Se c’è un argomento dove le notizie che
arrivano sono sempre brutte, o se vogliamo sempre peggio di quelle
precedenti, è l’ambiente. Anzi, siamo più precisi: l’effetto
serra e il riscaldamento globale. Da quando nel 1988 gli
scienziati per la prima volta dissero che c’erano tutti i
sintomi di un "riscaldamento planetario", analisi,
segnali, previsioni e commissioni varie hanno confermato: questo
è il secolo più caldo e questi sono gli anni più caldi
addirittura da duemila anni a questa parte. Risultato: fa più
caldo, il tempo è più violento e piove di più.
L’ultima inquietante scoperta riguarda l’aumento
di temperatura degli oceani. Ancor più inquietante perché a
prevederlo finora erano stati solo dei modelli al computer che
insistevano misteriosamente a indicare temperature superiori a
quelle registrate oggi. Era uno dei cavalli di battaglia degli
scettici, e non del tutto a torto: "Se i computer sbagliano a
darci le temperature attuali – dicevano – perché mai dovremmo
credere alle loro previsioni future?". Ora, ed è questa è
la brutta notizia, sappiamo perché i cervelli al silicio ci
dicono che in questo momento fuori dalla finestra ci sono 28,4
gradi ma il nostro termometro segna 27,8: loro, i computer,
calcolano anche il calore degli oceani. I dati storici sulla
temperatura del pianeta raccolti dagli anni ’50, infatti, erano
basati sull’analisi della superficie terrestre e sull’atmosfera.
Ma non del calore assorbito dalle grandi estensioni di acqua. Ora,
per la prima volta, gli scienziati della National Oceanic and
Atmospheric Administration degli Usa (Noaa) hanno quantificato i
cambiamenti della temperatura negli oceani in giro per il mondo.
E, maledetti computer, avevano ragione loro.
"Prima sospettavamo che i grandi mari
potessero intrappolare il calore, ora ne abbiamo le prove" ha
spiegato il responsabile del laboratorio climatico del Noaa. Prove
uscite da 5 milioni di misure di temperature a varie profondità
dell’Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano, dal 1948 fino al
1996. L’aumento più cospicuo della temperatura è stato
registrato dalla superficie fino a circa 300 metri di profondità,
con una media di 0,25 gradi centigradi in più. A 3 mila metri l’aumento
era di 0,05 gradi. Sarà colpa della corrente pazza di El Nino?
No, dicono al Noaa: "E’ da 35 anni che osserviamo la
crescita della temperatura, mentre El Nino si presenta a periodi
fra i due e i sette anni. Ci deve essere qualcos’altro, dietro a
questo fenomeno".
Così chi ipotizzava che la discrepanza fra i
modelli computerizzati e le registrazioni "sul campo"
fosse legata all’effetto-spugna degli oceani, ora gongola. Per
modo di dire, visto che non significa niente di buono: "E’
la conferma che la Terra di sta scaldando, e che il principale
responsabile è l’effetto serra" dice Jim Hansen, direttore
del Goddard Institute for Space Studies della Nasa e uno dei
pionieri della teoria dell’effetto serra. Brutto affare, questo
del global warming: una commissione di 200 scienziati,
sponsorizzati dall’Onu, ha previsto un aumento della temperatura
nei prossimi cento anni da 1 a 3 gradi centigradi. Con conseguenze
drammatiche in molte parti del mondo. Soprattutto alcune zone
costiere, che si vedranno sommerse dall’aumento del livello dei
mari.
Certo la stanno prendendo sul serio, questa
storia. A Bonn il 10 giugno si è aperta la riunione tecnica
incaricata di preparare la 6° conferenza mondiale sul clima, in
programma all’Aja a novembre. Più di 2 mila esperti di 150
Paesi. Tutto per accordarsi sull’entrata in vigore entro il 2002
degli accordi del 1997 di Kyoto che prevedono una riduzione del
5,2% dei gas tossici prodotti nel mondo. Un compromesso
"politico", ovviamente, mentre temporali e uragani
impazzano, i campi desertificano e le pianure tropicalizzano. Nel
nome della produzione, dell’economia e delle multinazionali.
Come per la globalizzazione, la genetica sugli alimenti, i
satelliti-spia alla Echelon, l’impressione è che vincano sempre
gli stessi.
a.m.