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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Febbraio 2001  
 

Stiffelio, storia di corna e di censura

Fu sottoposto a veti, modifiche e stravolgimenti. Tutto perché il protagonista della storia di infedeltà coniugale era un pastore protestante. Ma tra un taglio e l’altro Giuseppe Verdi riuscì a far prevalere la forza della sua musica. Come ha confermato l’edizione presentata al teatro Verdi di Trieste in occasione del 150esimo anniversario della prima triestina dell’opera nel 1850

Il Teatro Verdi di Trieste, con la solita attenzione che lo distingue , ha messo in scena l'opera "Stiffelio" di Giuseppe Verdi non solo per partecipare alle commemorazioni dell’anno verdiano (la stagione si è aperta con l’"Attila" del maestro bussetano) ma anche perché quest’anno ricorre il 150° anniversario della prima rappresentazione di "Stiffelio" che andò in scena al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre 1850.

Verdi nel dicembre del 1849, dopo le prime tre rappresentazioni di "Luisa Miller" a Napoli ritornò a Busseto ed iniziò la ricerca di qualche argomento per la stesura di nuovi libretti invitando Salvatore Cammarano a leggere "Le Roi s’Amuse" di Victor Hugo e il dramma "El Trobador" di Garcia Gutiérrez; nel contempo si era però impegnato con Casa Ricordi per una nuova opera da rappresentarsi in qualcuno dei principali teatri italiani "salvo la Scala di Milano" dati i rapporti tesi tra il Maestro e la direzione del teatro.

Francesco Maria Piave suggerì a Verdi un soggetto tratto da "Le Pasteur" di Emile Souvestre e Eugène Bourgeois, tradotto in italiano col titolo di "Stiffelio" dal nome del protagonista. Opera di non facile accettazione da parte del pubblico e tanto meno dalla censura in quanto il soggetto tratta di un pastore protestante tedesco la cui moglie Lina ha commesso adulterio e termina con il perdono evangelico da parte del marito durante una accorata predica in Chiesa leggendo un brano del Vangelo. E questo episodio fu ritenuto blasfemo.

La censura tramutò Stiffelio in un non ben definito "settario" di nome Rodolfo e nel penultimo quadro non si permise a Lina di rivolgersi al marito nella sua veste di confessore perciò le inquietanti parole "Ministro confessatemi" divennero "Rodolfo ascoltatemi". Pur con tutte queste difficoltà e con gli inevitabili dissennati tagli il pubblico triestino accolse favorevolmente l'opera per i suoi indubbi valori musicali.

Nello "Stiffelio" si possono individuare episodi che prefigurano frasi della successiva trilogia romantica e vi sono pagine strumentali molto curate come il breve preludio all'aria del soprano nel secondo atto. Dopo le recite triestine l'opera fu rappresentata in varie altre città e per non incorrere nei divieti della censura. il titolo divenne "Guglielmo Wellingrode". Nel 1854 Verdi scriveva all'amico De Sanctis: "Fra le mie opere che non girano alcune le abbandono perché i soggetti sono sbagliati, ma ve ne sono due che vorrei non dimenticare: sono Stiffelio e Battaglia di Legnano".

Il Maestro mise mano in modo sostanziale a "Stiffelio" aggiungendo un quarto atto ed intitolando l'opera "Aroldo" dove il protagonista è un crociato inglese. Verdi non voleva che il personaggio principale fosse un crociato ma, caso singolare, cedette alle insistenze del Piave che lo voleva in tale veste.

Nell'edizione triestina, andata in scena il 13 dicembre 2000, Stiffelio era Mauro Malagnini,in perfetta forma vocale e che ha sostenuto eccellentemente l'impervia tessitura con grande slancio cantando con ricchezza e varietà di accento, concludendo il finale con sentita ispirazione ed immedesimazione. Dimitra Theodossiou è stata una Lina di forte temperamento sorretta da acuti corposi e nel contempo usando sapientemente le mezze voci con grande delicatezza. Uno Stankar più che lodevole è stato Marco Vratogna: il giovane baritono ha messo in luce una vocalità di prim'ordine con una sicurezza in tutto l'ampiezza della tessitura e con un presenza scenica molto efficace. Completavano la compagnia Yikun Chung (Raffaele), Enzo Capuano (Jorg), Enrico Cossutta (Federico) e Bernadette Lucarini (Dorotea).

Nicola Luisotti ha diretto l'Orchestra del teatro Verdi di Trieste con nerbo ed autorità creando atmosfere solenni ed angosciose come ad esempio nell'introduzione del secondo atto. Ottimo il Coro del teatro verdi bene istruito da Ine Meisers. Regia,scene costumi e luci erano di Ulderico Manani che ha creato uno spettacolo gradevolissimo con una essenzialità di mezzi che bene inquadravano le varie situazioni e permettevano rapidi cambi di scena. Il teatro triestino ha in questo modo ben ricordato il 150° anniversario della prima rappresentazione di "Stiffelio" avvenuta, come già precisato, nella città giuliana.

Luciano Maggi

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