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redarrowleft.GIF (53 byte) Scienza Giugno 2000

Atlantico, Pacifico e Tiepido

Prima era solo un sospetto, ora una certezza: gli oceani si stanno riscaldando. E non è una buona notizia. Perché lo avevano previsto quei modelli al computer che annunciavano il riscaldamento globale del pianeta e che molti scienziati ritenevano sbagliati. Ora il mistero è risolto. E l’effetto serra fa più paura

Se c’è un argomento dove le notizie che arrivano sono sempre brutte, o se vogliamo sempre peggio di quelle precedenti, è l’ambiente. Anzi, siamo più precisi: l’effetto serra e il riscaldamento globale. Da quando nel 1988 gli scienziati per la prima volta dissero che c’erano tutti i sintomi di un "riscaldamento planetario", analisi, segnali, previsioni e commissioni varie hanno confermato: questo è il secolo più caldo e questi sono gli anni più caldi addirittura da duemila anni a questa parte. Risultato: fa più caldo, il tempo è più violento e piove di più.

L’ultima inquietante scoperta riguarda l’aumento di temperatura degli oceani. Ancor più inquietante perché a prevederlo finora erano stati solo dei modelli al computer che insistevano misteriosamente a indicare temperature superiori a quelle registrate oggi. Era uno dei cavalli di battaglia degli scettici, e non del tutto a torto: "Se i computer sbagliano a darci le temperature attuali – dicevano – perché mai dovremmo credere alle loro previsioni future?". Ora, ed è questa è la brutta notizia, sappiamo perché i cervelli al silicio ci dicono che in questo momento fuori dalla finestra ci sono 28,4 gradi ma il nostro termometro segna 27,8: loro, i computer, calcolano anche il calore degli oceani. I dati storici sulla temperatura del pianeta raccolti dagli anni ’50, infatti, erano basati sull’analisi della superficie terrestre e sull’atmosfera. Ma non del calore assorbito dalle grandi estensioni di acqua. Ora, per la prima volta, gli scienziati della National Oceanic and Atmospheric Administration degli Usa (Noaa) hanno quantificato i cambiamenti della temperatura negli oceani in giro per il mondo. E, maledetti computer, avevano ragione loro.

"Prima sospettavamo che i grandi mari potessero intrappolare il calore, ora ne abbiamo le prove" ha spiegato il responsabile del laboratorio climatico del Noaa. Prove uscite da 5 milioni di misure di temperature a varie profondità dell’Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano, dal 1948 fino al 1996. L’aumento più cospicuo della temperatura è stato registrato dalla superficie fino a circa 300 metri di profondità, con una media di 0,25 gradi centigradi in più. A 3 mila metri l’aumento era di 0,05 gradi. Sarà colpa della corrente pazza di El Nino? No, dicono al Noaa: "E’ da 35 anni che osserviamo la crescita della temperatura, mentre El Nino si presenta a periodi fra i due e i sette anni. Ci deve essere qualcos’altro, dietro a questo fenomeno".

Così chi ipotizzava che la discrepanza fra i modelli computerizzati e le registrazioni "sul campo" fosse legata all’effetto-spugna degli oceani, ora gongola. Per modo di dire, visto che non significa niente di buono: "E’ la conferma che la Terra di sta scaldando, e che il principale responsabile è l’effetto serra" dice Jim Hansen, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa e uno dei pionieri della teoria dell’effetto serra. Brutto affare, questo del global warming: una commissione di 200 scienziati, sponsorizzati dall’Onu, ha previsto un aumento della temperatura nei prossimi cento anni da 1 a 3 gradi centigradi. Con conseguenze drammatiche in molte parti del mondo. Soprattutto alcune zone costiere, che si vedranno sommerse dall’aumento del livello dei mari.

Certo la stanno prendendo sul serio, questa storia. A Bonn il 10 giugno si è aperta la riunione tecnica incaricata di preparare la 6° conferenza mondiale sul clima, in programma all’Aja a novembre. Più di 2 mila esperti di 150 Paesi. Tutto per accordarsi sull’entrata in vigore entro il 2002 degli accordi del 1997 di Kyoto che prevedono una riduzione del 5,2% dei gas tossici prodotti nel mondo. Un compromesso "politico", ovviamente, mentre temporali e uragani impazzano, i campi desertificano e le pianure tropicalizzano. Nel nome della produzione, dell’economia e delle multinazionali. Come per la globalizzazione, la genetica sugli alimenti, i satelliti-spia alla Echelon, l’impressione è che vincano sempre gli stessi.

a.m.

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