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redarrowleft.GIF (53 byte) Scienza Settembre 2000

Quel ragno ha fatto beeee

Per ora sono 150 e presto diventeranno 1500. Sembrano normali capre. Ma dentro portano il gene di un ragno. Quello che produce la ragnatela. E ora dal latte degli animali si ricava il Biosteel, una fibra leggerissima e super-resistente. Per fare aerei e materiali antiproiettile

Potremmo chiamarla capragna. O ragnapra. O tarantocapra. Solo che non è il personaggio dell'ultimo fumetto giapponese o un cartoon della Disney. Ma un esperimento della società canadese Nexia Biotechnologies. Un esperimento con una capra vera, anzi con 150 capre in carne ed ossa che, miracoli della scienza, sono state "incrociate" con un ragno. No, non hanno otto zampe né mangiano insetti dopo averli imbozzolati. Per la precisione sono state ibridate con il gene responsabile della produzione della tela di ragno. Risultato: nel latte delle capre c'è ora una proteina che una volta estratta può diventare un formidabile materiale fibroso, il "Biosteel". Che, come la seta del ragno, è leggerissimo, resistentissimo ed elastico. Ideale per giubbotti antiproiettile, strutture per aerei e strumenti medici. Materiale che, manco a dirlo, piace molto ai militari.

Insomma l'Uomo ragno insegna, lui che sparava la tela su muri e cornicioni per muoversi fra i grattacieli. Sembra fantascienza, poi si scopre che c'è qualcuno che ci pensa sul serio. Così ora la ragnatela si munge direttamente dalle mammelle di una capra. Un affare da miliardi, comunque. Infatti la Nexia ha sistemato le sue 150 capre-ragno in una base abbandonata dell'Us Air Force, la Plattsburgh Airbase Redevelopment nello Stato di New York. Gli animali vivono negli ex bunker, trasformati per l'occasione in stalle super sicure. Tra l'altro la Nexia ha dovuto dare assicurazioni alla comunità locale che quelle capre-non-capre saranno tenute con tutte le cure, evitando che si avvicinino ai corsi d'acqua della zona.

A scoprire il gene che produce la tela di ragno sono stati i ricercatori dell'Università del Wyoming. A quel punto, un anno fa, si è presentata la società canadese che ha comprato i diritti esclusivi per la fabbricazione della superproteina. All'università sono andati soldi, contributi per la ricerca e le royalties sulla vendita dei prodotti. Così nel gennaio scorso sono nate le prime due "ragnapre", diventate presto 150 e destinate a crescere fino a 1500 capi. E mentre sulla clonazione umana e sull'uso delle cellule embrionali si discute se, come, quando e perché, con gli animali non c'è limite alla fantasia. Speriamo almeno che in futuro, se proprio si deve, facciano capre grandi come i ragni. E non l'inverso. 

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