Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
 
redarrowleft.GIF (53 byte) Sport Dicembre 2000  
 

Ricchi battono poveri 6-0

Il sogno di Uefa e Figc è la superlega europea. Per questo nel campionato quest’anno c’è aria di normalizzazione. Cioè la "tendenza" a mantenere o riportare in serie A tutte le squadre ricche, di città che contano e con audience. Per blindarle e non farle più retrocedere. Le altre saranno confinate per sempre in una serie B con due gironi e 20 iscritti. Sembra Fantacalcio. Ma provate a indovinare chi, nell’arco di un paio d’anni, entrerà nel regno dei cieli calcistici. E chi è destinato all’inferno

Inter e Atalanta a parte, la classifica della serie A dopo undici giornate di gara (e quindi a un significativo terzo del cammino) parla il linguaggio della "normalizzazione" così caro sia alla Uefa che alla Figc. Un linguaggio determinato esclusivamente dalle convenienze economiche: spazio prioritario alle società il cui blasone si traduce in audience e merchandising, e solamente ruoli da comparse, rigorosamente inoffensive, per tutte le altre. Obbiettivo di fondo resta quello di creare una blindatissima superlega europea, sul modello della Nba americana di basket, affiancata da tornei nazionali altrettanto "chiusi", e destinati a svuotarsi di fascino.

Per rendersi conto di questa tendenza, basta guardare la classifica attuale. Che è di "regolarità" insolita rispetto agli anni passati. Nella prima fascia, quella riservata alla "Champions League", gravitano nell’ordine Roma, Juventus, Atalanta, e Milan. Nella seconda, dove l’alternativa è fra qualificarsi alla Coppa Uefa o all’Intertoto, sgomitano Lazio, Fiorentina, Bologna, Parma e Udinese.

Infine, la zona salvezza. Dove fa capolino una disastrata Inter, unica non invitata allo stretto tavolo conteso, secondo i pronostici, dalle otto "cenerentole" del torneo: Napoli (in attesa di "promozione"), Perugia, Lecce, Verona, Vicenza, Bari, Brescia e Reggina.

Certo, l’Inter dovrebbe stare almeno sei posti più su, e l’ Atalanta sarebbe destinata a ben altre stanze del palazzo. Ma un eccezione può anche starci, basta che sia una, e non duri troppo a lungo. Così da ravvivare, con un pizzico di imprevisto, la prevedibilità del copione. In realtà l’Inter è ardentemente attesa almeno nelle anticamere della reggia, visto il volume di miliardi costantemente messo in circolazione dal presidente Moratti, e visto il numero di tifosi, incazzati ma fedeli, sparsi in ogni angolo d’Italia. In quel calcio, televisivo e "normalizzato", verso cui si marcia ormai da anni col passo dell’oca, i nerazzurri sono depositari di un posto al sole esattamente come il Napoli, che solo per il momento può languire nei bassifondi della zona retrocessione. Dopo tanto purgatorio fra i cadetti sarebbe azzardato chiedere alla società partenopea qualcosa più della salvezza. Dal prossimo campionato sarà però "obbligatorio" rimandarla all’assalto dei piani nobili.

Una volta recuperate Inter e Napoli, al quadro della "normalizzazione" mancherebbero pochi tasselli per essere completo. Sostanzialmente due: e cioè il ritorno in serie A di una squadra genovese (più probabilmente la Samp) e del Cagliari, in rappresentanza di un calcio isolano che per il momento può contare assai poco sulla resurrezione del Palermo, ancora confinato alla C1. Quanto al Torino, il suo seguito sempre più esiguo di tifosi al di fuori del capoluogo piemontese, e le traversie finanziarie troppo ricorrenti della società, possono farlo considerare virtualmente escluso dal novero delle elette, anche se possiede le potenzialità per tornarvi.

A questo punto, ipotizzando la promozione dalla B di Cagliari e Samp, oltre alla salvezza del Napoli, i giochi sarebbero fatti. Nel senso che la serie A, con buona pace delle società minori, potrebbe "blindarsi" a sedici posti, con la scusa che le partite devono pur diminuire da qualche parte, se aumentano in Europa. Verrebbe così garantita eterna gloria, con relativi soldi di sponsor e audience di pay-Tv, alle cosiddette "sei sorelle" (Roma, Lazio, Juve, Milan, Inter e Parma), alle loro "cuginette" da Uefa (Fiorentina, Bologna, Udinese e, in prospettiva, Napoli e Sampdoria), e ad altre cinque squadre di una terza fascia, che possiamo battezzare "geopolitica": una veneta (in ordine di preferenza Figc: Verona, Venezia o Vicenza), una lombarda (Atalanta o Brescia), una isolana (Cagliari), una dell’Italia centrale (Perugia), e una dell’Italia meridionale (possibilmente il Bari).

Sarebbero queste ultime cinque a garantire un minimo ricambio con la serie B, divisa in due gironi da venti squadre l’una, dopo la cancellazione della serie C in nome di quell’ attivo di bilancio che in effetti molte società delle attuali terza e quarta serie non riescono a garantire. Secondo certi orientamenti, per ora non ancora affiorati in superficie, l’ obbiettivo è quello di limitare le retrocessioni a due, e per di più "pilotate" attraverso partite di play out con le vincenti della colossale serie B.

A chi dice che questo è tutto fantacalcio, rispondiamo che siamo d accordo. D’altra parte "Fantacalcio" oggi non è puro esercizio dell’immaginazione, ma gioco che muove palate di miliardi, coinvolgendo migliaia di italiani nelle sue quotidiane follie. Vedrete che anche quello di cui avete appena letto è "Fantacalcio"

Stefano Ferrio

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved