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redarrowleft.GIF (53 byte) Attualità Dicembre 2000  

 

Riceviamo dalla Rivista Vibrisse, curata da Giulio Mozzi, il risultato del concorso "La poesia di Natale". Non c’era premio ma i risultati sono interessanti ed in alcuni casi anche molto divertenti

Le poesie di Natale

Loreta Cerasi
Ricordo questa "Poesia di Natale". Non so se è poesia, non so di chi sia, ma so che un Natale così l’ho vissuto davvero, nel terzo anno dell’ultima Grande Guerra: 1943.

Natale

Mo vène Natale
nun tengo dinare
me compro u giurnale
e me vado a curcà.

[Ora viene Natale,
non ho denari
mi compro il giornale
e vado a coricarmi.
]

Aurora Fanti
Questo è stato un compito difficile. Come si fa a non essere banale con un tema simile? Non sono soddisfatta ma questo è il meglio che ho potuto fare.

Il bambino

 

La donna ha avuto le doglie di notte
una notte stellata e senza nubi.
La neve in Palestina è cosa rara
ma il vento del nord soffiava gelido
come la morte.

La morte correva giù nei villaggi
cavalcando cavalli d’acciaio.
"Ma qui siamo al sicuro", disse lui,
"e la lana delle pecore
ti tiene caldo".

 

Maria aveva la voce flebile, affannata
sentiva paura, sentiva freddo, sentiva gioia.
"Non ti preoccupare", ripeté, "non ti preoccupare
andrà tutto bene. C’è scritto nel cielo
che andrà tutto bene"

 

I pastori arrivarono con la prima luce dell’alba
sorpresi ancora prima di entrare
da quel vagito debole e tanto umano.
Fissarono il bambino con occhi increduli
e non si chiesero

 

se fosse un bambino ebreo oppure palestinese.

 

Luca Zorzan

Devo dire che all’inizio sono rimasto sorpreso dal tema del nuovo "concorso". Forse banale, a mio modesto parere, ma pur sempre un tema con cui provare a cimentarsi. L’ispirazione può provenire da un’esperienza diretta o da un argomento particolarmente felice, poi chi possiede la Suprema Arte, riesce ad esprimersi con qualità eccelsa anche nel più insulso degli argomenti (attenzione, non dico che il Natale è insulso, ho altri aggettivi per questa ricorrenza). Pur non rientrando nella categoria di chi possiede la S.A, ho provato a cimentarmi comunque. L’unico risultato che ne è uscito è ciò che segue e che mi soddisfa poco. Ma tanto è un gioco...

 

Sol invictus

 

Un nuovo credente

asceso fluttuando

nella notte silente

si muove ansando.

Accetta la carità

con fare computo

cercando la verità

di un giorno perduto.

In un fiume senza foce

l’ombra si volta

e chiama a gran voce

i suoi fedeli a raccolta.

Sono io il Messia

afferma con coraggio

porto la mercanzia

di chi ha diffuso il miraggio.

Oggi è Natale, bambini

pregate con trasporto

Sono Mithra, oh cherubini

il Re che non è morto.

 

[La storia di Mithra è molto bella ed è emblematica di come le culture vincenti si approprino dei riti e dei miti delle culture spodestate. Approfondire l’argomento ora non mi sembra pertinente con l’obiettivo del concorso, in seguito, qualora ce ne fossero le possibilità, lo si potrebbe fare.

Mi sono permesso di inserire una licenza poetica quando scrivo: "Accetta la carità / con fare computo". Naturalmente l’aggettivo computo non esiste, o meglio: esiste il sostantivo, ma ha l’accento sulla prima o. Mi è piaciuta l’idea dell’assonanza con compunto e il significato di còmputo che nell’accezione originaria significa calcolo e, associato ad ecclesiastico, diviene il calendario che regola le feste mobili della religione.

Ho sentito il bisogno di specificarlo perché chi legge, non avendo la possibilità di leggermi nel pensiero, non può capirlo.]

 

Angelo Ferrarini

Ti mando una poesia di Natale per il bollettino. È del Natale 1989, scritta per i miei allora bambini. Te la mando così com’è con il titolo che aveva:

 

Poesia di Natale per i miei bambini

 

Scende dal cielo un angelo,

vola pianino giù,

prova nel volo un brivido,

crede non tornar più.

Teme per le sue ali,

teme per il nasino,

è la sua prima volta

per lui così piccino.

Lo aspettano festanti

uomini, bestie e santi,

le pecore e i pastori.

Maria con i cammelli,

Giuseppe coi suonatori.

E arriva finalmente

sul tetto, a testa in giù.

Ridono gli altri angioli,

tace il Bambin Gesù.

Là in cima alla capanna

brilla un’enorme stella.

"Prima non c’era - gridano -

la notte è ancor più bella!".

 

Daniela Russo e da Alessandro Cavalet

Con un po’ d’anticipo sui tempi ma perché poi forse mi dimentico tutto, invio la mia poesia di Natale preferita, forse non da sempre ma adesso sì (Daniela).

La poesia sul Natale che mi piace ricordare e che non ho mai dimenticata, è

quella di Giuseppe Ungaretti (Alessandro).

 

Natale

 

Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade

 

Ho tanta

stanchezza

sulle spalle

 

Lasciatemi così

come una

cosa

posata

in un

angolo

e dimenticata

 

Qui

non si sente

altro

che il caldo buono

 

Sto

con le quattro

capriole

di fumo

del focolare

 

Napoli, 26 dicembre 1916

 

[Di Giuseppe Ungaretti, da "Naufragi" (in Vita d’un uomo. 106 poesie 1914-1960, Oscar Mondadori.]

 

David Conati

Quando trovo un opuscolo, un bando di concorso, un volantino che mi invita a partecipare ad un concorso nel quale credo di avere un contributo da dare l’invito per me, non so per quale ragione, mi entra in testa, gira dappertutto, fino a diventare imperativo.

Così, dapprima ho cercato di scrivere qualcosa di originale, probabilmente non ci riuscirò in tempo per quest’anno, non è un fatto di pigrizia è un problema di scelte (è un discorso un po’ complesso magari un’altra volta lo spiego meglio).

Comunque visto che l’imperativo non riuscivo più a sopprimerlo, nel momento in cui non pensavo a niente mi è venuto in mente che alle elementari, con il mio maestro e i compagni di classe, pubblicavamo un "giornalino" (ciclostilato) dal titolo Prendiamoci per mano di cui conservo gelosamente tutte le copie, sono un po’ una formica in questo, allora mi sono messo alla ricerca e ho trovato il numero relativo al Natale 1977.

Leggendo e sfogliando mi è capitata tra le mani questa poesia che così vi riporto (ce ne sarebbero molte altre ma non voglio esagerare) (l’imperativo l’ho sconfitto, non so dire altrettanto della mia coscienza):

 

Natale

 

Ho mangiato.

Ho mangiato troppo.

Ho mangiato per fare come gli altri, perché ero invitato,

perché ero nel mondo ed il mondo non mi avrebbe compreso.

E stentavo a mandar giù ogni portata, ogni boccone.

Ho mangiato troppo, Signore

mentre nello stesso momento

nella mia città,

più di 1500 persone con la gavetta

facevano coda alla cucina popolare;

mentre quella donna mangiava in soffitta

quello che la mattina aveva raccolto nelle immondizie;

...

Signore, tu sei terribile!

Tu fai la coda alla cucina popolare,

Tu mangi gli avanzi delle immondizie,

Tu agonizzi torturato dalla fame,

Tu muori solo in un angolo a 26 anni,

mentre nell’altro angolo della grande sala del mondo

- con alcuni membri della nostra famiglia -

mangio, senza appetito,

quello

che occorrerebbe

per salvarti.

 

Michel Quoist.

 

Monica Marchesini

 

1

 

Siamo adulti ma vorremmo tornare bambini

per poter continuare a sognare

a sperare in un tempo migliore.

Vivere di giochi e di televisione

aspettando la domenica per la partita di pallone.

Poi apri gli occhi e tutto torna normale,

Saddam, la Finanziaria e i tuoi problemi da affrontare.

Ma oggi pensa che è Natale

e non tutto è da buttare

Intorno a noi c’è tanto Amore

basta solo aver pazienza di cercare.

 

2

 

E’ Natale per tutti,

per chi ha chiuso il progetto

e chi deve rischedulare,

per chi resta a Bologna

e chi parte per una meta tropicale.

E’ Natale per chi è pieno di amici

e per chi è solo.

E’ Natale per i buoni

e per chi buono non è

e magari si accorge solo ora di avere sbagliato.

Soprattutto è Natale per chi si vuol bene, per chi sa capire, comprendere

e dare amore a chi ne ha più bisogno.

E’ Natale per me, che adoro fare regali,

ed è Natale per voi, che amate riceverli.

E’ Natale per tutti ma non dovrebbe esserlo solo a Natale.

 

Sandra Ammendola

[…] invento su due piedi una "poesia" di Natale:

 

Natale… Natale,

ogni regalo vale,

al più grande e al più piccino,

a ciascuno un regalino,

che sia d’oro oppur d’argento,

purché sia fatto con sentimento.

Con la neve o con il sole,

un mondo di bene, con tutto il cuore!

 

Christian Frascella

 

Blues del pupazzo

 

Natale fuori dalla porta,

piantato nel giardino,

dove uno stupido bambino,

di bottoni fa la scorta

 

e me li sistema tutti addosso

come se fossi da agghindare

come se dopo tanto festeggiare

non mi scordasse sciolto nel fosso.

 

Rosalba Troiano

Apprendo da Rubicondor on line che avete indetto un concorso per una bella poesia di Natale. Non so se la mia lo è, forse è molto retorica, ma il Natale non riesco a vederlo in altro modo. Spero che possa comunque partecipare al vostro Concorso, non credo sia non rispettosa.

 

Natale mortale

 

Natale mortale

Nasce il Bambino

Spara il cecchino

Lo allatta la Mammina

Due bombe in Palestina

Lo scalda l’Asinello

Il kurdo va al macello

Il Bue canta la nenia

di carri e armi in Cecenia

Il Falegname prega

Il clandestino annega

Re Magi fan da balia

c’è guerra anche in Somalia.

Comete e Angeli in tondo

La guerra è in tutto il mondo.

Natale mortale

Festeggia l’Animale

A champagne e caviale.

 

16 novembre 2000

 

Laura Walter

Ciao a tutti. È la prima volta che scrivo a vibrisse. Più che ciao, mi sembra appropriato "Miao a tutti!" Vorrei dilungarmi nell’accompagnatoria, perché la poesia di Natale che ho è molto breve.

Però.

Però mi piace così, l’ho scritta su un bigliettino anni fa, per una cara amica.

Ed è in rima.

E si può imparare a memoria.

O far recitare ad un bambino vestito a festa sopra la sedia.

La poesia grande è nel gesto.

Ecco la poesia:

 

Natale

 

Natale è solo un balocco

appeso ad un fiocco di neve

mentre la notte scende,

lieve lieve

 

Mimma

Beh, io mi sono divertita.

 

Poesia di Natale

 

Nella mia scuola di zucchero filato

il Natale era quello: un foglio piegato,

bello però, e con i brillantini.

Lì ci scrivevo "Caro papà..." oppure

"Miei cari genitori..." (la mia scrittura

era chiara, un po’ riccia e bionda).

Io non sapevo bene questo "papà"

chi fosse (io lo chiamavo "babbo"),

i "genitori" mi sforzavo proprio

di immaginarli, fissandone i contorni.

Anche sul "cari" cercavo spiegazioni, ma senza

darlo a vedere. In fondo ero contenta

perché Gesù era biondo (e chiaro, e riccio),

e poi mi sorrideva, mi tendeva le braccine.

Ed era rosa, paffutello. Bello, oh, bello!

 

Ilaria Scala

Facciamo così: ve ne mando tre. Scusate, non sapevo scegliere. Scegliete voi per me. E buon Natale. 

 

Pioveva e smetteva

 

Pioveva e smetteva

smetteva e pioveva

e c’era la luna

soltanto uno spicchio

a un lato del cielo

le nuvole a strati

si coloravano

come acquerelli

di rosa e di rosso

bordate di grigio

e vivi lontano

e solo una voce

mi basta ben poco

domani un’altra

giornata di fuoco

a che servi

a che vale

aspetto strozzandomi

un altro Natale.

 

16.11.99

 

Morire per Natale

 

Mamma mi dispiace

che arrivi da lontano

le strade sono piene

di luci e di allegria

Il mondo è così piccolo

lo stringo in una mano

e non ho più paura

di stare in ospedale...

Mamma però che triste

morire per Natale

Mamma ho preparato

un pacco per ognuno

ma li ho lasciati a casa

che quello è il loro posto

non voglio impietosire

o commuovere nessuno

il giorno che li ho scelti

non stavo così male...

Mamma però che sfiga

morire per Natale

Mamma non ci pensare

non sento alcun dolore

solo la vita sciogliersi

e scivolare piano

fuori è talmente bello

che dentro non si muore

mi illudo per un attimo

che resti tutto uguale...

Mamma però che triste

morire per Natale.

 

19/25.12.99

 

A Roma è Natale

 

A Roma è Natale

cammino stordita

respiro la vita che ho

Arriva il 2000

che mette paura

nessuno sa dire di no

La gente è impazzita

insegue motori

dimentica il volo e le ali

E avremo il futuro

bagnato di sangue

di là dalle vetrovisioni

Ti prego: lo vedi

che a Roma è Natale

Stai lì, non osare tornare.

 

24.12.99

 

Andrea Baccassino

Mi è venuta in mente una poesia di Natale (è strano che me ne fossi dimenticato, per la verità), che mi capita di recitare durante il mio spettacolo natalizio. Me l’ha insegnata mia nonna ed è brevissima, anche se credo che nella versione originale ci fossero molti versi in più. Te la spedisco insieme a una filastrocca in vernacolo (ma la traduco) per la verità a carattere poco sacro.

 

1

 

È Natale, Osanna Osanna

Nella piccola capanna

Oggi è nato un bel Bambino

Bianco, Rosso e ricciolino.

 

2

 

Bumbinieddhru ti lu core

Iò ti intra e tu ti fore

Bumbinieddhru zzuccaratu

Sentu puzza: ce t’ha cacatu?

 

[Bambinello del mio cuore

Io sono al coperto, e tu all’addiaccio

Bambinello dolce come zucchero

Avverto un cattivo odore

Sarà mica che hai sporcato la mangiatoia?]

 

Gino Tasca

 

Filastrocca di Natale

 

Tacciono le cicale

che sanno solo il male

d’un canto maniacale.

Dev’essere Natale.

 

Pugnala quel pugnale

il cuore terminale

d’un amor surreale.

Dev’essere Natale.

 

Ardon bianche le cale

d’uno splendor banale:

banalità del male.

Dev’essere Natale.

 

Amore diseguale

che vale quel che vale

resuscita regale.

Dev’essere Natale.

 

Giuda all’albero leale

impicca musicale

peccato originale.

Dev’essere Natale.

 

La povertà nivale

nasconde a noi il crinale

del disamor sessuale.

Dev’essere Natale.

 

La Grazia non eguale

con tocco occasionale

consacra il cuore al male.

Dev’essere natale.

 

Ti senti transessuale

col sesso Carnevale

più sexy d’un frattale.

Dev’essere Natale.

 

Il caduco autunnale

d’un grigio e triste opale

jazz swinga pulsionale.

Dev’essere Natale.

 

Il killer più seriale

racchiude nel Messale

l’orrore del carnale.

Dev’essere Natale.

 

Scrivi come Montale

un verso quasi ovale

cui non aggiungi sale.

Dev’essere Natale.

 

Dev’essere Natale

perché solo a Natale

l’esilio dal Natale

Dev’essere Natale.

 

Elena Sacco

Non scrivo poesie, ne scrivevo da piccola, ora mi piace leggerle.

Detesto le rime ma una poesia di Natale non mi viene senza.

Partecipo all'invio su invito di mia figlia la quale sostiene che le cose carine mi vengono fuori quando mi prendo in giro.

Ecco, l'ho fatta per lei e per chi vorrà sorriderne come abbiamo fatto noi.

 

Natale in Sicilia

 

Di nuovo Natale tra poco

Di nuovo piccola mi ritrovo

La festa era un attimo fatale

Ragazzi, tra poco e' Natale

Si diceva

E già era

 

Non balli non luci non film americani

Solo odori ricordo di cibi siciliani

E sotto la tavola lunga lunga e di trine

scarpe a decine e lunghi piedi a dozzine

 

E brusio assordante

come suono confortante

E accaldati orecchi

E bambini e vecchi

E mani piene di balocchi

 

Che trafiggono con punti esclamativi

un attimo fatale

il ritorno del Natale

 

Carla Rigli

 

Notte di Natale

 

La luna in cielo sale,

ma quanto dolore quaggiù.

Notte di Natale tutta illuminata

sotto questa facciata

quanto dolore quaggiù.

Le case calde, imbandite,

ma fuori che pena!

i cani legati a catena,

dolore in quei serragli,

.polli, maiali, conigli

anche loro hanno figli.

Notte di Natale

che stelle fredde,

la notte è bella,

ma dove va la navicella

piena di dolore,

di odii, di rancore,

bimbi maltrattati, vecchi abbandonati,

ideali e sogni calpestati.

 

Alessandro Cavalet

 

Natale

 

Solo,

mi aggiro

di sera

per strade

illuminate,

respirando

i vapori

della città

in attesa.

 

Un vago

desiderio

di pace

dipinge

sui volti

sorrisi contriti.

 

La gente

si affretta,

fra timidi

abbracci,

a raggiungere

casa

confidando,

speranza mai vana,

di trovarla diversa.

 

Sara Vannelli

Babbo Giulio, il Natale è lontano, anche se quelle voci, quelle che aleggiano nell'aria, sono sempre presenti, e te che te ne stai lì, a leggerle.

 

Crine

 

Che d'un tratto prese a salire

a nevicare su la fronte asciutta

a scivolare

su la pelle bianca.

Prese a sparire

lasciandosi le sciarpe su le spalle

e tutto fu silenzio su le strade buie

dei primi rami sui pini stanchi

e le vecchie gambe

come i vecchi pacchi

poggiate sul camino.

 

Adam Vaccaro

 

Canta cauta una fontanella davanti

alle piccole vallate segnanti

le rughe del paese dei maghi:

la nebbia tremante spiuma

le linee accalcate sprofonda

in lampi d’armi tra Sanniti

e Romani più in là illumina

Annibale nel sonno di Gerione

e continua inventando fiabe

misteri nella luce dominante

del sole – mago dei maghi

 

così bugiardo

che assottiglia il cuore

 

che lucida inganni tra i fili d’erba – e

l’imberbe manto del grano mente

ancora più verde e abbacinante

diventa il bianco di una masseria

adiacente il monte della neve viola

del fondale di Maiella e Maielletta – che

fende la foschia verso il mare inseguendo

sull’erte le orde longobarde e segnando

lievi i bordi delle Tremiti e dello Sperone

del Gargano – ponendo fusi ogni terra e mare

in un tempo deponente senza tempo

 

o bugiardo bugiardo

che cancelli nel cuore

i fasti degli orrori

della fame della morte!

 

un ardente placido mare d’eternità che

reinventa così tersa e fresca quest’aria

dicembrina e sembra sia a lui dovuta

la dispensa di questo silenzio

intoccabile e speciale – quasi totale –

aliante sottile nel fruscio della piccola

fontana – sbalzato infine dai tocchi di lon

tane campane di una messa di Natale

 

dicembre 1997

 

Cristina Bertelli

 

Allegro Natale

 

Il Natale, che gran giorno,

si riunisce la famiglia!

Che calore, quanti affetti

e che amore nei pacchetti!

 

La zia Lalla, con fervore

ha passato intere ore

giù in cantina,

per riempir di pacchettini

vecchi, giovani e bambini.

 

A zio Arturo, stralunato

è toccato riscartare

un regalo putrescente,

(provenienza: Rinascente)

da lui stesso comperato

che non era pensionato.

 

La Dudina ha gli occhi stretti

e trattiene il lacrimone,

ha trovato nei pacchetti

quattro pezzi di carbone,

una bambola tarmata,

e un'armonica stonata.

 

E la nonna, che dolcezza!

Sta scartando con destrezza

un pacchetto polveroso,

lei sa già cosa c'è dentro:

quell'orrenda statuetta

che portò la zia Ninetta.

 

Ma la nonna sorride

e sorride

e sbandiera la dentiera:

nel suo scialle tien celato

un finale scoppiettante,

nelle buste ha preparato

un santino colorato

e un messaggio molto gaio,

già firmato dal notaio,

che quei quattro soldarelli,

villettine e campicelli

son già stati destinati

all'ospizio poverelli.

 

E sorride la nonna

e sorride,

e prepara il gran finale.

Che allegria,

oggi è Natale!

 

Chiara Ridolfi

 

L’Antichristmas

 

Attraverso il chellophane,

penetro un nuovo arrivo

e tra gli scarti del mio pranzo

rigiro l'anima sporca di sugo,

chiuso ermetico è il frigo.

Spalancato, rovente

il forno mi osserva

e tutt'intorno

l'astrolabio di stoviglie nuove

si slancia in ombre vaghe:

"Papà, ad ogni modo...Buon Natale".

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