Cultura Febbraio 2001
CyberLondra (1)
Treviso,
(9) 8 febbraio 2001
L'aeroporto
da fuori sembra una concessionaria d'auto o qualcosa del genere.
Sulla pubblicità stava scritto Londra a 60.000 lire andata e
ritorno. Poi non era proprio così, alla fine, fra spese
aeroportuali e tasse varie, costa un po' più del doppio. Ma ne
vale ugualmente la pena. Avevano detto di presentarsi con l'email
stampata ricevuta qualche giorno fa. Doveva servire a ritirare il
biglietto ma in realtà il biglietto è virtuale. Esiste solo la
carta d'imbarco e anche per il ritorno bisognerà presentare l'email.
Una volta, venti-trenta anni fa ma forse anche meno, l'unico modo
economico per raggiungere il mito londinese era il biglietto
verde, quello del treno scontato per i più giovani. Oppure, per i
più audaci, c'era l'autostop. Oggi chiunque può permettersi il
volo della Ryanair, una compagnia irlandese che ha trovato il modo
di portarti a Londra spendendo molto meno che andandoci in treno.
Ci sono anche un bel po' di under 25 in sala d'attesa. I loro
coetanei di un tempo avrebbero avuto chitarre e abbigliamenti ben
diversi. Loro, invece, hanno zainetti invicta e tutto il resto in
piena regola con la propria generazione.
Sono tutti schierati, compresi un bel po' di adulti, davanti a una
televisione appesa in alto che manda Striscia la notizia. Guardano
e commentano. Aumentano il tono della voce appena appaiono - dove?
a una festa? a una sfilata? - Rocco e Pietro Taricone. Un bel po'
di anni fa i loro coetanei di allora avrebbero cantato i Beatles e
i Rolling Stones. O i Police. E avrebbero letto anche qualche
libro, così, per ammazzare il tempo.
Quando viene chiamato il volo si formano tre file ben poco British.
Davanti a me una vestita da pop-star, pantaloni in pelle attillati
e maglia scollata sulla schiena. Sembra una di Paola e Chiara. Non
so bene quale. Lei è rossiccia comunque.
Ci avviamo a piedi verso l'aereo e a bordo ognuno sceglie il posto
che preferisce. Sembra proprio di andare in gita in pullman.
Il primo gesto fatto dalle hostess è distribuire la Inflight
Magazine. Devono averla sfogliata centinaia di mani prima di me.
È un catalogo degli oggetti che si possono comperare a bordo. C'è
di tutto, dal rossetto agli orologi ai costumi da bagno.
Il comandante saluta, illustra il viaggio, dice che passeremo
sopra a Innsbruck, Karlsruhe e Frankfurt per poi atterrare a
Londra alle 22.20. Ora di Londra, ovviamente. Cioè una in meno.
Ogni volta che in un viaggio arriva questo momento vorrei essere -
ogni volta, davvero - come il protagonista di Lo stadio di
Wimbledon di Daniele Del Giudice, capace di immaginare passo passo
il volo, la virata che stiamo facendo adesso verso Innsbruck e
tutto il resto con una precisione assoluta.
E se questo fosse un pullman di un bel po' di anni fa, i ragazzi
under25 in gita verso il mito della Swinging London non starebbero
dormendo (e sono appena le 21.45) come stanno facendo ora.
Starebbero cantando adesso e avrebbero magari coinvolto anche il
resto dei gitanti.
Dopo la rivista le hostess passano con le bibite. Rigorosamente a
pagamento. Con tremila lire, ad esempio, potrete gustare una
minuscola lattina di Coca. Sembra quella della Barbie. Esaurito il
ristoro, passano con i biglietti del treno che ci porterà tutti
dall'aeroporto di Stansted al cuore di Londra in Liverpool Street.
Il biglietto di andata e ritorno costa 15 pounds. Finito il
giro-biglietti è il turno delle schede telefoniche. Insomma, è
facile capire come la Ryanair riesca a fare prezzi così bassi. Il
guadagno - ci provano, almeno - arriva anche e soprattutto dal
resto. Anche quando telefoni per il biglietto fai un 199. E anche
quando paghi con la carta di credito hai un supplemento di 9000
lire.
All'arrivo,
i ragazzi under 25 che trent'anni fa avrebbero cantato John Lennon,
controllano gli sms sui cellulari. Si spiegano a vicenda come fare
adesso che sono all'estero a replicare a morosi e amici.
Lo scontatissimo - nel senso di prezzo - viaggio di andata è
finito. O quasi. Perché il treno in realtà non funziona. Ci sono
dei lavori in corso sulla tratta iniziale. Mezz'ora di Double
Decker (di autobus, insomma, questa volta sì) per intercettare il
treno poco più in là e arrivare a Londra giusti giusti per
l'ultimo metrò.
E non è male alla fine andare a dormire con l'evocazione di François
Truffaut
Roberto
Ferrucci
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