Due
quadri famosi che nascondono, forse, il segreto di un serial
killer. Come nei film di Dario Argento. Solo che questa volta i
cadaveri, le mutilazioni e l’orrore sono veri. Come lo sono le
indagini che dal 1997 impegnano la polizia di Perpignan, nel sud
della Francia. Dove in mano agli investigatori ci sono i corpi
smembrati di due giovani donne e la scomparsa, recente, di una
terza. E l’inquietante similitudine con due opere di Salvador
Dalì, il maestro spagnolo del surrealismo morto nel 1989 che
forse sta ispirando involontariamente un maniaco assassino.
E’ vero che uno dei maggiori esperti francesi
di serial killer, Stephen Bourgoin, è scettico sui legami fra le
opere di Dalì e gli omicidi. Ma è anche vero che nessuno se la
sente di negare la possibilità. Visto che le coincidenze fanno
impressione.
Quali
coincidenze? Partiamo dal primo quadro: "La stazione
ferroviaria a Perpignan" (1965). Dalì aveva una vera
passione per quel posto, tanto che nella sua biografia scrive che
quando passava da lì provava "gioia ed estasi". Meno
gioia hanno certo provato le tre giovani donne che sono state
viste per l’ultima volta proprio là, vicino alla stazione di
Perpignan.
Secondo quadro: "Lo spettro del
sex-appeal" (1934). Dalì dipinge una donna nuda, senza la
testa e una mano e, al posto dei seni ridotti a due buchi, due
sacchetti di stoffa. Come i seni rimossi con precisione chirurgica
dal corpo della diciannovenne Moktaria Chaib, trovata nel dicembre
del 1997, la prima vittima del serial killer. O come Marie-Helene
Gonzalez, trovata sei mesi dopo: il torace della ventiduenne
è ridotto a poltiglia, i suoi genitali sono stati asportati e
messi dentro una scatola. Ma soprattutto le sono state tagliate
testa e mani, mai più ritrovate. Adesso la terza sparizione:
Tatiana Andujar, ancora una ragazza, 17 anni appena. E ancora a
pochi passi dalla stazione di Perpignan, quella che a Salvador
Dalì dava "gioia ed estasi". E che, macabro sospetto,
le dà anche a un assassino paranoico.
Così abbiamo tre giovani donne sparite vicino
alla stessa stazione, due uccise e deturpate, mutilate al petto,
alla testa e alle mani. E’ stata la stampa ad accorgersi che c’era
qualche legame di troppo tra le opere dell’artista
spagnolo e quella storia di cronaca nera: la stazione della città
francese, la donna sfigurata nello stesso modo de "Lo spettro
del sex appeal". E l’amore di Salvador Dalì per l’ambiguità,
l’illusione, il simbolismo. Un caso, pura teoria, coincidenze o
una mente malata che si ispira alle opere del surrealismo? Gli
esperti per ora sono prudenti. Ma chissà Dario Argento, cosa ne
penserebbe.
a.m.