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redarrowleft.GIF (53 byte) Scienza Settembre 2000

Le turbo-piantagioni

L'hanno definito "un esperimento stupefacente": piante di tabacco che a un solo mese dalla semina erano alte il doppio di quelle normali. Tutto grazie al trapianto di un gene che regola la divisione cellulare. Ma dietro ai vantaggi di tempi di crescita più rapidi, meno erbicidi e minori costi, i soliti dubbi: chi garantisce che non nasceranno piante-mostro?

Chi ha seguito l'esperimento l'ha definito "stupefacente". E come dargli torto? Piante di tabacco (ma potrebbero essere patate, carote o mais) che crescono due volte più in fretta del normale. Grazie alla genetica. Ma stupefacenti potrebbero essere anche le proteste di chi teme i pericoli di un uso indiscriminato degli ancora misteriosi organismi geneticamente modificati (ogm). E quelle di chi vede invece nuove speranze per l'agricoltura dei Paesi poveri e per la riduzione dell'inquinamento.

A mettere il motore alle super-piante sono stati ricercatori della Cambridge University. Con una tecnica, hanno spiegato, per nulla complicata: hanno preso il gene che favorisce la divisione cellulare di un erba comune molto usata nei laboratori di biotecnologie, la arabidopsis, e l'hanno trapiantato nel tabacco. Qui il gene ha prodotto in grandi quantità una proteina che, assieme ad altre sostanze naturalmente presenti nel tabacco, provoca una accelerazione nella divisione cellulare soprattutto in radici e germogli. Risultato: un mese dopo la semina il tabacco modificato era cresciuto del doppio in altezza rispetto a quello normale.

Gli autori dell'esperimento sono adesso convinti che la stessa tecnica possa essere applicata ad altre specie. Con gli stessi risultati e, dicono, gli stessi vantaggi: minori tempi di coltivazione, meno uso di erbicidi e la possibilità di introdurre determinate colture in zone dove la "buona stagione" è troppo corta (poca insolazione, poca acqua). O anche fare due raccolti invece di uno nello stesso tempo. O ancora piante così rapide nel crescere potrebbero rendere meno costosi alcuni farmaci di origine naturale.

Ancora una volta, però, alla domanda su quale meccanismo permette questa specie di miracolo dei pani e dei pesci in versione agro-biotech, siamo alle ipotesi. Anche perché precedenti tentativi di accelerare la crescita di frutta e ortaggi sono falliti: si ottenevano si più cellule, ma più piccole di quelle normali. Ora la strada è aperta, ma le reali implicazioni (a parte quelle commerciali) della scoperta sono ancora nebulose. E all'altra inevitabile e sacrosanta domanda "ci sono pericoli?", la risposta è che le probabilità di ritrovarsi accidentalmente sui campi assieme a del super-mais anche della super-gramigna che cresce a velocità da film dell'orrore, "sono poche". Poche, come le probabilità di un incidente nucleare. Poi, quando succede, nessuno sa più come fermare il disastro. Può bastare per sentirsi sicuri, quel "poche"?

Si torna così alla madre di tutti i discorsi sugli ogm: non è meglio evitare di produrre cibi modificati geneticamente per uomini e animali finché non si sa qualcosa in più dei loro effetti futuri? E' vero, come dicono i sostenitori della "genetica-subito", che da decenni le colture sono selezionate geneticamente per escludere o potenziare determinati caratteri. E non è successo niente di male. Ma alle velocità della tecnologia di oggi, quello che si faceva in 10-20 anni, ora si fa in 12 mesi. Un po' poco, per capire dove si sta andando.

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