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redarrowleft.GIF (53 byte) Internet Luglio 2000

I predatori dell'Ambra perduta

Una leggenda che dura dalla fine della guerra. Quando, protette dalle SS, decine di casse misteriose furono affondate nelle sue acque. Ora, dopo anni di fallimenti e qualche tragedia, il Centro Simon Wiesenthal e gli scopritori del Titanic stanno scandagliando l'inaccessibile lago Toplitz, in Austria. Alla ricerca del Tesoro del Terzo Reich. E della strabiliante "Stanza dell'Ambra" dello zar Pietro il Grande

Morto nel 1987 a Berlino l'ultimo gerarca nazista Rudolph Hess, archiviata senza risultati la caccia al famigerato dottor Mengele, svelato dai russi pochi mesi fa il mistero dei resti di Adolf Hitler, quello del Tesoro del Terzo Reich è forse uno degli ultimi grandi segreti del nazismo. Sepolto nella fanghiglia e protetto da cento metri di acque gelide, ghiacciate per 6 mesi all'anno: le acque del lago Toplitz, nell'Austria centrale, vicino a Salisburgo. 

A metà fra realtà e leggenda, è là che molti lo hanno cercato. Perdendoci, a volte, anche la vita. Ma a conferma che dietro al mito c'è forse qualcosa di più, ora ci sta provando anche il Centro Simon Wiesenthal assieme a quella società Oceaneering Technologies che ha scoperto il Titanic. Tutto davanti alle telecamere della tv austriaca e dell'americana Cbs che ogni giorno raccontano cosa succede. Perché tanto interesse? Perché alla fine della guerra decine di testimoni, tutti abitanti locali, raccontarono che in gran segreto nell'aprile del 1945, protette dalle SS, furono portate in mezzo al lago ed affondate numerose casse. Per molti, il mai trovato Tesoro del Reich. Cioè quintali di lingotti d'oro, diamanti, preziosi, quintali di documenti segreti. E forse la mitica "Stanza dell'Ambra" dello zar Pietro il Grande. 

Ricordate 007 in Goldfinger? Per contattare Auric Goldfinger Bond gli fa vedere un lingotto d'oro con la croce uncinata sopra: "Fa parte del tesoro del Terzo Reich - gli dice - e ne ho molti altri". Non è vero, ma la trappola funziona. In realtà, di quei lingotti non si è mai saputo nulla. Ma è un insieme di coincidenze e ritrovamenti veri che fa del lago di Toplitz una specie di Loch Ness del nazismo. 

Cominciamo. Intanto la zona: il Toplitzsee, 700 metri di altezza, lungo 1,8 chilometri, largo 250 metri e profondo 103 metri, è chiuso nei tre lati dalle pareti scoscese di altrettante montagne. Ci si arriva solo a piedi dopo un chilometro e mezzo di difficile camminata. Poi il sentiero finisce, non ci sono praticamente rive e per esplorarlo ci vuole una barca. Posto sicuro, quindi. 

Non basta. Ad appena 100 km c'è Bertechsgaden, "il Nido dell'aquila" dove Hitler e gli altri gerarchi avevano le residenze estive. Ed Hermann Goring, comandante della Luftwaffe, aveva una casa ancora più vicina al lago. Al punto che non poche volte nell'unico ristorante della zona lo si vedeva arrivare in compagnia, nientemeno, che dello stesso Hitler. Quel lago scuro e impenetrabile insomma il gotha del nazismo lo conosceva bene.

Tanto era protetto il lago austriaco che dal '43 al '44 la marina tedesca lo usò per una serie di test segreti su razzi, esplosivi e siluri per gli U-Boot, i sommergibili. Ancora adesso sono visibili sulle pareti rocciose sopra il lago i fori provocati dalle esplosioni, quando da una speciale piattaforma venivano lanciati razzi e siluri contro la montagna. Molte di queste armi, munizioni, esplosivi e documenti sui test furono gettati in acqua poco prima della fine della guerra. E infatti molti sono stati ritrovati. Ma poi, in quell'aprile del 1945, arrivarono le SS, a protezione di decine e decine di casse misteriose. E le affondarono. Cosa c'era dentro di così importante da meritare una scorta e tanta segretezza?

Forse quelle casse misteriose sono fra le centinaia di oggetti "di origine artificiale" che la Oceaneering ha già individuato cento metri sotto la superficie del lago. E stavolta la tecnologia potrebbe riuscire dopo decenni di tentativi falliti. "Se là sotto c'è qualcosa - ha detto Ridge Albaugh, responsabile del progetto di recupero - lo troveremo". Anche grazie al "Wasp", una specie di mini sommergibile che permette ricerche a grandi profondità e per giorni interi. Il Wasp, in più, se trova un oggetto lo mette dentro una specie di gabbia e lo riporta in superficie.

Ma il Toplitz non è così disposto a farsi violare. Neanche da mini-robot, scanner e computer. Le sue acque infatti sono difficili e insolite: dai 20 metri di profondità in giù non esiste più ossigeno e neanche vita, a parte qualche strano verme e batteri anaerobici. E soprattutto qualunque cosa finisca sul fondo resta in perfetto stato di conservazione. Come rami, piante e interi alberi caduti nell'acqua che, non decomposti, formano ora una specie di impenetrabile foresta subacquea. Forse anche per questo almeno cinque sommozzatori, nei decenni passati, sono morti. Tutti alla ricerca di quel mitico tesoro "maledetto".

Ma forse sono di più, visto che da parecchi anni le immersioni nel Toplitzsee si fanno di nascosto, visto che sono vietate. Alimentando tra l'altro i sospetti che l'Austria voglia nascondere qualcosa, magari carte compromettenti. Non per niente nel 1963, dopo l'ennesimo incidente mortale, le autorità austriache fecero circondare il lago da 300 poliziotti e iniziarono una ricerca in tutta la zona. Risultato: 18 casse di denaro falso (soprattutto sterline), matrici per la stampa, serbatoi di combustibile per razzi, proiettili, attrezzi di laboratorio, armi ed esplosivi. Nel 1983 in una conferenza stampa le autorità dichiararono che l'intero lago era stato scandagliato e "non c'era quindi più nulla da recuperare". Tanto non era vero. Da quel momento infatti furono decine i nuovi ritrovamenti: mine, siluri, altre casse. Fra l'83 e l'87 il biologo Hans Fricke scoprì ancora soldi falsi, munizioni, serbatoi di razzi, bombe e pezzi di aeroplano. In più trovò un bunker nascosto vicino al lago. Altro che "non c'è più nulla da recuperare". Solo una cosa era sicura: dell'oro del Reich nessuna traccia. Ma basta qualche sconfitta per distruggere una leggenda?

Si diceva del materiale già ritrovato nel lago. Tra quello più interessante (a conferma che i nazisti usarono il Toplitz come ultimo disperato nascondiglio dei loro segreti) i resti della "Operation Bernhard": la fabbricazione di milioni di sterline inglesi false che immesse sul mercato avrebbero messo ko l'economia britannica. Così dal fondo sono saltati fuori migliaia fra francobolli e sterline contraffatte, fabbricate dagli ebrei prigionieri nei campi di concentramento. Inutile dire che dopo ogni ritrovamento delle casse piene di denaro falso (negli anni '60 e '80) la storia del tesoro nazista tornava a splendere. E con lei i sommozzatori-cercatori d'oro.

Qualche anno fa altra notizia-bomba: un mini-sommergibile fotografa sul fondo una grande cassa con delle iscrizioni russe. Così ecco incastrarsi sul primo un altro mistero, tanto per complicare le cose. Perché in quella cassa potrebbe esserci la famosa "Bernsteinzimmer", la "Stanza di ambra" dello zar Pietro il Grande. Un'intera stanza coperta di ambra lavorata, dai riflessi (e dal valore) incredibili, anno 1715. Smontata pezzo dopo pezzo dai nazisti da un palazzo di San Pietroburgo prima di scappare dalla Russia e scomparsa nel nulla. Tante le teorie: bruciata in un incendio, affondata su una nave russa, nascosta nell'Est Europa. O in qualche zona della Germania o dell'Austria. Come il Toplitzsee, magari. Ma il dubbio è rimasto, perché quella strana cassa fotografata non viene recuperata subito e disgraziatamente non fu più trovata. Un'altra "Arca perduta", come quella di Indiana Jones?

Come ogni buona spy story che si rispetti non manca il colpo di scena finale: i responsabili dell'ultima ricerca si sono visti arrivare poco tempo fa un misterioso fax. "So dove i nazisti hanno nascosto l'oro - dice l'autore senza nome - Ho visto la mappa in Sud America". Perché in Sud America? Perché là si sono rifugiati molti nazisti dopo la guerra. Allora dov'è l'oro? Nascosto in quattro laghi austriaci, spiega nel fax: i nazisti hanno scavato dei buchi nelle pareti rocciose, messo il tesoro e chiuso le aperture. Il problema è che la mappa è sparita. E che negli altri tre laghi, oltre al Toplitz, si può nuotare tranquillamente tanto che si sono fior di scuole per sommozzatori. Che in tanti anni non hanno mai trovato nulla, a parte resti di insediamenti preistorici e le solite munizioni. Oro? Zero più zero.

Comunque sia, la spedizione di Wiesenthal ufficialmente dice di cercare solo documenti segreti, magari delle proprietà sequestrate agli ebrei in quegli anni e mai più restituite. O, come ipotizzano altri, le prove del coinvolgimento nel nazismo di alcuni politici austriaci ancora in attività. Comunque sia, la caccia è riaperta, tra l'altro con la piena approvazione delle autorità. E stavolta con armi super-tecnologiche a disposizione. Ma il Toplitz non si è ancora arreso, chiuso fra la sue montagne e con i suoi fondali da incubo senza vita e mummificati. Perfetta scenografia per le ultime disperate ore del Terzo Reich, potrebbe essere anche la gelida cassaforte dei suoi ultimi segreti. 

Alessandro Mognon

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