà, secondo me Jannick Blesio (il giovane morto a Brescia a causa di una pastiglia di ecstasy avariata-ndr) è un'altra vittima del proibizionismo. Le droghe che si trovano in giro sono spesso sostanze avariate e se circolano dobbiamo ringraziare il proibizionismo". E allora, per eliminare almeno il rischio di sostanze contaminate, Vasco propone una vendita controllata delle droghe. "Per mio figlio – spiega - preferirei un mondo dove anche le pastiglie ecstasy fossero vendute in farmacia, sotto controllo medico, con sopra scritto che cosa c'è dentro e quando scadono. Come preferirei che, se un giorno dovesse fare la scelta di farsi di eroina, lo potesse fare in casa e l'eroina costasse 20 mila lire". "Io dell'ecstasy – confessa Vasco Rossi - ho sempre avuto un certo timore, e quando l'ho presa l'ho sempre fatto con uno stato d'animo non tranquillo, ma credo che questa emergenza sia figlia del clima elettorale che c'è già nell'aria".

Francesco Baccini: "Se mi chiedessero di fare da testimonial per una campagna antidroga risponderei di no. Noi cantanti siamo i meno indicati per fare appelli di questo tipo per due motivi. Uno perché non ci crede nessuno. Mi pare di sentirli i ragazzini ad un mio concerto, o ad un concerto di Vasco Rossi o di Jovanotti: Guarda un po' questi, ci fanno la predica e poi chissà che cosa si prendono... Un luogo comune certo, io ad esempio sono anche astemio... Ma nell'immaginario di chi viene ad ascoltarci noi siamo la trasgressione, il divertimento. Ma se il divertimento oggi fa rima con le pasticche, per cambiare non servono i nostri appelli, ma una informazione capillare. Francamente - conclude Baccini - questo risveglio delle istituzioni mi sembra un po' una operazione di facciata. C'è stato il morto, e allora... Ma le pasticche nei locali girano da 10 anni".

Antonello Venditti: "L'ecstasy gira da anni nelle discoteche, ora che c'è stato il dramma, la morte, ci si sveglia. Ma è tardi per chiedere al mondo dello spettacolo di apparire per frenare il fenomeno. Non si è fatta informazione su queste nuove droghe. Lo Stato si deve prendere le sue responsabilità fino in fondo e cercare di capire perché i giovani, e non solo, inondano il mercato di richieste, richieste che vengono soddisfatte oggi solo in modo clandestino e non controllato scientificamente".

Come si vede il punto centrale del problema è semmai capire perché c’è domanda, in quanto non è necessario spiegare a nessuno che senza domanda non ci sarebbe offerta, come in qualsiasi mercato economico.

 

Sigarette

La nicotina è la sostanza ad uso voluttuario che, assieme agli alcolici ed ai superalcolici, in virtù della sua diffusione ha da sempre (con alcune eccezioni tipo il fallimentare proibizionismo americano degli anni trenta) ottenuto i favori della legge che anzi da quel commercio trae profitti. Associato a tutto ciò c’è anche una lunga tradizione di informazione sui danni derivanti dall’abuso

"In Italia siamo 14 milioni di fumatori - sostengono gli esponenti delle associazioni dei consumatori - paghiamo ogni anno 17 mila miliardi allo Stato, raccoglieremo una marea di firme contro il disegno di legge antifumo così com’è strutturato. Diciamo no al proibizionismo. Perché l'esasperazione può avere effetti peggiori dei rimedi: lo dimostrano i risultati della campagna di Clinton negli Stati Uniti che ha provocato un aumento del consumo di sigarette del 40 per cento tra i giovani".

Esistono ricerche, da ultima quella proveniente da ambienti accademici e scientifici dell’Università di Padova, che dimostrano come con adeguati prodotti sul mercato si potrebbe fumare eliminando in gran parte gli effetti collaterali nocivi. Anche in questo caso un approccio scientifico al problema sarebbe più realista e benefico di un antiproibizionismo selvaggio.

Alcolici

Notizia dell’ultima ora: da questo mese sarà possibile ubriacarsi e fare salti di carreggiata in preda ai fumi dell’alcool solo fino alle dieci di sera. Da quell’ora in poi infatti scatterà il divieto di somministrare whisky, gin o vodka nelle aree di servizio lungo le autostrade fino alle 6 del mattino, pena una multa da 5 a 10 mln a carico del punto vendita. E tra 6 mesi dovranno anche scomparire gli spot tv di alcolici e superalcolici tra le 16 e le 19, nella fascia oraria piu' seguita dai minori. Lo prevede la legge quadro in materia approvata a marzo e pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale.

Domanda: per scongiurare gli stupri e gli episodi di violenza sessuale che, c’è poco da ridere, si stanno moltiplicando anche nel nostro Paese, non sarebbe forse il caso di vietare, nella stessa fascia oraria, vallette in perizoma e tacchi a spillo? O ipotizzare per queste signorine la messa in stato d’accusa per adescamento catodico?

Prostituzione

(ovvero la legge della domanda e dell’offerta)

E veniamo al mestiere più antico del mondo: il cliente di prostitute. Perché non tutti forse sanno che prima è nato il cliente e poi la meretrice per il solito discorso della legge della domanda e dell’offerta. Cosa ci fa in Italia un’esercito di 70.000 mila prostitute, molte delle quali addirittura transex? D’accordo, si tratta nella maggior parte dei casi di situazioni di odioso e aberrante meretricio coatto. Ma come mai questi casi esistono? E come mai in così gran numero? E se è vero, facendo un calcolo empirico, che ogni prostituta ha in media cinque contatti con clienti al giorno (calcolo per difetto) ne deriva che in Italia quotidianamente esistono 350.000 clienti del mestiere più antico del mondo (calcolo per estremo difetto) che nessun proibizionismo è mai riuscito a eliminare. Se si moltiplica questa cifra per i quindici stati membri della Ue si arriva ad un totale di un milione e rotti di prostitute e 5 milioni e rotti di clienti. Un calcolo per difetto, come si noterà. Questo solo nella Ue che come si sa non rappresenta il mondo intero e nemmeno l’Europa geografica nella sua interezza.

Il punto sullo sfruttamento della prostituzione è stato fatto nel corso di un convegno organizzato dall'Istituto San Gallicano di Roma. Dai dati forniti si coglie un notevole cambiamento del mercato delle "lucciole", un mercato che - come ha ricordato Vittoria Tola, presidente della commissione contro la tratta delle prostitute del ministero delle Pari opportunità - "si adatta alle nuove richieste dei clienti". Il fenomeno del momento è costituito dai trans, che sono il 30 per cento del totale. Nei loro confronti la domanda è notevolmente aumentata: prestazioni estreme e trasgressione li rendono particolarmente appetibili. Le stesse motivazioni sono alla base dell'incremento di richieste di rapporti non protetti dal profilattico.

La galleria dei pareri

In questa galleria di pareri vedremo tra l’altro la netta contrapposizione tra Il nostro presidente della Camera Luciano Violante ed il Tribunale per il riesame di Perugia

"Il cliente che va con una prostituta utilizzando la sua auto non può essere accusato di favoreggiamento doloso della prostituzione". Non gli si può sequestrare l'auto, non può essere messo alla gogna pubblica. Il reato, secondo la legge attuale non solo non c'è, ma applicando la misura restrittiva si rischia di violare la Costituzione. La pronuncia è arrivata dal Tribunale del riesame di Perugia al quale avevano fatto ricorso sei indagati che si erano visti sequestrare l'auto dalla polizia con un provvedimento poi convalidato da pubblico ministero e giudice per le indagini preliminari.

Livia Turco, ministro per la Solidarietà sociale e le Pari opportunità (in un’intervista rilasciata all’edizione online di "Repubblica"):

Lei vorrebbe perseguire i clienti delle prostitute?
"È il problema dei problemi. La legge svedese prevede per esempio che sia punibile anche il cliente delle prostitute. Sono rimasta affascinata da questa soluzione, ma poi mi son venuti molti dubbi: il proibizionismo finisce per alimentare la clandestinità".

La riapertura delle "case chiuse"?

"Le case chiuse sono abominevoli. Pero c'è una zona grigia di donne che scelgono di prostituirsi come male minore. Bisogna guardare il fenomeno con realismo, ponendosi il problema della loro vulnerabilità e della sicurezza, delle donne e degli altri. Sento spesso il lamento di mamme che mi dicono: è possibile che l'iniziazione sessuale dei nostri figli nasca dalla prostituzione da strada? In giro c'è tanta ipocrisia. Va tutelata sia la dignità delle donne che la sicurezza dei nostri figli".
E magari anche di qualche adulto. Come si fa, ministro Turco?
"Vedo necessaria la modifica della legge Merlin, con l'abolizione dei reati di adescamento e favoreggiamento della prostituzione. In questo modo, si darebbe la possibilità alla prostituta di esercitare all'interno della propria abitazione, magari anche favorendo la cooperativa tra donne. Con un doppio risultato. Di meglio tutelare le donne e di togliere la prostituzione dalla strada".

Le cooperative pagherebbero le tasse?
"
Teoricamente sarebbe giusto, ma nei fatti vorrebbe dire riconoscere alla prostituzione un valore sociale. Non so. Questo è un punto non risolto. La mia è una proposta di buon senso, niente di più. Ma presto renderò pubblici i risultati di una ricerca sulla legge Merlin e la prostituzione in Italia che ho affidato a un gruppo di esperte".
La differenza tra le cooperative di prostitute e le vecchie case chiuse un po' sfugge…
"Chiamiamole libere case autogestite. La casa chiusa legittima una condizione, l'aspetto più deteriore del degrado della donna. Nell'altro caso, c'è un elemento di soggettività della donna e lo Stato ne è escluso.
Diciamo che se una donna decide di prostituirsi, voglio che lo possa fare nel modo più tranquillo".

 

Luciano Violante, presidente della Camera dei deputati: "Non c'è nessuna differenza tra chi schiavizza le donne immigrate e chi le usa sessualmente".

Riflettendoci bene, forse Violante ha proprio ragione. E lo si può affermare a maggior ragione se confrontiamo le due figure sfruttatrici : il magnaccia ed il cliente.

Profilo medio di un magnaccia: extracomunitario, armato, pregiudicato, guadagna sul lavoro altrui, si assume il rischio di impresa.

Profilo medio di un cliente: comunitario, disarmato, incensurato, lavoratore, spende e non guadagna, si assume il rischio. Andare a prostitute oggi in mezzo alla strada tra malattie, pattuglie, fregature e vizi occulti del "prodotto/servizio", è proprio un’impresa. L’assunzione del rischio è forse l’unico punto di contatto tra le due figure (chi da un lato pesta a sangue la prostituta e chi dall’altro ne anela le grazie a pagamento) che ha fatto fare questa semplicistica e dignitosa affermazione a Violante. Ma bisogna pur capirlo. Le questioni di sesso, le comuni millenarie pulsioni degli esseri umani, meschinamente imperfetti, niente hanno a che vedere con questo personaggio integerrimo e tutto d’un pezzo. Esistono clienti che addirittura portano regalini alle loro preferite. Ma per Violante un coltello puntato alla gola o uno sfregio, un’ecchimosi sono equiparabili ad una carezza, seppur a pagamento.

Ed i serial killer che uccidono prostitute in serie? Quelli sono fuori concorso. Anzi no. Uguali ai clienti qualsiasi. Sarebbe il caso invece di sottolineare come la prostituzione coatta, lo sfruttamento, il sequestro di persona e le sevizie siano crimini odiosi, da sradicare assolutamente, magari dedicandosi ad un maggior controllo delle frontiere e di chi le varca su pulmini o navi negriere piuttosto che inseguire in camporella il cliente di turno.

 

La proposta del Consiglio regionale del Veneto parla invece di abrogazione del divieto previsto dalla legge Merlin di procedere a qualsiasi forma "diretta o indiretta" di registrazione delle prostitute, compresa quella costituita dal rilascio di una tessera sanitaria.

L'ipotesi di legge di Borghezio (Lega Nord) propone la tassazione dei proventi della prostituzione, che dovrebbero essere sottoposti al "normale regime delle imposte dirette" dopo l'iscrizione delle prostitute in un apposito registro comunale.

Sul controllo sanitario insiste invece la proposta di Volontè dell'Udr: le lucciole che non si adeguassero a un sistema di schedatura sanitaria verrebbero punite con l'arresto fino a 15 giorni e con l'ammenda fino a due milioni.

Molto complessa e articolata la proposta di legge di Scalia dei Verdi: "Allo sfruttamento delle case chiuse si è sostituito lo sfruttamento della malavita organizzata e degli occasionali protettori", dice Scalia. "Dal 1958, chi si prostituisce è senza identità e garanzia alcuna, preda della più totale deregulation legislativa. Prostituirsi non è vietato, ma questa attività è egualmente perseguita e resa insicura da una serie di confuse norme legislative, di fatto soggette a più versioni interpretative e alla discrezionalità delle forze dell'ordine". La sua proposta di legge si base sostanzialmente su due concetti: la prostituzione non è perseguibile, ed è vietata qualsiasi forma di discriminazione nei confronti dei soggetti che la esercitano, che possono associarsi anche in forme cooperative e sono soggetti al versamento delle imposte calcolate in base al reddito presunto.

Infine una "non proposta", quella di Ersilia Salvato di Rifondazione, che non ha ancora depositato il testo di legge "perché il clima culturale e politico è poco favorevole a una rivisitazione in meglio della legge Merlin". Per Salvato, l'unica riforma possibile dovrebbe cancellare le norme che "rendono difficile la vita a chi si prostituisce" e garantire a queste persone "diritti umani e civili": autoregolamentazione del mercato del sesso, quindi, e cancellazione del reato di favoreggiamento.

Sesso a pagamento: la scelta della Germania

Rivoluzione dei costumi all'olandese nella Germania rossoverde: la prostituzione sarà riconosciuta dal 2002 come un lavoro normale e legalmente riconosciuto a tutti gli effetti. Gli articoli dei codici tedeschi che pur non vietandola ne sanzionano l'aspetto "immorale" verranno abrogati. E le prostitute potranno rivendicare regolari contratti di lavoro, rivolgersi alla legge o a loro sindacati per protestare contro irregolarità da parte del loro datore di lavoro, godere delle estese prestazioni del welfare tedesco, della previdenza sanitaria e sociale, e del diritto alla pensione. Ecco i punti salienti del nuovo grande progetto di riforma del governo rossoverde.

In Germania - dice Irmingard Schewe-Gerigk, responsabile della condizione femminile per i Verdi - ci sono attualmente circa 400 mila prostitute. Di queste, circa la metà desidera avere un impiego regolare con contratto di lavoro da dipendente. Per tutte loro vogliamo realizzare una situazione di normale diritto al lavoro e alle prestazioni del welfare".

In Germania la prostituzione in case chiuse si concentra in quartieri niente affatto malfamati o fatiscenti, anzi, Si tratta in molti casi di normalissime zone residenziali: alcuni celebri bordelli - dall'enorme Pascha di Colonia, il palazzone-lupanare con ogni servizio, alle strade della Reeperbahn di Amburgo con le ragazze alla finestra come ad Amsterdam, dal "Club 59" che a Bonn era il preferito dall'establishment quando la piccola città era sede del governo, al bar-albergo a ore "Pssst!" di Berlino nella zona borghese di Wilmersdorf - le maisons de joie sono tollerate dalla morale dominante che finge di chiudere un occhio. Il governo Schroeder vuole ora riconoscere appieno la realtà.

Gian Maria Maselli

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