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redarrowleft.GIF (53 byte) Tecnologia Dicembre 2000  
 

Il Terminator dei cieli

Si chiama "X-45A Ucav" e fra pochi anni manderà in pensione i top gun. E’ il nuovo aereo-robot da caccia senza pilota che sta sperimentando l’Us Air Force. E’ piccolo, senza coda, leggero, super-piatto, velocissimo, terribilmente agile e senza rivali. Si può smontare e metterlo in scatola. Il suo primo volo è previsto per l’anno prossimo. E chi lo schiererà per primo avrà il dominio assoluto dello spazio aereo

L’aspetto più ironico, se vogliamo, è che ti dicono che "servirà a salvare vite umane". E’ vero: mentre il numero di civili ammazzati cresce a dismisura, di soldati nelle guerre moderne ne muoiono sempre meno. Guerre chirurgiche e tecnologiche: si spara da lontano, anche molto lontano, e si rischia meno, molto meno. Vedi guerra contro la ex Jugoslavia, dove poche centinaia di piloti d’aereo sono riusciti, senza restare manco scalfiti, a fare i danni di un intero esercito. Ma non è finita: anche quei piloti fra poco non saranno più necessari. Tempo 10 anni, forse meno. Poi tutti i top gun saranno licenziati. E al posto del loro nome sul fianco dell’aereo solo una gelida sigla: "X-45A Ucav".

Ucav sta per Unmanned Combat Air Vehicles, aerei da combattimento senza pilota. A sperimentarli sono, ovviamente, gli Usa. Un progetto frutto della collaborazione fra Boeing, Us Air Force e Darpa (Defense advanced research projects agency: una sigla storica per Internet, visto che furono i militari dell’allora Arpa poi divenuto Darpa a creare la prima struttura della Rete delle reti). Non stiamo parlando di lontano futuro: quello strano aereo senza coda, simile ad uno Stealth ma grande la metà di un F-16 e piatto come una sogliola è stato presentato in queste settimane dalla Boeing. Il primo volo è previsto per la metà del prossimo anno, ma intanto tutte le apparecchiature elettroniche, computerizzate e di comunicazione sono testate su un altro aereo con pilota. Se tutto funziona, tra pochi mesi il pilota resterà a terra. E l’Ucav se ne andrà a spasso da solo.

Quello che l’aeronautica sogna è uno scenario di questo tipo: scoppia una guerra, all’alba una flotta di X-45 sorvola a bassa quota ma a gran velocità il territorio nemico, individua la stazione radar da distruggere (o la base missilistica, o il quartier generale, o dei carri armati) e lancia i suoi missili. Bum. Poi fanno dietrofront. La contraerea ne colpisce uno, che precipita. Ma non ci saranno madri affrante o fidanzate in lacrime davanti alla tv a pregare per il loro capt. Terence "Buzz" Rushmore schiantato al suolo o finito nelle mani del nemico. A bordo non c’era nessuno e il capitano Rushmore è al pub a bersi una birra. Insomma niente piloti morti, feriti o prigionieri. Una specie di Terminator dei cieli, acciaio senza un cuore. Grande risultato. Ma questa è solo metà della storia.

L’altra metà (o qualcosa di più?) è che un apparecchio "non umano" è molto più efficiente. In un aereo militare normale infatti buona parte della struttura serve a ospitare il pilota. La carlinga, gli strumenti, i comandi, le blindature, il seggiolino eiettabile. Un sacco di complicazioni e un sacco di peso. Se il pilota non c’è, tutto questo non serve a niente. E questo permette ai costruttori maggior flessibilità, leggerezza, dimensioni ridotte. Un aereo senza uomini a bordo può salire più in alto, volare a pancia in su (che differenza c’è senza pilota?), andare più veloce. Oggi su un caccia militare siamo ai limiti delle capacità umane: oltre una forza di gravità di 7-8 G non si può resistere. Ma se non c’è nessun uomo a bordo, non c’è più limite che non sia quello dei materiali. E un aereo che può fare virate improvvise da 12-13 G (che schiaccerebbero come una mosca qualsiasi uomo), diventa imprendibile per qualsiasi caccia nemico.

Non basta. Ci sono altri progetti di aerei senza pilota, in corso. Per aerei-spia o da ricognizione. Ma in questi casi è un tecnico a terra che guida l’apparecchio grazie ad una telecamera e ad un joystick. Come in un videogioco. L’X-45 invece fa tutto da solo. L’unico comando, caso mai, potrebbe venire da un altro aereo molto lontano che si limita a dare le cooordinate da seguire per raggiungere il bersaglio. Il resto, come l’inquietante computer Hal 9000 di "2001 Odissea nello spazio", lo farebbe da solo. E con i sistemi radio digitali ultrarapidi e criptati di adesso non ci sarebbero nemmeno i problemi di vedersi "disturbata" la comunicazione.

Ancora. L’Ucav è di dimensioni così ridotte e di costruzione così compatta da poter essere messo in scatola. Tipo kit di montaggio. Con manutenzione nulla: lo chiudi nel suo scatolone e resta in perfetta forma per anni. C’è un’emergenza? Si monta in un’ora, poi basta armarlo con missili e bombe. E se si deve trasportare, in un normale aereo cargo C-17 dell’Us Air Force di aerei smontati ce ne stanno sei.

Basta (costosi) piloti da addestrare e da rischiare, super prestazioni, manutenzione e trasporto facile: ecco perché l’aeronautica americana punta moltissimo sul progetto Ucav. Come sempre succede nelle cose militari è una corsa contro il tempo: chi avrà per primo la sua flotta di aerei-robot avrà il dominio dei cieli (e mezza guerra vinta). Sempre che ne valga la pena: a parte gli Usa, chi altri nel mondo oggi ha i soldi e le possibilità di costruirsi il suo esercito-giocattolo del Terzo Millennio?

a.m.

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