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redarrowleft.GIF (53 byte) Attualità Giugno 2000

Lettera aperta ai cittadini De Mauro e Bassanini, e per conoscenza al senatore Francesco Bortolotto (docente di scuola media secondaria)

I ministri De Mauro e Bassanini sono stati studenti e cittadini e dovrebbero ricordarsi bene di quanto abbiano sofferto per le 'follie' imposte loro dalla burocrazia. Il professor De Mauro, ed è un gran merito, non ha mai fatto il funzionario di partito e non credo abbia dimenticato i giorni in cui occupò l'Università di Roma assieme a molti altri giovani tra cui mio padre. Era il 1966 (e non il 1968) e quei ragazzi chiedevano la riforma della scuola e dell'università; era il 1966 e si chiedeva una società più giusta e meno violenta. Oggi Bassanini e De Mauro memori dei loro anni giovanili potrebbero passare un po' di tempo in un Consiglio di Classe riunito per gli scrutini. Se i 'ministri' avessero questa curiosità e questa pazienza si accorgerebbero che i professori sono tenuti a:

  1. redigere un verbale della riunione;
  2. riempire un tabellone con tutti i voti; 
  3. compilare un secondo tabellone escludendo i voti dei non promossi; 
  4. scrivere i voti sulle pagelle;
  5. riportare su 'pagelline' i voti 'veri' degli alunni graziati in base ai commi 4/a e 4/b; 
  6. copiare i voti 'finti' sugli schedoni; 
  7. scrivere tante lettere ai genitori quanti sono gli alunni bocciati;
  8. preparare i compiti per chi è soggetto ai commi 4/a e 4/b (ex 5/a e 5/b) su apposite schede; 
  9. conteggiare e sommare le assenze del primo e secondo quadrimestre e riportare le somme nei fogli precedentemente elencati (benché le assenze siano del tutto ininfluenti per la promozione); 
  10. compilare il 'pagellino' delle competenze per coloro che decidono di non proseguire gli studi indicando che sono stati 'prosciolti' in caso di insuccesso; 
  11. convocare i genitori  dei ragazzi bocciati e spiegar loro quel che gli insegnanti hanno deciso. Ogni modulo viene compilato rigorosamente a mano e nonostante che questa sequela di adempimenti burocratici ottunda il cervello si cerca di fare gli interessi degli studenti. Attenzione: per i Presidi il tutto si svolge in un arco di tempo ‘nominale’ di un’ora e mezzo!

E come se non bastasse in tanti stiamo compilando 11 facciate (la dichiarazione dei redditi è molto più semplice) di moduli a cui allegare documenti e autocertificazioni attestanti dati già in possesso del Provveditorato di Vicenza (e la legge Bassanini che fine ha fatto?) per iscriverci nelle ‘graduatorie permanenti’ per l’insegnamento e sarebbe interessante sapere se il cittadino De Mauro sia in grado di scegliere tra le 9 modalità di accesso: A, B, C, D, E, F, G, H, I, e se sappia recuperare i 30 ‘codici VIRIO’ che con sigle alfanumeriche (cambiano ogni qual volta una scuola si unisce ad un'altra) indicano la scuola in cui si vorrebbe insegnare; sarebbe anche interessante sapere perché mai il titolo di ‘dottore di ricerca’ non è considerato titolo superiore alla laurea e perché mai i servizi universitari non contino nulla ai fini dell’inserimento nelle graduatorie per i docenti, ancor meno conta il fatto di aver insegnato matematica e fisica qualora si volesse insegnare matematica, men che meno conta esser stato docente di discipline giuridiche ed economiche per chi intendesse insegnare diritto, o l'aver fatto il supplente di chimica e volesse aspirare a una cattedra di scienze della terra. Alla faccia della professionalità!.

In verità sarebbe anche curioso sapere dal cittadino Bassanini, qualora abitasse a Vicenza e si fosse laureato a Roma, come egli farebbe a trovare il numero di conto corrente postale (senza ricorrere alla buona volontà del Coordinamento Precari e Disoccupati di Venezia in http://web.tiscali.net.it/alpebra/) dell’Opera Universitaria  a cui sembra si debbano versare 220mila lire di tassa per l’abilitazione all’insegnamento conseguita a Vicenza (perché non si può pagare a un normale Ufficio del Registro?) e sarebbe anche giusto capire perché chi si è laureato a Padova pare che debba pagare 115milalire e chi invece frequentò l'università in Sicilia (Calabria e Sardegna) dovrebbe versare sempre all’Opera Universitaria solo 10mila lire, ma in Campania 50.000, in Emilia Romagna 90.000, in Lombardia 100.000. Signori questa babele di tariffe, enti percettori e conti correnti è un’offesa alla dignità del contribuente e costituisce il segno di un sistema fiscale ingiusto, ineguale che in nulla sembra essere conforme all’art. 53 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Piero Morpurgo*
P.O. Box 624
36100 Vicenza
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* Piero Morpurgo è docente di lettere in un istituto di Bassano; medievalista e scrittore, fa parte della Società italiana di storia del medioevo latino.

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