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redarrowleft.GIF (53 byte) Cultura Febbraio 2001 

CyberLondra (7)

Londra, martedì, 13 fabbraio, 2001

Ci sono cascato. Ho scelto di fare uno di quei tour organizzati che sono la rovina dei turisti e una manna per le agenzie.
Ma il nome del giro era attraente: The Magical Mistery Tour. Per due pounds ti portano a vedere i posti londinesi dei Beatles.
L'appuntamento è all'uscita 3 della Tottenham Court Road Station. La guida si chiama Richard. Saremo una trentina in prevalenza ragazze. Solo quattro o cinque sono in età da Beatles.

La prima tappa sono gli uffici di Paul McCartney a Londra. Con un passo che sembra Richard si stia allenando per la maratona arriviamo in Soho Square. Sul portone c'è la sigla mps. "Che - precisa Richard sorridendo - non vuol dire McCartney Paul & Linda. Là davanti, la nostra guida ci mostra la "favorite pictures" di tutta la sua vita: lui insieme a Paul McCartney nel 1982. Più tardi scoprirò che si tratta del presidente del Beatles Fans Club di Londra. Che non deve proprio avere due iscritti, immagino. Sempre davanti a quel portone ci comunica che pare che Paul si risposerà il prossimo giugno con la fotomodella con cui sta da qualche tempo. Ha una gamba di legno per via di un incidente, la ragazza. Io non ne sapevo niente, ma non faccio parte di nessun Beatles Fans Club.
Una di quelle in età da Beatles riprende il racconto di Richard con una telecamerina. Lo farà a ogni tappa del nostro Magical Mistery Tour.

La seconda tappa è dvanti agli Soho Studios, che si trovano in una specie di vicolo dove i quattro di Liverpool registrarono Hey Jude e dove noi, invece, ostruiamo il passaggio di gente che fra le labbra trattiene imprecazioni molto poco beatlesiane.

Terza tappa: i bagni pubblici di Broadway Street dove John Lennon si fece fotografare e girò uno sketch per la BBC. E molti dei beatlesiani di oggi non perdono l'occasione: eccoli schierati lì, davanti ai cessi. Provate però a dirgli che nessuno di loro ha nulla a che vedere con John Lennon. O forse sì, forse tutti, nostro malgrado, abbiamo a che fare con John Lennon.

Dai bagni, ci spostiamo verso la Swinging London, o quel che resta: Carnaby Street. Qui Richard ci racconta ciò che in realtà è sotto ai nostri occhi: una successione incalzante di negozi, negozi, negozi. Ci racconta cosa c'era prima e alla fine dice, testuale di andare a vedere "where the beatlesmania began".

E cominciò al Palladium Theatre, nel 1963. Uno show che resta memorabile. Tutti ascoltano Richard con attenzione. Nessuno fa domande. E lui racconta gli aneddoti più noti della band. Il concerto davanti ai reali alla fine del quale Lennon disse che invece di applaudire potevano far tintinnare i loro gioielli. L'altro quando Mohammed Alì disse che lui era il più grande e loro i più simpatici. E infine ancora John quando disse che i Beatles erano più famosi di Gesù Cristo.

Ogni volta che Richard termina di parlare, lo schieramento di beatlesiani impugnano le macchine fotografiche e sparano a raffica. Ora, finché si fotografa l'entrata di un teatro, passi. Anche le foto fuori dal cesso possono comunque essere considerate ironiche, goliardiche. Ma vedere trenta persone schierate a inquadrare nell'obbiettivo un cornicione? Che ne dite? Succede al numero 3 di Savile Row, dove stavano gli uffici della Apple e sul cui tetto i Beatles fecero il famoso concerto al termine del quale vennero arrestati. Il motivo per scattare le foto dunque c'è. Resta il fatto che tutti stiamo inquadrando un cornicione. Prossima tappa, laddove John e Yoko si incontrarono per la prima volta.

Fu in Manson's Yard, dove c'è la galleria d'arte, luogo dell'incontro. Richard non ce l'ha con Yoko. Non fu lei la causa dello scioglimento dei Beatles, dice. Ma c'è comunque  un colpo di scena qui in Manson's Yard. Dopo averci detto che ora c'era da prendere la metropolitana per andare a Abbey Road, mette una mano dentro la sua borsona e tira fuori la copia di un libro intitolato "Beatles' London Guide. Lo ha scritto lui. Richard Porter. E aggiunge che il libro possiamo trovarlo all'Abbey Road Cafè e che lui sarà ben lieto di firmarcelo. Talento puro, Richard. Soprattutto per essere riuscito a trasformare la sua passione in un lavoro. E a lui interessano solo i Beatles. Anche più tardi, mentre mi starà firmando una copia del libro e io gli dirò che ne avrei scritto, lui non ha battuto ciglio. Non ha chiesto né l'articolo, né la fotocopia. Ha salutato e se n'è andato.

Appena arriviamo sul passaggio pedonale più famoso del mondo, passa uno in macchina che ci dedica un pezzetto di Penny Lane. Un po' stonato ma il gruppo di beatlesiani - Richard compreso - accetta l'ironia con una risata. Tutti tentano di farsi fotografare mentre attraversano la strada. Richard si raccomanda di fare attenzione. Finite le maldestre passerelle, ci spostiamo pochi metri più in là, davanti agli Abbey Road Studios, e mentre siamo raccolti ad ascoltare Richard, un altro automobilista cala il finestrino e ci urla che sono passati trent'anni. Già. Mica ha tutti i torti. Che senso avrà questa sorta di santificazione? Che senso ha che quella continui a riprendere quello che dice Richard come se a parlare fosse Paul McCartney in persona?
E che senso ha che io fotografi il mio piede mentre sta per attraversare la strada come fecero i Fabolous Four?
Bisognerebbe chiederlo a Richard, il senso

Roberto Ferrucci

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